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Letture, la storia dell'angelo di Marzabotto, don Giovanni Fornasini

Un libro ripercorre la storia del nuovo beato

Don Giovanni Fornasini  |  | pd Don Giovanni Fornasini | | pd

Anche quella mattina di ottobre, fredda e chiusa nella morsa della paura, l’ultima della sua vita terrena, don Giovanni la vive come quasi tutte le altre della sua giovane vita: pensando a chi è nel bisogno, a chi non ce la fa, a chi è solo e in pericolo. Sono tempi duri, durissimi, giorni di una guerra sanguinosa e senza confini.

Nelle sue montagne, che si alzano dolcemente poco fuori Bologna, il giovane prete pedala senza sosta, di paese in paese, di casa in casa, per portare un po’ di cibo, per far passare messaggi e appelli, per seppellire i morti, per liberare quanta più gente possibile e per aiutare tutti coloro che lo chiedevano: partigiani ma anche fascisti e nazisti, tutti, perché si sente un “fratello di tutti” e non vuole lasciare da solo nessuno. 

Quel giorno, il 13 ottobre don Giovanni Fornasini è come sempre in giro con la sua bici, ma si sente il cuore più pesante del solito, sta cercando notizie di un confratello, teme che i nazisti, ormai accampati nei dintorni, l’abbiano catturato, forse ucciso. Così girando si imbatte lui stesso nei tedeschi, che lo fermano, lo accusano di essere in combutta con i partigiani, sanno che molti preti lo fanno, aiutano e prestano soccorso. Non vogliono però ricordare che quel pretino, “pastore”, come lo definiscono loro, ha spesso aiutato anche loro commilitoni, senza chiedere nulla, solo perché Giovanni è profondamente convinto che vivere il Vangelo significhi amare il prossimo come se stesso, indistintamente.  Lo picchiano selvaggiamente, poi lo uccidono con una violenza che sembra irreale, tanto che la testa verrà trovata staccata dal corpo. Quel corpo martoriato, il corpo di quello che ormai tutti, nella zona  dell’Appennino bolognese, conoscono come “l’angelo di Marzabotto”, sarà ritrovato solo un anno dopo dal fratello che lo ha cercato senza sosta e potrà avere una degna sepoltura.

Ora don Giovanni Fornasini viene proclamato beato, con una celebrazione a Bologna, domenica prossima. Se si può citare “un testamento della sua vita è che non lasciava dietro nessuno”, secondo l'arcivescovo di Bologna, cardinale Matteo Zuppi, rievocando la  straordinaria  figura del sacerdote martire, ucciso dai nazifascisti il 13 ottobre 1944 a San Martino di Caprara, testimone degli eccidi avvenuti a Monte Sole, Marzabotto.

Il cardinale ha presentato gli eventi della beatificazione, a chiusura del Festival Francescano a Bologna. La celebrazione  domenica 26 settembre sarà presieduta dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, a nome di papa Francesco. L'evento si svolgerà nella Basilica di San Petronio.

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Fornasini, nato a Pianaccio di Lizzano in Belvedere il 23 febbraio 1915, era parroco di Sperticano, piccola comunità di 300 anime vicino a Marzabotto, quando venne ucciso. La mattina del 13 ottobre salì da solo a San Martino di Caprara per cercare l'amico don Ubaldo, anche lui ucciso. Alla sera i soldati tedeschi festeggiarono in canonica a Sperticano gridando:Pastore kaputt! 

Solo  Il 22 aprile 1945 il fratello Luigi potè recuperare la salma e portarla a Sperticano, dove finora è stata custodita in chiesa.

Per ripercorrere con attenzione le tappe di questa vita intensa, bruciata dalla violenza ma illuminata tutta, interamente, dall’amore, si può cercare il volume Le querce di Monte Sole, scritto da monsignor Luciano Gherardi,  pubblicata da Il Mulino nel 1986 e poi proposta in nuova edizione dalla casa editrice Dehoniane, tutt’ora disponibile in cartaceo e anche in ebook.  

L’autore ripercorre la storia della comunità in cui ha vissuto nel neobeato. Uomini e donne come “querce”, solide a forti, come lo stesso Giovanni Fornasini. Il capitolo dodicesimo, intitolato "L’angelo di Marzabotto" e dedicato alla vicenda del prete martire, occupa molte pagine, nelle quali si racconta questo percorso di vocazione  dall’ordinazione diaconale il 7 giugno 1941, quando il cardinale Nasalli Rocca  lo affianca al  settantunenne don Giovanni Rosa, arciprete di Sperticano, a due chilometri da Marzabotto, sulla riva destra del Reno. Poco più di un anno dopo, il 20 luglio 1942, venuto meno l'anziano parroco, Fornasini divenne egli stesso arciprete “di quella che sarà per lui parrocchia, diocesi e mondo intero”. Don Giovanni, ci viene spiegato,  tutto con amore: “Aiutava i poveri. Dava loro le uova delle benedizioni pasquali. Comunicava pace e fiducia. Venivano anche da fuori per gli incontri di formazione e per le conferenze serali”.  Crea anche una scuola di avviamento professionale.

Monsignor Gherardi, com’è naturale, approfondisce anche l’esperienza del “gruppo”  del presbiterio di Monte Sole, di cui Fornasini costituisce la punta di diamante.  Le loro comunità “sono comunità a misura umana, di cui ogni parroco sa a memoria la mappa con i focolari e le famiglie. Ne percorre i sentieri e ne condivide gioie e dolori. La porta della canonica è la n. 1, centro e cuore di un quartiere invisibile”.

Dopo la  caduta del regime fascista,  la guerra si trasformò da guerra di fronti a guerra totale. Dopo la data fatidica dell’8 settembre 1943 si era installato a Marzabotto un comando tedesco, mentre sulla montagna operavano i partigiani  della brigata Stella Rossa. L’area di Monte Sole diventa teatro di una feroce lotta combattuta ogni momento, tra le case, tra i boschi, nei campi, ovunque. In questo contesto carico di paura, don Fornasini continua il suo ruolo di apostolo dell’emergenza. L’escalation di violenza che  agli ultimi giorni di don Giovanni è descritta con commozione nelle Querce di Monte Sole.

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Monsignor  Luciano Gherardi racconta anche di come il 13 ottobre 1944 avvenne la traslazione del corpo di don Giovanni dal cimitero alla chiesa. Il cardinale Nasalli Rocca era stato perentorio. Non volle che fosse portato a Porretta nella tomba di famiglia, o in un altro posto: doveva restare lì, in mezzo al suo popolo. Lo riesumarono la sera del 12 ottobre: il lenzuolo che lo ricopriva era tutto consumato, ma il corpo intatto. Alcuni fra i presenti incominciarono a gridare  “È un santo!” . Ora quel grido si sta trasformando in realtà.

 

Luciano Gherardi, Le querce di Monte Sole, EDB, pp.504, euro 25