Roma , venerdì, 7. febbraio, 2025 18:00 (ACI Stampa).
Oro, radice del vocabolo oroceno, popolo di etnia mongola dell’estremo oriente siberiano, incarnazione poetica del figlio lontano a cui il pensiero struggente si avvince. Oro come il metallo prezioso ma soprattutto come la luce eterna dal cui fondo emergono le immagini delle icone, manifestano concreta dell’Invisibile nel visibile, vicinanza e insieme lontananza del sacro, del divino. Epifania del Mistero e della Bellezza. Ancora una volta ci avviciniamo alla grandiosa figura di Pavel Florenskij tra ammirazione e stupore, per lui che è stato definito il Leonardo russo, sacerdote ortodosso, matematico, scienziato, teologo, scrittore, poeta, che nel 1934 viene imprigionato nel gulag sovietico delle isole Solovki, un arcipelago in prossimità del circolo polareartico. Fino a quel fatidico 8 dicembre 1937, quando viene fucilato, all’età di cinquantacinque anni, nei dintorni di Leningrado, oggi San Pietroburgo.
Per la prima volta viene presentato e tradotto in italiano e in una lingua europea, l'ultimo testoscritto da Florenskij, il poema Oro, scritto mentre è internato nell’inferno del gulag. Un vero eproprio 'poema testamentario', dedicato al figlio minore Mik (Michail 1921-1961).
Oro è il canto di un padre, chiuso in un lager sovietico dal quale non uscirà mai più, per il giovane figlio che si affaccia alla vita, con l’idea, con la paura didi immaginare suo figlio che sarebbe diventato orfano.
Ma non c’è solo dolore, paura, con quello sguardo che arrivava dritto dall’inferno. Proprio inquell’esistenza incuneata nell’incubo concentrazionario il poeta invita il figlio ad affrontare l'esistenza con gli strumenti della curiosità, della concretezza, dell' attenzione e in definitiva dell’amore per l’esistenza stessa, che non si lascia definire e che sfugge ad ogni logica.
'Purtroppo, un noto grido / Dell’anima suona pure qui, nel fitto / bosco / Ma non importa quanto sia triste / Quanto sia penoso. La grandezza nel futuro / Non cambia ciò che ci è dato / Ora, adesso, ogni giorno. / Solo un’ombra fantasmatica / Cresce e si tende alquanto più lunga / Al tramonto dei nostri giorni. / Getto, gemma, fiore e frutto, / Tutto vive della propria gioia, / Una identica bellezza delizia gli occhi. / Non aspettare ma godi ora', questi versi rivolti appunto al ragazzo-Oro che non deve lascirsi sopraffare dalla tristezza e dalla paura, godendo della piccola o grande gioia che comunque ci è data da vivere.