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Notre Dame, Venerdì Santo l’arcivescovo di Parigi venera la corona di spine

Il reliquiario di quella accreditata come la più veritiera della corona di spine di Gesù è rimasto intatto dall’incendio. E lì andrà a pregare l’arcivescovo di Parigi Venerdì Santo

La corona di Spine conservata nella Cattedrale di Notre Dame | La corona di Spine conservata nella Cattedrale di Notre Dame | Profilo Ufficiale Instagram Cattedrale di Notre Dame
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Corona di spine | La corona di spine conservata nella cattedrale di Notre Dame | Facebook
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C’era un frammento della corona di spine, nel gallo sulla cima della guglia di Notre Dame, insieme ad una reliquia di Saint Denis e una di Santa Genoveffa. E queste tre reliquie sono rimaste intatte dall’incendio. Come è rimasto intatto il reliquiario posto nella Sainte Chapelle, all’interno del quale si trova, appunto, una corona di spine intrecciata. E sarà lì che l’arcivescovo Michel Aupetit di Parigi andrà Venerdì Santo.

Dall’incendio di Notre Dame del 15 aprile 2019, l’arcivescovo Aupetit è già stato nella cattedrale di Parigi per una celebrazione religiosa: era il 15 giugno 2019, e, con tutte le condizioni di sicurezza, l’arcivescovo celebrò la prima messa a due mesi dall’incendio. Vi torna Venerdì Santo, in un momento difficile per Parigi e per il mondo, colpito dalla pandemia del coronavirus.

L’arcivescovo sarà accompagnato da monsignor Patrick Chauvet, rettore della cattedrale, e dal vescovo Denis Jachiet, ausiliare di Parigi.

“Quando Maria è ai piedi della croce, sa che dal male più assoluto Dio può sempre trarne uno molto più grande”, ha detto l’arcivescovo Aupetit in una conferenza stampa online il 7 aprile.

L’arcivescovo ha aggiunto di non leggere nessun particolare significato che collega l’incendio nella cattedrale all’epidemia di COVID 19, ma ha sottolineato che “Dio può trarre molto più dalla sventura che ci colpisce”.

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Sarà una celebrazione semplice, con un tempo di silenzio e preghiera seguito da testi di Marie-Noel, Paul Claudel, Charles Peguy, letti dagli attori francesi Philippe Torreton e Judith Chemla, mentre il violinista Chapuçon fornirà un accompagnamento musicale.Un momento di preghiera che andrà in diretta, alle 11.30 del mattino, e che inviterà tutti i parigini a stringersi, ancora una volta, intorno alla loro cattedrale.

La ricostruzione di Notre Dame non sarà finita prima del 2024, la pandemia ha rallentato, ma non fermato del tutto, i lavori, ma di certo la cattedrale resta un punto di riferimento per tutti.

La corona di spine è una delle reliquie più preziose custodite nella cattedrale. In realtà, quella contenuta nel reliquiario è una corona intrecciata di giunchi uniti in fasci e trattenuti da fili d’oro. Il legno, tuttavia, proviene dalla Bretagna e dalla Scandinavia, mentre le reliquie di quella che si ritiene sia stata la corona sono conservate a parte. Le altre spine sono state disperse nel corso dei secoli dagli imperatori di Bisanzio e dai re di Francia. Ce ne sono 70 dello stesso tipo che sono considerate originali.

Venerarla è il Venerdì Santo è tradizione a Parigi. Il Venerdì Santo si legge la Passione secondo Giovanni, ed è proprio in quel brano del Vangelo che si trova la descrizione della corona di spine.

Già i pellegrini che andavano a Gerusalemme nel IV secolo facevano menzione della corona di spine, e le reliquie furono trasferite gradualmente a Costantinopoli tra il VII e il X secolo, e furono conservate nella cappella degli imperatori bizantini. Lo scopo era quello di proteggere la reliquia da saccheggi simili a quelli subiti dal Santo Sepolcro durante le invasioni persiane.

Nel 1238, Baoudouin de Courtenay governa Bisanzio, e decide di impegnare le reliquie con i banchieri veneziani per ottenere crediti e ripianare le casse. A quel punto, San Luigi, re di Francia, decide di intervenire, compensa i veneziani e fa arrivare le reliquie in Francia. Le reliquie approdano a Villeneuevel il 10 agosto1239, e un processione va verso Parigi, dove le reliquie arrivano il 19 agosto 1239. A quel punto, il re abbandonò il suo abbigliamento reale, indossò una tunica e, a piedi nudi, portò la Corona di Spine nella chiesa di Notre Dame e depositò tutte le reliquie nella cappella del Palazzo. Il mantello di San Luigi, tra l’altro, è una delle reliquie che si trova a Notre Dame, anche quella salvata dall’incendio.

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Le reliquie furono spostate nella Biblioteca Nazionale durante la Rivoluzione Francese, e riconsegnate all’arcivescovo di Parigi solo a seguito del concordato del 1801. Erano gli anni bui di Notre Dame, addirittura trasformato in tempio della Ragione e poi in via di demolizione, se non fosse stato per l’opera di Victor Hugo e la perizia dell’architetto Viollet Le Duc. Solo il 10 agosto 1806, l’arcivescovo di Parigi assegna le reliquie al Tesoro della Cattedrale, affidate ai canonici del Capitolo della Basilica e poste sotto la protezione dei Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

Sia Napoleone I che Napoleone III fecero forgiare un reliquiario nuovo e prezioso, che si trova nel tesoro di Notre Dame. Prima dell’incendio, le reliquie potevano essere venerate ogni primo venerdì del Mese, ogni venerdì di Quaresima e ogni Venerdì Santo.

Ed è lì che tornerà l’arcivescovo Aupetit, il quale aveva anche inizialmente programmato di portare la reliquia in processione per le strade di Parigi. Un progetto che non è stato più possibile a causa delle rigide misure anti-coronavirus.

Giovedì Santo, a mezzogiorno, l’arcivescovo Aupetit benedirà la città di Parigi con il Santissimo Sacramento dalla Basilica del Sacro Cuore a Montmartre. La Basilica del Sacro Cuore sta in quest’anno celebrando il suo giubileo.

L’anno giubilare del Sacre Coeur è stato aperto il 20 ottobre scorso, e terminerà il 18 ottobre 2020. Il tema del giubileo è “Accogliere e incontrare”, ma il centro di tutto resta l’Eucarestia. Perché è dall’1 agosto 1885 che lì, nella Basilica, (quando questa era solo una cappella) c’è l’esposizione di Gesù consacrato giorno e notte. Una adorazione che non fu mai interrotta, nemmeno durante i bombardamenti dell’aprile 1944.

Così, nei tempi di crisi, la Francia fissa lo sguardo su Gesù. In attesa della Resurrezione.