Advertisement

Opus Dei, il prelato non potrà più essere vescovo

A seguito della riforma della Curia, che inquadra le prelature personali nella giurisdizione del Dicastero per il Clero, il Papa riforma la prelatura dell’Opus Dei

Monsignor Fernando Ocariz | Monsignor Fernando Ocariz, attuale prelato dell'Opus Dei | Opus Dei Monsignor Fernando Ocariz | Monsignor Fernando Ocariz, attuale prelato dell'Opus Dei | Opus Dei

La prelatura dell’Opus Dei resta come era prima. Ma le competenze sulla prelatura, di fatto fino ad ora una sorta di “diocesi senza territorio”, ora sono sotto il Dicastero per il Clero e non sotto il Dicastero per i Vescovi, come stabilito dalla Praedicate Evangelium. E, al di là del disbrigo delle situazioni correnti, ne consegue che anche il prelato non può più essere insignito dell’ordine episcopale. Prende, invece, il titolo di Protonotario apostolico soprannumerario con il titolo di reverendo monsignore.

Papa Francesco prende questa decisione con un motu proprio, “Ad Charisma Tuendum” (Per la tutela del carisma), pubblicato oggi, ma in vigore dal 4 agosto, in cui certifica il trasferimento di competenze e le nuove norme.

In pratica, il prelato dell’Opus Dei avrà il titolo di un vicario generale (anche se in realtà il titolo esatto sarebbe di reverendissimo monsignore), e dunque la prelatura personale non sarà più simile nella struttura alle prelature territoriali, come sono quelle di Pompei e Loreto, perché il prelato non potrà avere insegne pontificali e dunque di giurisdizione, come fu stabilito per i protonotari nella istruzione Ut Sive Sollicite del 1969, istruzione che riguardava titoli, vesti e insegne di Cardinali, vescovi e prelati.

Dopo quaranta anni, dopo, la prelatura personale dell’Opus Dei cambia, in qualche modo, forma, ma non sostanza. Lo stesso prelato, monsignor Ocariz, subito dopo la pubblicazione della Praedicate Evangelium aveva inviato una comunicazione a tutti i membri dell’Opus Dei sottolineando che, con la riforma, “cambia l’interlocutore ordinario con la Santa Sede (giacché molte delle questioni che la Prelatura tratta con la curia romana riguardano il suo presbiterio), ma non viene modificata in nulla la sostanza della Prelatura dell’Opus Dei, composta da laici e da sacerdoti, da donne e uomini, com’è sancito dagli Statuti che la Sede Apostolica diede all’Opera.

Ora lo stesso monsignor Ocariz sottolinea che il Papa voglia che il prelato sia “guida, ma soprattutto padre”.

Advertisement

Il motu proprio stabilsice che il Prelato sottoporrà al Dicastero per il Clero “una relazione annuale sullo stato della prelatura”. Il motivo per cui il prelato non potrà essere nominato vescovo è spiegato nello stesso documento: si tratta di “rafforzare la convinzione che, per la tutela del dono peculiare dello Spirito, occorre una forma di governo fondata più sul carisma che sull’autorità gerarchica”. È una riforma in linea con l’idea della Praedicate Evangelium che non è l’ordine a dare l’autorità, ma piuttosto la missione canonica.

Il motu proprio comunque “intende confermare la Prelatura dell’Opus Dei nell’ambito autenticamente carismatico della Chiesa, specificando la sua organizzazione in sintonia alla testimonianza del Fondatore, san Josemaría Escrivá de Balaguer, e agli insegnamenti dell’ecclesiologia conciliare circa le Prelature personali”.

Monsignor Ocariz ha inviato una lettera corredata da otto domande e risposte ai membri dell’Opus Dei, ricordando che questa deve stare al servizio del carisma - di cui siamo amministratori, e non proprietari - affinché esso cresca e dia frutti, con la fede che è Dio colui che opera tutto in tutti”.

Fondata da San Josemaria Escrivà de Balaguer nel 1928, l’Opus Dei divenne prelatura personale nel 1983. È l’unica organizzazione della Chiesa ad avere tuttora questo titolo.

La figura delle prelature personali fu creata con il decreto Presbyterorum ordinis del Concilio Vaticano II. Al numero 10 del decreto, nello stabilire che per “l'attuazione di peculiari iniziative pastorali in favore di diversi gruppi sociali in certe regioni o nazioni o addirittura in tutto il mondo” si potessero costituire in futuro, fra altre istituzioni, “peculiari diocesi e prelature personali”. Il Concilio intendeva delineare una nuova figura giuridica, di grande flessibilità, per contribuire all’effettiva diffusione del messaggio e della vita cristiana.

Le prelature personali venivano equiparate per la loro struttura, alle diocesi diocesi. Per altri aspetti, si differenziano sia dai movimenti e dalle associazioni di fedeli, sia dagli istituti religiosi e di vita consacrata. Da oggi in poi, comunque, non potranno più essere guidate da un vescovo, come era invece nelle possibilità.

More in Vaticano