“L'attività missionaria” e la “riemersione” dei “cristiani nascosti”:  sono i due pilastri sui quali si fonda la bellezza della comunità ecclesiale  in Giappone , “continuano a sostenere la vita della Chiesa di oggi e offrono una guida per vivere la fede”. Papa Francesco riceve i presuli giapponesi in visita ad limina e consegna a loro un discorso che ha nel suo cuore proprio il tema della sofferenza e del martirio.

“Anche quando tutti i sacerdoti e i laici missionari furono espulsi dal Paese – spiega il Papa -, la fede della comunità cristiana non si raffreddò”. Anzi. I frutti della “predicazione di questi evangelizzatori” e la “testimonianza dei martiri sono state tenute al sicuro”, soprattutto dai laici che hanno continuato la loro opera di preghiera e catechesi, nonostante un “grande pericolo e persecuzioni”.
Il Papa ha voluto esprimere “profonda gratitudine ai tanti missionari” che, anche oggi, offrono il loro servizio nelle diocesi giapponesi. 

Collaborando “con i sacerdoti locali, i religiosi e le religiose, così come con i laici, aiutano in maniera generosa a soddisfare le esigenze non solo della comunità cattolica ma anche della società civile nel senso più ampio”. “Oltre a sostenere i loro vari sforzi di evangelizzazione – il messaggio ai vescovi -, vi incoraggio allo stesso tempo ad essere attenti ai loro bisogni spirituali e umani, in modo che non si scoraggino nel loro servizio e continuino a perseverare nella loro fatiche”.

Non bisogna arrendersi; e “l'esempio dei “cristiani nascosti” – secondo il Papa - ha molto da insegnarci”, perché “anche se pochi in numero e di fronte alla persecuzione quotidiana, questi credenti sono riusciti a conservare la fede rimanendo attenti al loro rapporto personale con Gesù, un rapporto costruito su una solida vita di preghiera e su di un impegno sincero per il benessere della comunità”.

“La Chiesa oggi, allo stesso modo – spiega ancora -, si rafforza e i suoi sforzi di evangelizzazione diventano efficaci quando i suoi fedeli sono ancorati in un rapporto personale con Cristo e sostenuti da parrocchia e comunità ecclesiali, che li accompagnano in maniera quotidiana”.

Da quei “cristiani nascosti”, che non avevano avuto potuto sperimentare una “vita sacramentale piena”, sono venute fuori tante vocazioni e “oggi le vostre Chiese locali godono del ministero di tanti sacerdoti che servono i bisogni spirituali dei fedeli. Le esigenze poste su di loro sono grandi, però, e le loro numerose responsabilità spesso li allontanano da quelle stesse persone che sono destinati a servire. Vi esorto a lavorare con i vostri sacerdoti – l’invito di Francesco -, per essere sicuri che abbiano il tempo e la libertà necessarie per essere a disposizione di coloro che sono affidati alle loro cure”.

La cura dei sacerdoti, quindi, ma anche dei laici che hanno un “compito duplice: impegnarsi nella vita della parrocchia e della Chiesa locale, e permeare l'ordine sociale con la loro testimonianza cristiana”: ma il richiamo forte del Papa è quello di curare la famiglia “a partire dalla preparazione alle nozze e proseguendo con la catechesi per tutte le fasi della vita, arricchiamo le nostre parrocchie e Chiese locali. Così pure, le nostre società e le culture sono permeate con il profumo del Vangelo”.