Advertisement

Papa Francesco ai parrocchiani di Rho, “Andate avanti. La parrocchia è fondamentale”

Da tempo, il Papa conosce il parroco Michele Di Tolve. Lo aveva chiamato quest’estate, ha sentito le urla dei ragazzi, gli ha chiesto di portarli

Papa Francesco, parrocchia Rho | Papa Francesco con i parrocchiani di Rho | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco, parrocchia Rho | Papa Francesco con i parrocchiani di Rho | Vatican Media / ACI Group

La scorsa estate, Papa Francesco aveva chiamato al telefono Monsignor Michele Di Tolve, parroco di San Giovanni e Passirana di Rho. Erano in campeggio. Al sentire le urla dei ragazzi, il Papa ha chiesto a monsignor Michele di portarli da lui. E così, oggi, i parrocchiani di Rho sono arrivati con un treno speciale, e sono stati in udienza da Papa Francesco, che li ha spronati ad andare avanti, rimarcando l’importanza del ruolo della parrocchia.

“Raggruppate – ha detto loro Papa Francesco – generazioni, provenienze, servizi e doni differenti e complementari, e questo è bellissimo”. Il Papa ha chiesto loro di ricordare che “è con la bellezza e la ricchezza di questa varietà e di questa comunione che voi portate Gesù al mondo: è questo il mezzo più potente con cui annunciate il Vangelo, prima ancora delle parole!”

Papa Francesco ha esortato i parrocchiani di Rho a “a camminare insieme come fratelli e sorelle, perché la fratellanza rende le persone più libere e felici”.

In questo, fondamentale è la parrocchia, luogo “in cui, alla sequela di Gesù, ci si incontra, ci si conosce, ci si arricchisce gli uni gli altri, persone di diverse generazioni e diverse condizioni culturali e sociali, tutti con qualcosa di unico da dare e da ricevere”.

Il Papa ha anche chiesto di “camminare insieme, con amore”, che deve “sempre essere al primo posto” perché “attraverso le attività formative, la Scuola dell’Infanzia, i gruppi, le attività dell’Oratorio, l’attenzione ai poveri e agli ultimi, alle persone anziane e sole, ai fidanzati e alle giovani famiglie, attraverso la banda musicale e le attività sportive, voi preparate il terreno, a volte un po’ arido e duro, per seminare amore e trasformare il territorio in cui vivete in una campagna rigogliosa, ricca dei frutti buoni del Vangelo”.

Advertisement

Amare, per Papa Francesco, significa “allargare la cerchia, costruendo unità nella fiducia e nell’accoglienza, lavorando insieme e cercando sempre i punti in comune e le occasioni per fare comunità, piuttosto che i motivi di divisione”.

Ancora, ha ricordato il Papa, “la parrocchia è un luogo benedetto”, e allora “chi bussa alla porta delle nostre chiese e dei nostri ambienti cerca spesso prima di tutto un sorriso accogliente, braccia e mani aperte, occhi desiderosi di incontro e carichi di affetto”.

Papa Francesco ha lamentato che “in una Parrocchia, tu bussi alla porta e, se non è l’ora, ti dicono: ‘Vattene, è finito l’orario’,” perché “la gente non si stanca di chiedere e di chiamare, e noi non dobbiamo stancarci di aprire le porte e le finestre. Se tu sei prete, è per questo; se tu sei nel circolo della Parrocchia, è per questo: per aprire porte, per aprire finestre, per ricevere sempre con un sorriso”.

Ci vuole, ha aggiunto il Papa, “apertura totale: braccia e mani aperte, occhi desiderosi di incontro e carichi di affetto. Questa è la pastorale di una parrocchia”.

“In Parrocchia – ha proseguito Papa Francesco - ciascuno porta anche il proprio fardello, per poterlo condividere con qualcun altro e alleggerirne il peso, ma anche per condividere le cose buone che contiene!”

Il Papa ha anche puntato il dito conrto il chiacchiericcio, perché “il chiacchiericcio uccide. E non sparlare gli uni degli altri. Se a te non piace questo, non ti piace questa, mangiati il tuo giudizio, ma non condividerlo per rovinare l’altro”.

More in Vaticano

Insomma, ha concluso il Papa, “morditi la lingua prima di chiacchierare. Niente chiacchiericcio, per favore, quello è una peste che rovina le parrocchie, rovina le famiglie e tante cose…”

infine, Papa Francesco ha ricordato l’eredità delle parrocchie di Rho, che nascono nella Chiesa ambrosiana, sono devote al santuario dell’Addolorata valuto da San Carlo Borromeo poco prima della sua morte, e sono chiamate proprio a portare avanti questa eredità.