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Papa Francesco ai pellegrini di Ungheria: “La pace nasce quando decido di perdonare”

I pellegrini ungheresi fanno visita a Papa Francesco a un anno dalla sua visita. Papa Francesco chiede loro di essere uomini di pace e di rimanere connessi alle loro radici

Papa Francesco, pellegrini di Ungheria | Papa Francesco saluta i pellegrini di Ungheria in Aula Paolo VI, 25 aprile 2024 | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco, pellegrini di Ungheria | Papa Francesco saluta i pellegrini di Ungheria in Aula Paolo VI, 25 aprile 2024 | Vatican Media / ACI Group

Ad un anno dalla sua visita di Papa Francesco in Ungheria, Papa Francesco riceve i pellegrini ungheresi arrivati in una visita di ringraziamento, tra i quali si trova anche il presidente da poco eletto Tamás Sulyok, e cui partecipano tutti i vescovi del Paese, incluso il primate di Ungheria, il Cardinale Péter Erdő, e l’arcivescovo András Veres, presidente della Conferenza Episcopale locale. E a loro Papa Francesco ricorda di essere stato da loro come pellegrino, fratello e amico e dà il mandato di essere uomini di pace e di rimanere connessi alle loro radici, che sono poi portatrici dei valori tradizionali, dando loro l’esempio dei loro grandi martiri, così presente durante il viaggio nel Paese lo scorso anno.

Papa Francesco ricorda di essere stato “pellegrino per pregare insieme con voi” a Budapest, “bella città di ponti e di Santi”, e di aver pregato per la nazione ungherese, e ha chiesto a pellegrini di trovare nella preghiera “la forza, la determinazione per seguire, anche nel contesto storico attuale, l’esempio dei Santi e dei Beati germogliati dal vostro popolo”.

Papa Francesco ci tiene a ricordare che il dono della pace “inizia nel cuore di ciascuno di noi”, la pace “nasce quando decido di perdonare, anche se è difficile, e questo riempie il cuore di gioia”. Il Papa ricorda di aver incoraggiato ai sacerdoti di assumere come atteggiamento e stile di vita “lo stile di Dio”, mette in luce gli esempi dei martiri della persecuzione, “come quello del Beato Vilmos Apor, che per la sua vicinanza e la difesa delle donne rifugiate ha dovuto pagare con la vita”, ma anche “Zoltán Meszlényi, che ha compiuto con tanta dedizione il suo servizio fino all’ultimo momento della vita”, e il giovane sacerdote János Brenner, il quale “spinto dalla tenerezza e dello zelo pastorale, andò a confortare un presunto malato portandogli la Comunione, senza sospettare che era una trappola e che sarebbe stato barbaramente ucciso”, nonché “Sára Salkaházi, che durante la deportazione nazista degli ebrei ebbe compassione delle vittime, tanto che subì il martirio sotto il Ponte della Libertà a Pest”.

Sono esempi che spingono “ad avere gli stessi atteggiamenti verso coloro che sono affidati alle vostre cure”. Papa Francesco ricorda anche il suo incontro con i giovani a Budapest, li incoraggia a “camminare nel dialogo con le generazioni che vi hanno preceduto” e “a cercare le radici, perché così metterete basi solide per il futuro”, rafforzandosi nei valori della famiglia, dell’unità e della pace”.

Papa Francesco ricorda anche il suo incontro con profughi, poveri ed emarginati, ringrazia la popolazione ungherese perché ha “il cuore aperto verso i profughi ucraini che hanno lasciato il loro Paese a causa della guerra”, ne apprezza gli sforzi “di integrare coloro che vivono nelle periferie della società”.

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Infine, Papa Francesco ringrazia gli ungheresi per la “fedeltà a Cristo, manifestata nella testimonianza della fede e nell’ecumenismo vissuto, nei rapporti con i vostri vicini, nella carità accogliente anche di chi è diverso, nel rispetto di ogni vita umana e nella cura responsabile per l’ambiente”.