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Papa Francesco al Pontificio Collegio Filippino: “Oggi è tempo di concretezza”

Udienza alla casa del clero filippino a Roma in occasione dei 60 anni dalla fondazione e ei 500 anni di evangelizzazione delle Filippine

Papa Francesco | Papa Francesco durante una udienza | Vatican Media Papa Francesco | Papa Francesco durante una udienza | Vatican Media

Il 31 marzo 1521, giorno di Pasqua, si celebrò sul suolo delle Filippine la prima Messa, ad opera degli uomini che con Ferdinando Magellano erano partiti per una circumnavigazione del globo. Cinquecento anni dopo, Papa Francesco ricorda alla comunità delle Filippine che “sfogliare l’album dei ricordi” aiuta a comprendere le radici della nostra fede, ma anche di guardare al futuro, “scuola di speranza”. E soprattutto, invita a vivere il presente, il tempo della concretezza.

I cinquecento anni di evangelizzazione delle Filippine coincidono anche con i 60 anni del Pontificio Collegio Filippino, la casa a Roma dei sacerdoti filippini in formazione da quando Giovanni XXIII lo inaugurò il 20 giugno 1961. Papa Francesco incontra così la comunità del collegio, accompagnata dal Cardinale Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

Papa Francesco chiede ai seminaristi del collegio di “guardare indietro” alla storia della loro vocazione quando capita di sentirsi “stanchi o sfiduciati, abbattuti per qualche prova o insuccesso”, perché “fa bene ripercorrere i passaggi di Dio nella nostra vita, tutte le volte in cui il Signore ha incrociato la nostra strada, per correggere, incoraggiare, riprendere e rianimare”.

Non si deve, però, guardare solo al passato, ma anche al futuro, che è “scuola di speranza”, perché “la vita cristiana è per sua natura proiettata al futuro, quello prossimo e anche quello più lontano, alla fine dei tempi”.

Papa Francesco mette in guardia sia dalla tentazione di “un ripiegamento intimistico” nel passato, sia da quella di “fughe in avanti quando non viviamo in pace con il nostro presente”.

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Spiega Papa Francesco: “Siamo in seminario e tutto ci pesa, perché immaginiamo come sarà la vita dopo l’ordinazione. Ci viene affidato un incarico pastorale e, alle prime difficoltà, già pensiamo al posto dove veramente potremmo dare il meglio di noi stessi. E così via, a volte per anni o per una vita intera, se non arriva la conversione”.

Così, il Papa chiede ai sacerdoti filippini di non essere “uomini dell’eterno domani, che spostano sempre in avanti, in un’ipotetica condizione ideale – la cattiva utopia – il momento opportuno e decisivo per fare qualcosa di buono”, ma nemmeno di vivere in perenne “apnea, limitandovi a sopportare il presente e ad aspettare che passi”.

Piuttosto, si deve guardare al futuro con “sguardo profetico”, vedendo, alla sequela del maestro, quel “che ancora non esiste” e adoperandosi per realizzarlo.

Ma è il presente – dice Papa Francesco – “l’unico tempo nelle nostre mani”, ed è il “momento nel quale Dio chiama”. “Non ieri, non domani; siamo chiamati a vivere l’oggi, comprese le sue contraddizioni, sofferenze e miserie, che non vanno fuggite o evitate, ma assunte e amate come occasioni che il Signore ci offre per essere più intimamente uniti a Lui, anche sulla croce”, sottolinea Papa Francesco.

Afferma Papa Francesco: “Oggi è il tempo della concretezza”. E chiede ai sacerdoti a Roma per la formazione di non rimpiangere il passato o guardare avanti verso possibili nuovi prestigiosi incarichi al ritorno in patria, ma piuttosto di “amare questa comunità concreta, di servire i fratelli che Dio vi ha messo accanto, di cogliere le opportunità di tirocinio pastorale che vi sono date”.

Conclude Papa Francesco: “Conoscere il passato, proiettati nel futuro, per meglio vivere il presente, tempo opportuno per la formazione e per la santificazione, accogliendo le opportunità che il Signore vi dà di seguirlo e di configurare a Lui la vostra vita, anche stando lontano dalle vostre amate Filippine”.

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