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Papa Francesco, "Discernere bene sui nuovi istituti di vita consacrata"

Discernere e accompagnare sono le due parole chiave di Papa Francesco per la Congregazione degli Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica. E chiede vigilanza sui fondatori e dialogo costante con i vescovi

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Discernere e accompagnare, in dialogo costante con i vescovi e con una attenzione specifica per le realtà di recente fondazione e per i fondatori, che a volte “tendono ad essere autoreferenziali”: sono le raccomandazioni che Papa Francesco dà alla Congregazione degli Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica, che riceve in occasione della sua plenaria.

La Congregazione si occupa, solo per ciò che riguarda il rito latino, e si occupa di tutto ciò che attiene gli istituti religiosi, gli istituti secolari e le società di vita apostolica per quanto riguarda regime, disciplina, studi, beni diritti e privilegi. La Congregazione ne approva anche gli Statuti, dispensa dai voti e dalle promesse, e valuta anche la mutuae relationes tra i vescovi e gli istituti religiosi.

Per essere chiari, non cadono sotto la giurisdizione della Congregazione i movimenti, che sono invece sotto il Dicastero Laici, Famiglia e Vita. Ma di certo il problema dei fondatori e del loro carisma si sente anche per gli istituti religiosi di nuova o antica fondazione. Ed è a quello che si riferisce il Papa, sottolineando che la Congregazione si trova di fronte ad un compito “non facile”, specialmente in un momento in cui le vocazioni sono in calo nel mondo, sebbene – come già ai tempi di Giovanni Paolo II, che convocò un Sinodo sul tema – “prevale la speranza, fondata sulla bellezza del dono che è la vita consacrata”.

Per Papa Francesco è “decisivo puntare sul dono di Dio, sulla gratuità della sua chiamata, sulla forza trasformatrice della sua Parola e del suo Spirito”, e incoraggia tutti quelli che aiutano consacrate e consacrati a partire “da una memoria deuteronomica, a guardare con fiducia il futuro”, e che questo servizio si riassume proprio nelle due parole “discernere ed accompagnare”.

Papa Francesco spiega che dice "deuteronomico" perché "è molto importante ricordare", e si riferisce a "quel messaggio del Deuteronomio: 'Ricorda Israele, ricorda'. Quella memoria della storia, della propria storia, del proprio istituto. Quella memoria delle radici. E  questo ci fa crescere. Quando noi perdiamo la memoria, quella memoria delle meraviglie che Dio ha fatto nella Chiesa, nel nostro istituto, nella mia vita – ognuno può dirlo –, perdiamo forza e non potremo dare vita. Per questo dico memoria deuteronomica". 

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Le situazioni che si trovano ad affrontare, d’altronde – ammette Papa Francesco – “sono spesso complesse” e richiedono di essere studiate a fondo, nella loro storia, in dialogo con i Superiori degli istituti e con i Pastori”. Ed è questo il discernimento, che “non può compiersi se non nell’orizzonte della fede e della preghiera”.

Papa Francesco chiede di accompagnare “specialmente le comunità di recente fondazione, che sono anche più esposte al rischio dell’autoreferenzialità”, tenendo come base il criterio della capacità di integrarsi nella vita della Chiesa, in quanto – sottolinea Papa Francesco – “la vita consacrata nasce nella Chiesa, cresce e può dare frutti evangelici solo nella Chiesa, nella comunione vivente del Popolo fedele di Dio”.

Tra le attenzioni da tenere sempre vive, c’è quella ai fondatori che “a volte tendono ad essere autoreferenziali, a sentirsi gli unici depositari o interpreti del carisma, come se fossero al di sopra della Chiesa”.

Ma c’è anche da prestare attenzione alla “pastorale vocazionale e alla formazione che si propone ai candidati”, nonché “l’attenzione a come si esercita il servizio dell’autorità, con particolare riguardo alla separazione tra foro interno e foro esterno, alla durata dei mandati e all’accumulo dei poteri”. Ultima, ma non in ordine di importanza, Papa Francesco segnala la necessaria “attenzione agli abusi di autorità e di potere”.

Per quanto riguarda l’approvazione dei nuovi istituti, Papa Francesco invita a sviluppare “collaborazione con i vescovi diocesani”, ed esorta quest’ultimi ad accogliere l’accompagnamento del dicastero, perché è con questa collaborazione che si riesce ad evitare che “sorgano inopportunamente istituti privi di sufficiente motivazione e adeguato vigore”.

Insomma, il servizio della Congregazione è “prezioso” nel “cercare di fornire ai Pastori e al Popolo di Dio criteri validi per il discernimento”, dato che “l’ascolto reciproco tra gli uffici della Santa Sede e i Pastori, come pure i Superiori Generali, è un aspetto essenziale del percorso sinodale che abbiamo iniziato”.

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Per Papa Francesco, in senso più ampio, sono “i consacrati e le consacrate” ad essere “chiamati a offrire un contributo importante in questo processo: un contributo per il quale essi attingono – o dovrebbero attingere – dalla familiarità con la prassi di fraternità e di condivisione sia nella vita comunitaria sia nell’impegno apostolico”.

E conclude: "All’inizio ho parlato di memoria 'deuteronomica', e mi viene in mente – sulla memoria delle radici – quello che dice Malachia: qual è il castigo di Dio? Quando Dio vuole annientare una persona, annientare un popolo, o – diciamo – un’istituzione, lo fa rimanere – dice Malachia – 'senza radici e senza germogli'. Se noi non abbiamo questa memoria deuteronomica e non abbiamo il coraggio di prendere da lì il succo per crescere, non avremo neppure germogli. Una maledizione forte: essere senza radici e senza germogli.