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Papa Francesco, “Gesù ci chiede di aprirci allo straordinario di un amore gratuito”

La richiesta paradossale di Gesù di porgere l’altra guancia è al centro della catechesi di Papa Francesco

Papa Francesco, Angelus | Papa Francesco durante un Angelus | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco, Angelus | Papa Francesco durante un Angelus | Vatican Media / ACI Group

Con l’invito a porgere l’altra guancia, e persino ad amare i propri nemici, Gesù “ci chiede di aprirci allo straordinario di un amore gratuito, mentre noi tentiamo sempre di pareggiare i conti”. Eppure, se non fosse stato così anche per Gesù, questi “non sarebbe venuto a cercarci mentre eravamo perduti e lontani, non ci avrebbe amato fino alla fine, non avrebbe abbracciato la croce per noi”. Dopo la preghiera dell'Angelus, Papa Francesco ricorda le popolazioni di Siria e Turchia colpite dal terremoto, quelle dell'Ucraina in balia della guerra, quelle neozelandesi colpite da un ciclone. 

Ultima domenica prima dell’inizio della Quaresima, a Roma la giornata è a volte nuvolosa, ma non fredda. Sono qualche migliaio i fedeli che si fermano in piazza San Pietro ad ascoltare le parole di Papa Francesco prima dell’Angelus domenicaleIl Vangelo del giorno è quello in cui Gesù chiede di porgere l’altra guancia, di non applicare la legge dell’occhio per occhio. Papa Francesco parte da qui.

Le parole di Gesù – sottolinea il Papa – sono “esigenti e sembrano paradossali”, perché “è normale per noi amare quelli che ci amano ed essere amici di chi è amico”, ma Gesù chiede piuttosto uno sforzo straordinario.

E “straordinario” – spiega Papa Francesco – “è ciò che va oltre i limiti del consueto, che supera le prassi abituali e i calcoli normali dettati dalla prudenza”.

Mentre “noi cerchiamo invece di avere tutto abbastanza in ordine e sotto controllo, in modo che corrisponda alle nostre aspettative”, e temiamo “di non ricevere il contraccambio o di esporci troppo e poi restare delusi”, preferendo “amare soltanto chi ci ama, fare del bene solo a chi è buono con noi, essere generosi solo con chi può restituirci il favore”, e rispondendo “con la stessa moneta” a chi ci tratta male, Gesù spiega che questo “non basta”.

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Perché – chiosa Papa Francesco –“e restiamo nell’ordinario, nel bilanciamento tra dare e ricevere, le cose non cambiano”.

Ed è qui il paradosso: “Se Dio dovesse seguire questa logica, non avremmo speranza di salvezza! Ma, per nostra fortuna, l’amore di Dio è sempre ‘straordinario’, cioè va oltre i criteri abituali con cui noi umani viviamo le nostre relazioni”.

Gesù allora ci stimola “vivere lo sbilanciamento dell’amore”, e questo non deve meravigliare perché “se Dio non si fosse sbilanciato, noi non saremmo mai stati salvati: Gesù non sarebbe venuto a cercarci mentre eravamo perduti e lontani, non ci avrebbe amato fino alla fine, non avrebbe abbracciato la croce per noi, che non meritavamo tutto questo e non potevamo dargli nulla in cambio”.

Papa Francesco nota che “Dio ci ama mentre siamo peccatori, non perché siamo buoni o in grado di restituirgli qualcosa. L’amore di Dio è un amore sempre in eccesso, sempre oltre i calcoli, sempre sproporzionato. Oggi chiede anche a noi di vivere in questo modo, perché solo così lo testimonieremo davvero”.

E conclude: “Il Signore ci propone di uscire dalla logica del tornaconto e di non misurare l’amore sulla bilancia dei calcoli e delle convenienze. Ci invita a non rispondere al male con il male, a osare nel bene, a rischiare nel dono, anche se riceveremo poco o nulla in cambio”.

Ed è questo amore che “lentamente trasforma i conflitti, accorcia le distanze, supera le inimicizie e guarisce le ferite dell’odio”. Il Papa invita ciascuno di noi a chiederci ogni giorno se seguiamo la logica del tornaconto o della gratuità, perché “l’amore straordinario di Cristo non è facile, ma è possibile, perché Lui stesso ci aiuta donandoci il suo Spirito, il suo amore senza misura”.

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"L’amore di Gesù - dice Papa Francesco al termine dell'Angelus - ci chiede di lasciarci toccare dalle situazioni di chi è provato. Penso alla Siria e alla Turchia, alle tantissime vittime del terremoto, ma pure penso ai drammi quotidiani del caro popolo ucraino e dei tanti popoli che soffrono a causa della guerra, a motivo della povertà, a causa delle devastazioni ambientali". E, in particolare, il Papa si dice "vicino alla popolazione neozelandese, colpita da un ciclone".

Papa Francesco afferma poi: "Non dimentichiamo chi soffre e facciamo in modo che la nostra sia una carità attenta, concreta".