Advertisement

Papa Francesco: "Impariamo a leggere la nostra storia di vita"

Nell'udienza generale Papa Francesco prosegue la catechesi sul discernimento: "l’uomo che non conosce il proprio passato è condannato a ripeterlo"

Papa Francesco  |  | Daniel Ibanez CNA Papa Francesco | | Daniel Ibanez CNA

Oggi ci soffermiamo su un altro ingrediente indispensabile per il discernimento: la propria storia di vita. La nostra vita è il libro più prezioso che ci è stato consegnato, un libro che tanti purtroppo non leggono, oppure lo fanno troppo tardi, prima di morire. Eppure, proprio in quel libro si trova quello che si cerca inutilmente per altre vie”. Lo ha detto Papa Francesco stamane nel corso dell’udienza generale in Piazza San Pietro, proseguendo il ciclo di catechesi dedicato al discernimento.

Come S. Agostino – ha proseguito il Papa – “abbiamo fatto anche noi l’esperienza di ritrovarci imprigionati da pensieri che ci allontanano da noi stessi, messaggi stereotipati che ci fanno del male. Leggere la propria storia significa anche riconoscere la presenza di questi elementi tossici, ma per poi allargare la trama del nostro racconto, imparando a notare altre cose, rendendolo più ricco, più rispettoso della complessità, riuscendo anche a cogliere i modi discreti con cui Dio agisce nella nostra vita. Abbiamo visto che il discernimento ha un approccio narrativo: non si sofferma sull’azione puntuale, la inserisce in un contesto”.

Francesco ha spiegato ancora: “il racconto delle vicende della nostra vita consente anche di cogliere sfumature e dettagli importanti, che possono rivelarsi aiuti preziosi fino a quel momento rimasti nascosti. Una lettura, un servizio, un incontro, a prima vista ritenuti cose di poca importanza, nel tempo successivo trasmettono una pace interiore, trasmettono la gioia di vivere e suggeriscono ulteriori iniziative di bene. Fermarsi e riconoscere questo è indispensabile per il discernimento, è un lavoro di raccolta di quelle perle preziose e nascoste che il Signore ha disseminato nel nostro terreno. Il bene è nascosto, ha pudore, silenzioso, richiede uno scavo lento e continuo. Perché lo stile di Dio è discreto, non si impone; è come l’aria che respiriamo, non la vediamo ma ci fa vivere, e ce ne accorgiamo solo quando ci viene a mancare”.

Abituarsi a rileggere la propria vita – ha sottolineato Francesco - educa lo sguardo, lo affina, consente di notare i piccoli miracoli che il buon Dio compie per noi ogni giorno. Quando ci facciamo caso, notiamo altre direzioni possibili che rafforzano il gusto interiore, la pace e la creatività. Soprattutto ci rende più liberi dagli stereotipi tossici. Saggiamente è stato detto che l’uomo che non conosce il proprio passato è condannato a ripeterlo”.

Il Papa ha posto in conclusione della catechesi una domanda ai fedeli: “ho mai raccontato a qualcuno la mia vita? Si tratta di una delle forme di comunicazione più belle e intime. Essa permette di scoprire cose fino a quel momento sconosciute, piccole e semplici, ma, come dice il Vangelo, è proprio dalle piccole cose che nascono quelle grandi. Anche le vite dei santi costituiscono un aiuto prezioso per riconoscere lo stile di Dio nella propria vita: consentono di prendere familiarità con il suo modo di agire. Alcuni comportamenti dei santi ci interpellano, ci mostrano nuovi significati e nuove opportunità. Il discernimento è la lettura narrativa delle consolazioni e delle desolazioni che sperimentiamo nel corso della nostra vita. È il cuore a parlarci di Dio, e noi dobbiamo imparare a comprendere il suo linguaggio”.

Advertisement