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Papa Francesco incontra il Primo Ministro di Lituania, tra i temi anche la Bielorussia

L’Afghanistan, ma anche la Bielorussia, tra i temi dell’incontro tra Papa Francesco e il Primo Ministro di Lituania. In Italia per una serie di incontri bilaterali, Ingrida Šimonytė, è stata ricevuta in udienza da Papa Francesco questa mattina.

Papa Francesco, Šimonytė | Papa Francesco e il primo ministro lituano Šimonytė | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco, Šimonytė | Papa Francesco e il primo ministro lituano Šimonytė | Vatican Media / ACI Group

L’Afghanistan, ma anche la Bielorussia, tra i temi dell’incontro tra Papa Francesco e il Primo Ministro di Lituania. In Italia per una serie di incontri bilaterali, Ingrida Šimonytė, è stata ricevuta in udienza da Papa Francesco questa mattina.

“Durante i cordiali colloqui – si legge in un comunicato della Sala Statmpa della Santa Sede - è stato espresso compiacimento per le buone relazioni tra la Santa Sede e la Lituania, rilevando il ruolo della fede cristiana e della Chiesa cattolica nel promuovere i valori morali a salvaguardia della dignità dell’uomo e della famiglia”.

Quindi, prosegue il comunicato, “ci si è poi soffermati su questioni di reciproco interesse, quali la collaborazione tra le Nazioni per superare le sfide presenti, accentuate dalla pandemia, la pace e la sicurezza a livello regionale e internazionale, e le emergenze umanitarie attuali, come quella più recente dell'Afghanistan”.

Il Primo Ministro Šimonytė ha incontrato anche il Cardinale Pietro Parolin, da lei ricevuto quando questi era in Lituania a metà agosto per l’ordinazione episcopale dell’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, nuovo nunzio apostolico in Ucraina. Insieme al Cardinale Parolin, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, che lo scorso 12 maggio aveva ricevuto in Vaticano anche il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis.

Il primo ministro ha donato al Papa un dipinto dell’artista Eglė Kuckaitė che mostra la Cappella della Porta dell’Aurora e simboleggia i principali valori del cristianesimo, vale a dire purezza d’animo, speranza e pace. Il Papa ha ricordato la visita in Lituania e la sua sosta alla Porta dell’Aurora, dove tra l’altro fu per la prima volta esposto il quadro della Divina Misericordia.

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La presidenza del Consiglio lituana aggiunge ai temi in discussione anche alcune complicate situazioni regionali. Il primo ministro – si legge nel comunicato della presidenza – ha ringraziato il Papa della costante attenzione verso la Lituania, ha espresso supporto per le attività del Papa nel promuovere la pace, il rispetto delle donne, la protezione dell’ambiente e i principi della dignità umana.

Šimonytė ha anche dichiarato che “la Lituania sta facendo il suo meglio per aiutare quanti stanno emigrando dalla persecuzione politica e dai pericoli della guerra”, e rimarcato che “migliaia di Bielorussi e rappresentanti della società civile russa, afghani evacuati da Kabul e loro parenti hanno trovato rifugio in Lituania”.

Il Primo Ministro ha detto che Lituania e Santa Sede condividono l’obiettivo di supportare le nazioni che soffrono le aggressioni, e aggiunto che la Lituania supporta le azioni della Santa Sede in Ucraina, tanto che il Primo Ministro ha donato 10 mila euro all’iniziativa “Il Papa per l’Ucraina”.

Già negli incontri di agosto le autorità lituane avevano fatto presente al Cardinale Parolin la situazione di “attacco ibrido” condotta dalla Bielorussia contro la Lituania. Un conflitto permesso nel contesto dell’ondata di immigrati irregolari lasciati entrare in Lituania come rappresaglia per le sanzioni imposte alla Bielorussia dall'UE e per aver dato l’ospitalità agli oppositori bielorussi, Svetlana Tikhanovskaya in primis.

La Santa Sede è particolarmente attenta alla situazione nella Regione, considerando anche che le tensioni in Bielorussia avevano creato una situazione difficile per la Chiesa locale. L’arcivescovo emerito di Minsk, Tadeusz Kondrusiewicz, era rimasto impossibilitato a rientrare nel Paese, e la Santa Sede si era impegnata in diversi dialoghi per permettere all’arcivescovo di rientrare dall’ “esilio”. Questo è stato possibile solo prima di Natale, alla vigilia del compimento dei 75 e successiva “pensione”.