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Papa Francesco: “La Chiesa non può chiudersi in se stessa”

Papa Francesco chiede alla Chiesa di reagire di fronte alla violenza, all’ingiustizia e all’oppressione. Poi, appello per la Siria e memoria della Giornata della Tratta

Papa Francesco, Angelus | Papa Francesco durante un Angelus  | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco, Angelus | Papa Francesco durante un Angelus | Vatican Media / ACI Group

Gesù “ci invita a non avere paura di vivere nel mondo, anche se in esso a volte si riscontrano condizioni di conflitto e di peccato”, perché “di fronte alla violenza, all’ingiustizia e all’oppressione, la Chiesa non può chiudersi in se stessa” né “abbandonare la sua missione evangelizzatrice e di servizio”. Papa Francesco, all’Angelus della domenica, invita ancora una volta la Chiesa a essere presenti nel mondo.

Giornata di sole a Roma, nella domenica che fa seguito alla memoria liturgica di Santa Giuseppina Bakhita, la schiava che divenne cristiana e che già Benedetto XVI pose come esempio nella Spe Salvi. È in memoria di santa Bakhita che nella sua memoria liturgica si celebra la Giornata Internazionale contro la Tratta, un tema particolarmente caro a Papa Francesco.

Il Vangelo del giorno è il brano di Matteo in cui Gesù invita i discepoli ad essere sale e luce, e sono queste le due immagini da cui parte Papa Francesco.

Il sale – sottolinea il Papa – “è l’elemento che dà sapore e che conserva e preserva gli alimenti dalla corruzione”, e l’immagine sta dunque a significare che “il discepolo è chiamato a tenere lontani dalla società i pericoli, i germi corrosivi che inquinano la vita delle persone”.

Ed è chiamato a farlo resistendo “al peccato, al degrado morale, testimoniando i valori dell’onestà e della fraternità, senza cedere alle lusinghe mondane dell’arrivismo, del potere e della ricchezza”.

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Per Papa Francesco, è “sale il discepolo che, nonostante i fallimenti quotidiani, si rialza dalla polvere dei propri sbagli, ricominciando con coraggio e pazienza, ogni giorno, a cercare il dialogo e l’incontro con gli altri”.

E lo è anche il discepolo che “non ricerca il consenso e il plauso, ma si sforza di essere una presenza umile e costruttiva, nella fedeltà agli insegnamenti di Gesù che è venuto nel mondo non per essere servito, ma per servire”.

Quindi, l’immagine della luce, che “disperde l’oscurità e consente di vedere”.

Papa Francesco ricorda che “Gesù è la luce che ha fugato le tenebre, ma esse permangono ancora nel mondo e nelle singole persone”, ed è quindi “compito del cristiano disperderle facendo risplendere la luce di Cristo e annunciando il suo Vangelo”.

Per il Papa, l’irradiazione della luce del Vangelo può derivare “anche dalle nostre parole, ma deve scaturire soprattutto dalle opere buone”, perché “un discepolo e una comunità cristiana sono luce del mondo quando indirizzano gli altri a Dio, aiutando ciascuno a fare esperienza della sua bontà e della sua misericordia”.

Quando il discepolo di Gesù è luce? Quando “sa vivere la propria fede al di fuori di spazi ristretti, quando contribuisce a eliminare i pregiudizi, le calunnie, e a far entrare la luce della verità nelle situazioni viziate dall’ipocrisia e dalla menzogna”.

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Papa Francesco ricorda che “Gesù ci invita a non avere paura di vivere nel mondo, anche se in esso a volte si riscontrano condizioni di conflitto e di peccato”, anche perché la Chiesa non può “chiudersi in se stessa o nascondersi nella sicurezza del proprio recinto”, ma piuttosto si deve “spendere con generosità e tenerezza per i piccoli e i poveri, ascolta il grido degli ultimi e degli esclusi, perché è consapevole di essere una comunità pellegrina chiamata a prolungare nella storia la presenza salvifica di Gesù Cristo”.

Tra questi esclusi, appunto, le vittime della Tratta di esseri umani, vero cuore dell’azione diplomatica di Papa Francesco sin dall’inizio del Pontificato. Dopo l’Angelus, il Papa ricorda la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la Tratta di persone, e sottolinea che “per sanare questa piaga, perché è una vera piaga, che sfrutta i più deboli, è necessario l’impegno di tutti: istituzioni, associazioni e agenzie educative”.

Papa Francesco ricorda che “diverse ricerche attestino che le organizzazioni criminali usano sempre più i moderni mezzi di comunicazione per adescare le vittime con l’inganno”, ed è quindi necessaria l’educazione a un “sano uso dei mezzi tecnologici”, ma anche chiamare i “fornitori telematici alle loro responsabilità”.

Uno sguardo alla Siria, poi. Papa Francesco si dice preoccupato per le notizie dal Nord Ovest della Siria, “in particolare sulle condizioni di tante donne e bambini, della gente costretta a fuggire a causa dell’escalation militare”.

Papa Francesco rinnova quindi “l’accorato appello alla comunità internazionale e a tutti gli attori coinvolti ad avvalersi degli strumenti diplomatici, del dialogo e dei negoziati”.

Papa Francesco si riferisce alla drammatica situazione nella provincia di Idlib, dove si sta consumando un grave scontro tra truppe siriane e turche, che sembra aver provocato decine di morti.

Il Papa infine chiede di "pregare per questa amata e martoriata Siria" e chiede a tutti di pregare una Ave Maria.