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Papa Francesco: "La misericordia non abbandona chi rimane indietro"

La Messa del Papa a Santo Spirito in Sassia: "Questa pandemia ci ricorda che non ci sono differenze e confini tra chi soffre. Siamo tutti fragili, tutti uguali, tutti preziosi"

Il Papa nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia  |  | Vatican Media / ACI Group
Il Papa nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia | | Vatican Media / ACI Group
Il Papa celebra la Messa nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia |  | Vatican Media / ACI Group
Il Papa celebra la Messa nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia | | Vatican Media / ACI Group
Il Papa celebra la Messa nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia |  | Vatican Media / ACI Group
Il Papa celebra la Messa nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia | | Vatican Media / ACI Group
"Nella vita andiamo avanti a tentoni, come un bambino che inizia a camminare, ma cade; pochi passi e cade ancora; cade e ricade, e ogni volta il papà lo rialza. La mano che ci rialza sempre è la misericordia: Dio sa che senza misericordia restiamo a terra, che per camminare abbiamo bisogno di essere rimessi in piedi". Così parla Papa Francesco nell'omelia della Santa Messa, celebrata in forma privata presso la Chiesa di Santo Spirito in Sassia, nel ventesimo anniversario della canonizzazione di Suor Faustina Kowalska e dell’istituzione della Domenica della Divina Misericordia.
È la prima volta che un pontefice torna in questa chiesa, 25 anni dopo san Giovanni Paolo II che qui benedì l’immagine di Gesù misericordioso che vi si venera, quello stesso Gesù, descritto da Suor Faustina nelle sue visioni mistiche, dal cui cuore trafitto partono “due fasci di luce che illuminano il mondo".
Domenica scorsa abbiamo celebrato "la risurrezione del Maestro", oggi assistiamo alla "risurrezione del discepolo". "Egli non vuole che ripensiamo continuamente alle nostre cadute - continua Francesco nell'omelia -  ma che guardiamo a Lui, che nelle cadute vede dei figli da rialzare, nelle miserie vede dei figli da amare con misericordia. Oggi, in questa chiesa diventata santuario della misericordia in Roma, nella Domenica che san Giovanni Paolo II dedicò alla Misericordia Divina, accogliamo fiduciosi questo messaggio". "Il Signore attende che gli portiamo le nostre miserie, per farci scoprire la sua misericordia", ripete Francesco.
Il Papa torna sulla figura di Tommaso, l'apostolo, il grande assente, colui che "finchè non vede non crede": "Tommaso, che era arrivato in ritardo, quando abbraccia la misericordia supera gli altri discepoli: non crede solo alla risurrezione, ma all’amore sconfinato di Dio. E fa la confessione di fede più semplice e più bella: Mio Signore e mio Dio!". Perchè "in questa festa della Divina Misericordia l’annuncio più bello giunge attraverso il discepolo arrivato più tardi". "Mancava solo lui, Tommaso. Ma il Signore lo ha atteso. La misericordia non abbandona chi rimane indietro", osserva il Pontefice.
Francesco ricorda la dura prova che sta attraversando il mondo intero a causa dell'emergenza coronavirus: "Cari fratelli e sorelle, nella prova che stiamo attraversando, anche noi, come Tommaso, con i nostri timori e i nostri dubbi, ci siamo ritrovati fragili. Abbiamo bisogno del Signore, che vede in noi, al di là delle nostre fragilità, una bellezza insopprimibile. Con Lui ci riscopriamo preziosi nelle nostre fragilità. Scopriamo di essere come dei bellissimi cristalli, fragili e preziosi al tempo stesso. E se, come il cristallo, siamo trasparenti di fronte a Lui, la sua luce, la luce della misericordia, brilla in noi e, attraverso di noi, nel mondo".

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"Ora, mentre pensiamo a una lenta e faticosa ripresa dalla pandemia, si insinua proprio questo pericolo: dimenticare chi è rimasto indietro. Il rischio è che ci colpisca un virus ancora peggiore, quello dell’egoismo indifferente - commenta Papa Francesco - Si trasmette a partire dall’idea che la vita migliora se va meglio a me, che tutto andrà bene se andrà bene per me. Si parte da qui e si arriva a selezionare le persone, a scartare i poveri, a immolare chi sta indietro sull’altare del progresso. Questa pandemia ci ricorda però che non ci sono differenze e confini tra chi soffre. Siamo tutti fragili, tutti uguali, tutti preziosi. Quel che sta accadendo ci scuota dentro: è tempo di rimuovere le disuguaglianze, di risanare l’ingiustizia che mina alla radice la salute dell’intera umanità!".
Francesco conclude la sua omelia con parole di speranza e un invito: "Oggi l’amore disarmato e disarmante di Gesù risuscita il cuore del discepolo. Anche noi, come l’apostolo Tommaso, accogliamo la misericordia, salvezza del mondo. E usiamo misericordia a chi è più debole: solo così ricostruiremo un mondo nuovo".