“Dobbiamo rompere quell’immaginario sull’educazione, secondo cui educare è riempire la testa di idee. Così educhiamo degli automi, dei macrocefali, non delle persone. Educare è rischiare nella tensione tra la testa, il cuore e le mani: in armonia, al punto da pensare quello che sento e faccio; da sentire quello che penso e faccio; da fare quello che sento e penso. È un’armonia”. Lo ha detto il Papa ieri mattina parlando alla delegazione del Global Researchers Advancing Catholic Education Project.

Il Papa invita a “camminare insieme” ai giovani perché – sottolinea – “non si può educare senza camminare insieme alle persone che si stanno educando. È bello quando si trovano educatori che camminano insieme ai ragazzi e alle ragazze”.

“Educare – spiega Francesco - non è dire cose puramente retoriche; educare è far incontrare quello che si dice con la realtà. Le ragazze, i ragazzi hanno diritto a sbagliare, ma l’educatore li accompagna nel cammino per orientare questi sbagli, perché non siano pericolosi. Il vero educatore non si spaventa mai degli sbagli, no: accompagna, prende per mano, ascolta, dialoga. Non si spaventa e aspetta. Questa è l’educazione umana”.

“Senza radici – conclude il Papa - non si va avanti. Soltanto con le radici diventiamo persone: non statue da museo, come certi tradizionalisti freddi, inamidati, rigidi, con il pensiero che provvedere alla vita significhi vivere attaccati alle radici. C’è bisogno di questo rapporto con le radici, ma anche di andare avanti. E questa è la vera tradizione: prendere dal passato per andare avanti. La tradizione non è statica: è dinamica, protesa ad andare avanti”.