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Papa Francesco: "Le nostre ferite possono diventare fonti di speranza"

“Il Crocifisso, sorgente di speranza”. Il tema dell'Udienza generale di oggi

Papa Francesco durante un'udienza |  | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco durante un'udienza | | Vatican Media / ACI Group

Nel discorso in lingua italiana il Papa, alla vigilia del Triduo Pasquale, incentra la sua meditazione sul tema: “Il Crocifisso, sorgente di speranza”. L’Udienza Generale di questa mattina si svolge in Piazza San Pietro, Francesco si è ripreso dal ricovero al Gemelli e parla ai fedeli e ai pellegrini venuti in Vaticano della Passione del Signore.

"Tutto sembra finito. Per i discepoli di Gesù quel macigno segna il capolinea della speranza. Il Maestro è stato crocifisso, ucciso nel modo più crudele e umiliante, appeso a un patibolo infame fuori dalla città: un fallimento pubblico, il peggior finale possibile. Ora, quello sconforto che opprimeva i discepoli non è del tutto estraneo a noi oggi. Anche in noi si addensano pensieri cupi e sentimenti di frustrazione: perché tanta indifferenza verso Dio?", domanda il Papa.

"Perché tanto male nel mondo? Perché le disuguaglianze continuano a crescere e la sospirata pace non arriva? Perchè siamo cosi attaccati alla guerra? E nei cuori di ognuno, quante attese svanite, quante delusioni!", lo sa bene Papa Francesco.

"Nella mente dei discepoli rimaneva fissa un’immagine: la croce. Lì si concentrava la fine di tutto. Ma di lì a poco avrebbero scoperto proprio nella croce un nuovo inizio. Cari fratelli e sorelle, la speranza di Dio germoglia così, nasce e rinasce nei buchi neri delle nostre attese deluse; ed essa, invece, non delude mai. Pensiamo proprio alla croce: dal più terribile strumento di tortura Dio ha ricavato il segno più grande dell’amore. Dove è la tua speranza oggi?", continua Papa Francesco.

"Quel legno di morte, diventato albero di vita, ci ricorda che gli inizi di Dio cominciano spesso dalle nostre fini: così Egli ama operare meraviglie - aggiunge il Papa - Oggi, allora, guardiamo l’albero della croce perché germogli in noi la speranza: per essere guariti dalla tristezza di cui siamo malati, dall’amarezza con cui inquiniamo la Chiesa e il mondo. Nel crocifisso vediamo Gesù nudo, spogliato, ferito, tormentato".

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Spogliato. "Dio spogliato: Lui che ha tutto si lascia privare di tutto. Ma quella umiliazione è la via della redenzione. Dio vince così sulle nostre apparenze. Noi, infatti, facciamo fatica a metterci a nudo, a fare la verità; ci rivestiamo di esteriorità che ricerchiamo e curiamo, di maschere per camuffarci e mostrarci migliori di come siamo. Pensiamo che l’importante sia ostentare, così che gli altri dicano bene di noi. E ci addobbiamo di apparenze, di cose superflue; ma così non troviamo pace. Poi il maquillage se ne va, e tu ti guardi allo specchio con la faccia brutta che tu hai, quella vera che Dio ama. Gesù spogliato di tutto ci ricorda che la speranza rinasce col fare verità su di noi, dire la verità a te stesso, col lasciar cadere le doppiezze, col liberarci dalla pacifica convivenza con le nostre falsità. Noi siamo tanti abituati a dirci falsità e ci conviviamo, finiamo avvelenati delle nostre falsità. Questo serve: tornare al cuore, all’essenziale, a una vita semplice, spoglia di tante cose inutili, che sono surrogati di speranza", spiega il Papa.

"A Santa Marta si era sparsa la voce che questa settimana Santa volevamo togliere le cose che non usiamo, non immaginate le cose inutili che sono andate ai poveri, le cose di cui non abbiamo bisogno. Guardate il guardaroba dell'anima", dice a braccio il Pontefice.

Gesù ferito. "La croce mostra i chiodi che gli forano le mani e i piedi, il costato aperto. Ma alle ferite del corpo si aggiungono quelle dell’anima. Gesù insomma è ferito nel corpo e nell’anima. In che modo ciò aiuta la nostra speranza?", dice il Pontefice nella catechesi.

"Dio non nasconde ai nostri occhi le ferite che gli hanno trapassato il corpo e l’anima. Le mostra per farci vedere che a Pasqua si può aprire un passaggio nuovo: fare delle proprie ferite dei fori di luce. Come Gesù che in croce non recrimina, ma ama. Pensate a quanti giovani non tollerano le ferite e cercano nel suicidio una via di uscita, tanti giovani nella nostra città e preferiscono andare oltre con la droga, poveretti. Sì, le nostre ferite possono diventare fonti di speranza", sottolinea e conclude il Papa.