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Papa Francesco, l’ecumenismo 25 anni dopo l’Ut Unum Sint. “Condivido l’impazienza”

In una lettera inviata al Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, Papa Francesco ricorda i passi avanti nel dialogo ecumenico

Papa Francesco e il cardinale Koch | Papa Francesco in un incontro con il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani | Vatican Media / Catholic News Agency Papa Francesco e il cardinale Koch | Papa Francesco in un incontro con il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani | Vatican Media / Catholic News Agency

Per quanto riguarda il dialogo ecumenico, Papa Francesco dice di condividere “la sana impazienza di quanti a volte pensano che potremmo e dovremmo impegnarci di più”. Eppure, riconosce il Papa, molto è stato già fatto, nonostante ci sia ancora cammino da fare.

Papa Francesco scrive al Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani in occasione del 25esimo anniversario della pubblicazione dell’enciclica Ut Unum Sint, di San Giovanni Paolo II. Quell’enciclica marcò anche una piccola svolta nel dialogo ecumenico, perché il Papa apriva alla possibilità di studiare nuove forme di esrcizio del Primato Petrino. Da allora, molto è successo, con passi avanti e passi indietro: dalla dichiarazione di Ravenna del 2007 a quella di Chieti del 2016, passando per i documenti allo studio e le due nuove iniziative del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani: la rivista Acta Oecumenica e la pubblicazione, nel prossimo autunno, di un vademecum ecumenico per i vescovi.

Nel sua lettera, inviata il 24 maggio, Papa Francesco ricorda che con la Ut Unum Sint San Giovanni Paolo II confermò “in modo irreversibile” l’impegno ecumenico della Chiesa Cattolica, pubblicandola significativamente proprio nella solennità di ascensione.

Sottolinea Papa Francesco: “La Ut unum sint ribadisce che «la legittima diversità non si oppone affatto all’unità della Chiesa, anzi ne accresce il decoro e contribuisce non poco al compimento della sua missione”.

Il Papa ringrazia poi per il cammino fatto, dice di condividere “la sana impazienza” a voler fare di più, ma riconosce i passi avanti fatti in questi decenni “per guarire ferite secolari e millenarie”.

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Tra questi, Papa Francesco segnala che “sono cresciute la conoscenza e la stima reciproche, aiutando a superare pregiudizi radicati” e “si sono sviluppati il dialogo teologico e quello della carità, come pure varie forme di collaborazione nel dialogo della vita, sul piano pastorale e culturale”.

Papa Francesco si rivolge poi ai “compagni di viaggio” in questo cammino, i suoi “amati fratelli posti a capo delle diverse Chiese e comunità cristiane” e rinnova la sua “gratitudine a quanti hanno operato e operano in codesto Dicastero per mantenere viva nella Chiesa la consapevolezza di tale irrinunciabile meta”.

La domanda che resta è: quanta strada ci resta ancora da fare? Papa Francesco ricorda che “l’unità non è principalmente il risultato della nostra azione, ma è dono dello Spirito Santo”, sottolinea che non arriverà alla fine, ma durante il cammino.