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Papa Francesco, lo sguardo misericordioso di Gesù ci raggiunge per primo

Il Papa all' Angelus prega per le vittime in Etiopia e ringrazia per gli accordi tra diocesi e comune di San Severo

Papa Francesco guida la preghiera dell'Angelus |  | Vatican Media Papa Francesco guida la preghiera dell'Angelus | | Vatican Media

“Il primo sguardo non è di Zaccheo, ma di Gesù, che tra tanti volti che lo circondano da vicino, cerca proprio quello”.

Così Papa Francesco ha commentato oggi il passo del Vangelo proposto oggi dalla liturgia, l’incontro di Zaccheo con Gesù. 

“Lo sguardo misericordioso del Signore ci raggiunge prima che noi stessi ci rendiamo conto di averne bisogno per essere salvati. E con questo sguardo del divino Maestro comincia il miracolo della conversione del peccatore di Gerico”.

Il Papa ricorda che nei confronti dei peccatori “il disprezzo e la chiusura” non fanno che “isolarlo e indurirlo nel male che compie contro sé stesso e contro la comunità. Invece Dio condanna il peccato, ma cerca di salvare il peccatore, lo va a cercare per riportarlo sulla retta via. Chi non si è mai sentito cercato dalla misericordia di Dio, fa fatica a cogliere la straordinaria grandezza dei gesti e delle parole con cui Gesù si accosta a Zaccheo”.

Invece “l’accoglienza e l’attenzione di Gesù nei suoi confronti portano quell’uomo a un netto cambiamento di mentalità: in un attimo si rende conto di quanto è meschina una vita tutta presa dal denaro, a costo di rubare agli altri e di ricevere il loro disprezzo”. E quindi “incontrando l’Amore, scoprendo di essere amato nonostante i suoi peccati, diventa capace di amare gli altri, facendo del denaro un segno di solidarietà e di comunione”.

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Il Papa conclude con la preghiera a Maria che ci insegni ad “andare incontro con misericordia a quelli che hanno sbagliato, perché anche loro possano accogliere Gesù, il quale «è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto»”.

Il Papa ha pregato dopo l’Angelus per la Etiopia: “sono addolorato per le violenze di cui sono vittime i cristiani della Chiesa Ortodossa Tewahedo di Etiopia. Esprimo la mia vicinanza a questa amata Chiesa e al suo Patriarca, il caro fratello Abuna Matthias, e vi chiedo di pregare per tutte le vittime di violenza in quella terra”.

Un grazie poi al Comune e alla Diocesi di San Severo in Puglia “per la firma del protocollo d’intesa avvenuta lunedì scorso 28 ottobre, che permetterà ai braccianti dei cosiddetti “ghetti della Capitanata”, nel foggiano, di ottenere una domiciliazione presso le parrocchie e l’iscrizione all’anagrafe comunale. La possibilità di avere i documenti d’identità e di residenza offrirà loro nuova dignità e consentirà di uscire da una condizione di irregolarità e sfruttamento”.