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Papa Francesco: non essere sinceri nella condivisione “significa coltivare l’ipocrisia”

Udienza generale dedicata al brano degli atti “Fra loro, tutto era comune” degli Atti degli Apostoli

Papa Francesco, Aula Paolo VI | Papa Francesco durante l'udienza generale del 21 agosto 2019 | Daniel Ibanez / ACI Group Papa Francesco, Aula Paolo VI | Papa Francesco durante l'udienza generale del 21 agosto 2019 | Daniel Ibanez / ACI Group

"Fra loro tutto era comune”: la comunità fondata dagli apostoli si basa sulla condivisione, sulla comunione. Ma c’è chi, come Anania con sua moglie Saffira, che tiene una parte per sé, e viene punito. Perché – commenta Papa Francesco – “venire meno alla sincerità della condivisione, infatti, significa coltivare l’ipocrisia, allontanarsi dalla verità, diventare egoisti, spegnere il fuoco della comunione e destinarsi al gelo della morte interiore”.

Dopo la sospensione dell’udienza generale dello scorso mercoledì, Papa Francesco riprende il ciclo dedicato agli atti degli Apostoli. Nel brano vengono raccontati i primi passi della comunità cristiana dopo la morte di Gesù, una comunità che “nasce dall’effusione sovrabbondante dello Spirito Santo” e cresce “grazie al fermento della condivisione”, un “dinamismo di solidarietà che edifica la Chiesa come famiglia di Dio”.

Papa Francesco nota che l’esperienza della koinonia è centrale: significa partecipare, prima al Corpo e al Sangue di Cristo (“per questo diciamo che ci comunichiamo”) e come conseguenza in una unione fraterna che porta anche alla pratica di “”mettere in comune i beni e al raccogliere il denaro per la colletta a favore della Chiesa madre di Gerusalemme”.

“Se voi volete sapere di essere buoni cristiani, sì, dovete pregare, ma il segnale che il cuore che si è convertito è quando la conversione arriva alle tasche. Quando tocca i propri interessi. Lì sei sicuro che è una vera conversione”, commenta Papa Francesco.

È così che gli apostoli hanno “un cuore sole e un’anima sola”, tutto viene redistribuito secondo il bisogno, e così la comunione diventava “la nuova modalità di relazione tra i discepoli del Signore”. 

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Papa Francesco sottolinea che è questo l'amore concreto, la "concretezza dell'amore". E il fatto che i discepoli condividano tutto è "un segnale che arriva alle tasche, va contro il proprio interesse", perché "essere membra del corpo di Cristo rende i credenti corresponsabili gli uni degli altri", e a questo "non pensiamo spesso". Papa Francesco chiede di non essere indifferenti, perché questo è "essere cristiani".

Nella comunità dei primi tempi, i forti “sostengono i deboli”, nessuno “sperimenta l’indigenza che umilia e sfigura la dignità umana”. Papa Francesco loda le tante iniziative di volontariato, e sottolinea che tutto è condivisione.  

A Paolo e Barnaba, destinati all'evangelizzazione dei Gentili, viene chiesto come condizione di non dimenticare i poveri. Si tratta di una prassi finalizzata a “tenere lontana la piaga della povertà”, un “impegno della Chiesa di ieri e di tutti i tempi”, e Paolo fa una gara di solidarietà, Barnaba addirittura vende un campo. 

 Ma – nota Papa Francesco – a tanti esempi positivi fa da contraltare l’esempio negativo di “Anania e sua moglie Saffira”, i quali “venduto un terreno, decidono di consegnare solo una parte agli Apostoli e di trattenere l’altra per loro stessi”.

È un imbroglio che “interrompe la catena della condivisione gratuita, serena e disinteressata e le conseguenze sono tragiche, fatali”, perché l’apostolo Pietro smaschera la scorrettezza di Anania con parole dure, e poi alla moglie, complice del marito.

Commenta Papa Francesco: “Potremmo dire che Anania ha mentito a Dio per via di una coscienza isolata, ipocrita, per via cioè di un’appartenenza ecclesiale ‘negoziata’, parziale, opportunista”.

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Un atteggiamento che “procura ad entrambi la morte”, segno che “venire meno alla sincerità della condivisione, venire meno alla sincerità dell'amore, significa coltivare l’ipocrisia, allontanarsi dalla verità, diventare egoisti, spegnere il fuoco della comunione e destinarsi al gelo della morte interiore”.

Conclude Papa Francesco: “Chi si comporta così transita nella Chiesa come un turista che soggiorna in un albergo, non la vive come sua casa e come sua famiglia. Una vita impostata solo sul trarre profitto e vantaggio dalle situazioni a scapito degli altri, provoca inevitabilmente la morte interiore. Questa è l'ipocrisia che distrugge la Chiesa".