Come ogni anno il Papa ha ricevuto la Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli giunta a Roma in occasione della Solennità dei SS. Apostoli Pietro e Paolo.

La vostra presenza "ha manifestato visibilmente la vicinanza e la carità fraterna della Chiesa di Costantinopoli nei riguardi della Chiesa di Roma. Oggi le nostre Chiese portano avanti un fraterno e proficuo dialogo e sono impegnate in modo convinto e irreversibile nel cammino verso il ristabilimento della piena comunione".

"La riconciliazione tra cristiani separati, quale contributo alla pacificazione dei popoli in conflitto - ha aggiunto Francesco - risulta oggi quanto mai attuale, mentre il mondo è sconvolto da un’aggressione bellica crudele e insensata, nella quale tanti cristiani combattono tra di loro. Ma di fronte allo scandalo della guerra anzitutto non c’è da fare considerazioni: c’è da piangere, soccorrere e convertirsi".

"La ricerca dell’unità dei cristiani - ha concluso il Papa - non è solo una questione interna alle Chiese. È una condizione imprescindibile per la realizzazione di un’autentica fraternità universale, che si manifesta nella giustizia e nella solidarietà verso tutti". Ripartiamo da Cristo "per comprendere che non è più il tempo di regolare le agende ecclesiali secondo le logiche di potere e convenienza del mondo, ma secondo l’audace profezia di pace del Vangelo. Con umiltà e tanta preghiera, ma anche con coraggio e parresia. Auspico che il dialogo teologico progredisca promuovendo una mentalità nuova che, conscia degli errori del passato, porti a guardare sempre più insieme al presente e al futuro, senza lasciarci intrappolare nei pregiudizi di altre epoche. Non accontentiamoci di una diplomazia ecclesiastica per rimanere gentilmente sulle proprie idee, ma camminiamo insieme da fratelli: preghiamo gli uni per gli altri, lavoriamo gli uni con gli altri, sosteniamoci vicendevolmente guardando a Gesù e al suo Vangelo. Questa è la via perché la novità di Dio non sia tenuta in ostaggio dalla condotta dell’uomo vecchio".