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Papa Francesco, Regina Coeli: “È con Gesù che si diventa uomini e donne di pace”

Commentando il Vangelo, Papa Francesco si sofferma sul significato della pace donata da Gesù. L’auspicio che la ricevano anche i governanti delle nazioni

Papa Francesco, Regina Coeli | Papa Francesco dalla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano | Vatican Media Papa Francesco, Regina Coeli | Papa Francesco dalla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano | Vatican Media

Gesù sa che da soli non siamo capaci di custodire la pace, e per questo ci dona la sua pace, che è lo Spirito Santo. Un dono cui dovrebbero affidarsi, dice Papa Francesco, anche i governanti delle nazioni. E, nei saluti finali, manda un messaggio di vicinanza alla Chiesa in Cina, in vista della festa di Maria Aiuto dei Cristiani, venerata in particolare nel santuario di Sheshan. Un messaggio che indirettamente segnala una attenzione per le vicende della Chiesa in Cina, scossa anche dal recente arresto del Cardinale Joseph Zen, ora liberato su cauzione e in attesa di giudizio. Non solo. Il Papa saluta anche i manifestanti di "Scegliamo la vita", ribadendo che la vita è "un dono di Dio". 

"Martedì prossimo - ha detto Papa Francesco al termine dell'Angeus - ricorre la memoria della Beata Vergine Maria Aiuto dei Cristiani", particolarmente sentita dai cinesi, che la venerano in particolare nel santuario di Sheshan. Il Papa ha rinnovato a sua vicinanza spirituale alla Chiesa in Cina, ha detto di seguire "la vita e le vicende dei pastori spesso complesse, e prego per loro", e ha auspicato che la Chiesa di Cina arrivi ad una comunione effettiva con la Chiesa universale ed esercitare la sua missione di annuncio del Vangelo a tutti, offrendo così un contributo al progresso materiale della società".

Forte anche il messaggio per la Manifestazione Scegliamo la Vita. "Oggi - dice Papa Francesco - siamo sempre più portati a pensare che la vita sia un bene a nostra totale disposizione, che possiamo manipolare a nostro piacimento, come esito esclusivo di una scelta individuale. La vita è un dono di Dio, sempre sacra e inviolabile, e non possiamo far tacere la voce della coscienza".

Caldissima giornata di fine maggio, con sole a picco su Piazza San Pietro. Papa Francesco commenta, come di consueto, il Vangelo del giorno prima della preghiera del Regina Coeli, che durante il periodo pasquale sostituisce l’Angelus. E il brano del Vangelo è quello in cui Gesù si congeda dagli apostoli nell’ultima cena, dicendo che lasciava loro la pace e dava loro la sua pace. Parole “di affetto e serenità”, sottolineaPapa Francesco, in un momento “tutt’altro che sereno”, perché Giuda è già uscito per tradirlo, Pietro sta per rinnegarlo, gli altri per abbandonarlo. Eppure Gesù, “anziché mostrare agitazione, rimane gentile fino alla fine”.

Papa Francesco nota che proprio le ultime ore di Gesù sono “l’essenza di tutta la sua vita”, perché prova “paura e dolore, ma non da spazio al risentimento e alla protesta”, né si sfoga, ma resta in una pace che viene “dal suo cuore mite, abitato alla fiducia”. Ed è questa la pace che Gesù ci lascia.

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Gesù – chiosa Papa Francesco – “dimostra che la mitezza è possibile”. E infatti “lui l’ha incarnata nel momento più difficile”, e vuole che anche noi siamo “miti, aperti, disponibili all’ascolto, capaci di disinnescare le contese e di tessere concordia”, perché “questo è testimoniare Gesù e vale più di mille parole e di tante prediche”.

Papa Francesco non nega che “questa mitezza non è facile”, ma è proprio lì che arriva il dono della pace di Gesù, perché “lui sa che da soli non siamo in grado di custodire la pace, ci serve un aiuto, un dono”.

Questa pace, dice Papa Francesco, è “lo Spirito Santo, lo stesso Spirito di Gesù”, ovvero “la presenza di Dio in noi”, che “disarma il cuore, lo riempie di serenità” e “scioglie le rigidità e spegne le tentazioni di aggredire gli altri”, ricorda che “accanto a noi ci sono fratelli e sorelle, non ostacoli o avversari”, e che “ci dà la forza di perdonare, di ricominciare e ripartire”.

Papa Francesco sottolinea: è con lo Spirito Santo che “si diventa uomini e donne di pace”. Per questo “nessun peccato, nessun fallimento, nessun rancore deve scoraggiarci dal domandare con insistenza il dono dello Spirito Santo. Più sentiamo che il cuore è agitato, più avvertiamo dentro di noi nervosismo, insofferenza, rabbia, più dobbiamo chiedere al Signore lo Spirito della pace”.

E la nostra preghiera che Dio ci doni la sua pace sia fatta, conclude il Papa, anche per chi vive accanto a noi, per chi incontriamo ogni giorno e per i responsabili delle nazioni”.

Al termine dell'udienza, Papa Francesco ha ricordato anche oggi la beatificazione a Lione di Pauline Jaricot, fondatrice dell'Opera della Propagazione della Fede, e la Settimana Laudato Si, che inizia oggi. 

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