Come i discepoli "anche noi siamo chiamati a incontrarci e a restare uniti, e a rivolgerci verso gli altri, per lasciarci interpellare dalle domande dei nostri fratelli, per aiutarci a vicenda e arricchirci nella diversità dei carismi, delle vocazioni e dei ministeri. Forti delle nostre diversità culturali, delle differenze di approccio alla fede, diventiamo esperti nell’arte dell’incontro. E questo è molto importante: l’arte dell’incontro". Lo dice il Papa, stamane, salutando i partecipanti alle giornate pastorali delle Comunità cattoliche francofone nel mondo.

"Un incontro - sottolinea Francesco - può cambiare una vita. E il Vangelo è pieno di questi incontri con Gesù che risollevano e risanano. L’incontro richiede apertura, coraggio, disponibilità a lasciarsi interpellare dalla storia dell’altro. L’incontro ci trasforma e ci apre sempre nuove strade che non avevamo immaginato".

Il Pontefice ricorda poi la centralità della "preghiera, che noi trascuriamo troppo spesso e che è necessaria per ascoltare ciò che lo Spirito vuole dire alla Chiesa. Il Sinodo è un cammino di discernimento spirituale, di discernimento ecclesiale, che si compie soprattutto nell’adorazione, nella preghiera, nel contatto con la Parola di Dio, e non a partire dalla nostra volontà, dalle nostre idee o dai nostri progetti. La sinodalità presuppone l’ascolto: dobbiamo sviluppare l’ascolto nella Chiesa. È così che Dio ci mostra la strada da seguire".

Ancora una volta Francesco, infine, ribadisce che "il Sinodo non è un parlamento, sia chiaro, è un’altra cosa. Perché il personaggio più importante al Sinodo è lo Spirito Santo. Noi parliamo, ma non è un parlamento. Il Sinodo è un momento di grazia, un processo guidato dallo Spirito che fa nuove tutte le cose, che ci libera dalla mondanità, dalle nostre chiusure, dai nostri schemi pastorali ripetitivi e dalla paura. Ci chiama a interrogarci su ciò che Dio vuole dirci in questo tempo, oggi, e sulla direzione nella quale desidera condurci".