"In questo periodo dobbiamo imparare con i giovani studenti delle nostre università a vivere la crisi e a superarla insieme". Papa Francesco lo ha detto ai partecipanti al Convegno internazionale “Linee di sviluppo del Patto Educativo Globale”, promosso dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica (degli Istituti di Studi). "Le crisi - ha detto il Papa- vanno gestite e dobbiamo evitare che le crisi si trasformino in conflitto. Le crisi ti spingono in su, ti fanno crescere; il conflitto ti chiude, è un’alternativa, un’alternativa senza soluzione. Educare alla crisi: questo è molto importante. In questo modo essa – la crisi – può diventare un kairòs, un momento opportuno che provoca a intraprendere nuove strade". E questo parte dalla centralità della persona e ricordando che l’educazione è sempre radicata in un passato ma in modo che "l’antico e il nuovo si fondono nella composizione di un nuovo umanesimo". 

Il Papa mette in guardia però dall “indietrismo”, "che ci fa setta, che ti chiude, che ti toglie gli orizzonti: si dicono custodi delle tradizioni, ma delle tradizioni morte. La vera tradizione cattolica, per il Papa  "si porta avanti con i figli". 

Il Papa parla ancora una volta del rischio della cultura dello scarto che prende il posto della educazione al servizio: "Ad esempio, se un matrimonio non funziona più, lo si cambia; se un’amicizia non va più bene, si taglia via; se un vecchio non è più autonomo, lo si scarta… Invece, fragilità è sinonimo di preziosità: gli anziani e i giovani sono come vasi delicati da custodire con cura". 

Un momento storico che vuole tutti solo come "consumatori" che è invece propizio per la evangelizzazione "per recuperare la centralità della persona come la creatura che in Cristo è immagine e somiglianza del Creatore". Una verità che non possiamo tacere : "Tacere le verità su Dio per rispetto di chi non crede, sarebbe, nel campo educativo, come bruciare i libri per rispetto di chi non pensa, cancellare le opere d’arte per rispetto di chi non vede, o la musica per rispetto di chi non sente".