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Parolin prima del viaggio in Svezia: “L’ecumenismo, un processo irreversibile”

Cardinale Parolin | Il Cardinale Parolin durante l'intervista con il CTV | CTV Cardinale Parolin | Il Cardinale Parolin durante l'intervista con il CTV | CTV

Un processo “irreversibile” quello del cammino ecumenico, che si nutre della “testimonianza dei cristiani”, e che è un antidoto alla società secolarizzata. Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, alla vigilia del viaggio di Papa Francesco in Svezia analizza i temi del viaggio in una intervista al Centro Televisivo Vaticano. Con una certezza: “Questo viaggio è una pietra miliare.”

 “Nel 1517 – racconta il Cardinale Parolin - Lutero diede avvio ad un processo di cambiamento che portò alla separazione delle Chiese in Occidente, accompagnato da lotte per il potere, da guerre. Da quell’epoca i centenari della Riforma furono sempre commemorati in maniera polemica, in uno Spirito di scontro – forse si può parlare anche di ostilità. Questa volta non è così. Per la prima volta cattolici e luterani commemorano insieme questo centenario della Riforma e io penso davvero che si può parlare di una pietra miliare nel cammino di riconciliazione e di ricerca comune dell’unità fra le Chiese e le comunità ecclesiali”.

Il Cardinale sottolinea che si tratta di “un momento importante”, frutto di un dialogo sviluppato “durante questi 50 anni, a partire dal Concilio Vaticano II”, un dialogo “che ha cercato appunto di superare le difficoltà, di creare fiducia tra le parti, ha cercato di mettere in luce ciò che unisce più di ciò che divide e separa” Un dialogo, aggiunge, “di cui uno dei punti al vertice è stata la firma della dichiarazione”, ovvero la dichiarazione sulla dottrina della giustificazione.

Come portare avanti l’ecumenismo? Con l’esempio, e mostrando impegno comune in temi come la solidarietà, la cura del creato. Sottolinea, il Cardinale Parolin, che durante il momento con i giovani nello stadio di Malmoe “ci sarà anche la firma di un accordo tra la sezione del servizio per il mondo della Federazione Luterana Mondiale e la Caritas Internationalis”, a significare che “questa riconciliazione che stiamo cercando deve andare soprattutto a vantaggio della comune testimonianza nei confronti del mondo, deve tradursi in un incontro, deve tradursi in un atteggiamento di amore compassionevole”.

La firma avviene durante l’evento con i giovani perché questi “sono chiamati in prima persona ad assumersi questa sfida, perché i giovani sono il futuro e la speranza”.

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E poi, il tema della cura della casa comune, che insieme a quello della solidarietà rappresenta “l’ambito di un impegno comune serio ed efficace”. Sono questi per il cardinale Parolin i passi dell’ecumenismo. Perché – dice – “basta ricordare la parola di Gesù: Crederanno nella misura in cui voi date una testimonianza comune”.

Ma come fare a testimoniare in un mondo profondamente secolarizzata? Secondo il Cardinale Parolin, le società secolarizzate mostrano “questa chiusura in se stesse, senza apertura agli altri”, e per questo “la stessa commemorazione vuole sottolineare questa dimensione, perché si parla di passare dal conflitto alla comunione, e comunione significa superamento del ripiegamento su se stessi”.

I cristiani possono superare questo ripiegamento “soprattutto con il loro esempio di comunione”, perché il “materialismo è una chiusura del nostro orizzonte ai valori, alle realtà terrene, senza questa apertura a Dio. Cattolici e luterani sono chiamati a testimoniare insieme in nome della fede comune a Gesù Salvatore la bellezza della fede che hanno”.

Infine, uno sguardo alla comunità cattolica di Svezia, composta di tanti immigrati, che cresce ogni anno – ha raccontato ad ACI Stampa il vescovo di Stoccolma Arborelius – e che vive in prima linea. “Io credo che questa presenza del Papa – dice il Segretario di Stato vaticano - sia un grande stimolo per la comunità cattolica a continuare in questo cammino di ricerca dell’unità, in questo cammino ecumenico. Oggi la scelta ecumenica è irreversibile, nonostante abbia conosciuto e conosca anche difficoltà, credo si debba andare avanti coraggiosamente. Credo che anche la comunità cattolica in Svezia, composta di tante componenti, possa lavorare insieme”.