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Pregliasco spiega il contributo dell’Anpas alle popolazioni terremotate

Soccorso Alpino |  | sito ufficiale Anpas
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Soccorso Anpas |  | sito ufficiale Anpas
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Tra il 18 e il 19 gennaio l’Italia centrale è stata colpita nuovamente da un intenso sciame sismico che ha visto molte scosse sopra la magnitudo 5. Il terremoto si è abbattuto, oltre che su zone già colpite nei mesi scorsi anche su zone finora preservate dai movimenti tellurici. Un evento che è arrivato mentre il carico di neve, che è caduta copiosa sugli Appennini, era ai massimi ‘storici’, provocando anche slavine, valanghe oltre che complicare ulteriormente le comunicazioni e la viabilità. La sequenza sismica che ha colpito l’Appennino Centrale su una lunghezza complessiva di oltre 70 km, ha avuto sino ad ora quattro momenti principali di rilascio sismico: il 24 agosto, con l’evento di M6 di Amatrice; il 26 ottobre, con due eventi principali di M5.4 e M5.9 che hanno esteso la sismicità verso nord; il 30 ottobre, con l’evento di M6.5 che ha ribattuto la zona a cavallo degli eventi precedenti; il 18 gennaio, con 4 eventi di magnitudo M5.0-5.5, su una lunghezza di circa 10 km nella parte meridionale della sequenza, nell’area di Montereale, che si ricongiungono alla sismicità aquilana del 2009.

Nella regione abruzzese i volontari Anpas sono intervenuti, anche in condizioni particolarmente difficili, portando soccorso, assistenza e interventi di protezione civile per le comunità isolate in alcuni comuni e frazioni nell’aquilano e nel teramano, con le esondazioni nelle aree golenali del Pescara e dell’Aterno, difficoltà di circolazione su strade e ferrovie e sulla linea elettrica.

Per capire la ‘grandezza’ degli eventi del terremoto abbiamo chiesto al presidente nazionale dell’Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze), dott. Fabrizio Pregliasco, di raccontarci la situazione in Centro Italia: “In questo momento sono, secondo le fonti del Dipartimento della Protezione Civile, 12.360 le persone assistite. Gli assisti sono 7.144 nelle Marche, 2.082 in Umbria, 597 nel Lazio e 2.537 in Abruzzo. Nel complesso sono 9.978 le persone ospitate in alberghi e strutture ricettive, di cui circa 3.200 sul proprio territorio e oltre i 6.700 lungo la costa adriatica e sul lago Trasimeno. Sono circa 450 coloro che trovano accoglienza nel proprio comune in container, moduli abitativi prefabbricati rurali emergenziali e camper allestiti in questi mesi dalla Protezione Civile.I dati sono da considerarsi in continua evoluzione e aggiornamento e non comprendono tutti coloro che hanno individuato autonomamente una sistemazione. Per quanto riguarda la situazione sul campo, possiamo confermare che è una situazione molto complessa sia per l’assistenza sia per il soccorso soprattutto nelle comunità in difficoltà nelle frazioni rimaste isolate”.

Qual è lo stato del vostro impegno sul territorio?

“A oggi sono stati 58 i volontari della colonna mobile nazionale Anpas impegnati nel Centro Italia in seguito alla scossa del 18 gennaio. A loro vanno aggiunte tutte le pubbliche assistenze di Anpas Abruzzo e quelle delle Marche che stanno operando, sempre in coordinamento con le istituzioni nazionali e locali, nelle zone colpite dal terremoto e dall’emergenza neve portando soccorso, assistenza alla popolazione in ogni modo possibile. Dal primo soccorso al trasporto sanitario ordinario (dialisi, anziani), dal ripristino della viabilità alla distribuzione pasti e medicinali. Si è chiuso il 14 gennaio scorso, dopo 80 giorni l’attività di soccorso e assistenza dei volontari Anpas alla comunità di Tolentino colpita dalla sequenza sismica iniziata lo scorso 26 ottobre. Un impegno iniziato il 26 ottobre anche con i gemellaggi e che ha visto avvicendarsi 317 volontari Anpas provenienti da 116 pubbliche assistenze Anpas, con 79 mezzi tra ambulanze, fuoristrada e mezzi per il trasporto sociale. Insieme ai gemellaggi sono stati 251 i volontari provenienti da 104 pubbliche assistenze Anpas che hanno partecipato all'allestimento del campo, alle attività interne del campo, all'approvvigionamento di materiali e alla dismissione e soprattutto, la preparazione, da parte dei volontari Anpas, di 24144 pasti, per una media di 423 pasti preparati ogni giorno a partire dall’apertura della cucina il 18 novembre. Continua, invece, dal 26 ottobre, l’assistenza dei volontari Anpas a Norcia. In particolare questa settimana sono presenti nella cucina del campo base Anpas di Norcia quattro nuovi volontari Anpas migranti ospitati nel senese. A loro vanno aggiunti gli oltre 1.500 volontari che hanno operato nelle zone colpite dal terremoto del 24 agosto: soccorritori, infermieri, medici, psicologi, operatori di protezione civile, educatori, cuochi, logisti, elettricisti, geologi, cinofili sono stati impegnati per portare soccorso e assistenza alla popolazione nel corso di tutta l’emergenza non solo ad Amatrice, dove Anpas ha allestito un campo, ma, insieme alle colonne mobili regionali, anche nelle comunità di Montegallo, Accumuli, Arquata del Tronto, Grissino, Fonte del Campo e Cornillo Nuovo. In particolare ad Amatrice Quasi 50mila i pasti cucinati dai volontari impegnati nella cucina del campo di Amatrice e circa 95mila le ore complessive dell’impegno dei volontari al campo”.

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Quali sono le criticità principali su cui state lavorando?

“In questo momento una somma di fattori, dal maltempo al terremoto, stanno impegnando seriamente i nostri volontari. In particolare stiamo riscontrando oltre problematiche legate dell’isolamento di alcune frazioni e, in generale, l’esigenza di collaborare con i amministrazioni comunali in estrema difficoltà. Una ulteriore difficoltà è il dover anche fronteggiare le tante polemiche che si stanno facendo in un momento così delicato: dobbiamo affrontare una emergenza per molte comunità e in questo momento il volontariato, le istituzioni e tutto il sistema Italia sta lavorando in maniera costante e in condizioni difficili- Non è il momento di fare polemiche e qualsiasi defezione in merito al coordinamento andrà analizzata in futuro anche alla luce di quanto accaduto. Ma ora facciamo appello alla responsabilità e al senso di rispetto verso i volontari e tutti gli operatori che fanno parte del sistema della Protezione Civile italiana, sistema che ci invidia tutto il mondo e che, oltre ad essere operativa in una emergenza nazionale dallo scorso 24 agosto, lavora con la prevenzione e negli interventi locali ogni singolo giorno dell'anno”.

A fine dello scorso anno è stata approvata la Legge Delega di Riforma del Terzo settore (legge 106/2016): perché l’Anpas ha fatto un documento?

“E’ ancora una legge quadro che necessita poi dei decreti delegati. Anpas rientra in quella parte di volontariato strutturato organizzato che necessita di disposizioni particolari perché mal si colloca nell’ambito più ampio del volontariato nell’accezione più comune - piccolo, di prossimità non strutturato - né nel contesto dell’impresa sociale (per la prevalenza dell’attività volontaria svolta). La peculiarità e l’importanza delle associazioni di volontariato organizzato sono state richiamate anche dal Dipartimento di protezione civile sottolineando la necessità di un riconoscimento delle specificità delle organizzazioni di volontariato operanti nella protezione civile, come peraltro indicato nell’ art.5, comma 1, lettera a) della Legge 106/2016. Per questo riteniamo necessario che si debba conto delle peculiarità della sua storia e del ruolo sin qui svolto nel contesto socio sanitario per preservarne il capitale umano ed evitare una sua possibile dispersione oltretutto a vantaggio di realtà, presenti nel nostro settore, di dubbia moralità”.

Quale apporto il volontariato può dare nelle situazioni di calamità?

“Il volontariato è parte del sistema di protezione civile e in quanto tale lo è sia nelle situazioni di calamità sia nel fare prevenzione. Per poter intervenire in emergenza il volontariato Anpas si prepara per poter dare il miglior apporto possibile, sempre in costante coordinamento con le istituzioni locali e nazionali: volontari con talenti e specificità in vari settori di intervento che per tutto l'anno si impegnano e partecipano per poter intervenire con strumenti e procedure anche complessi. Fondamentale è anche la prevenzione che stiamo svolgendo da anni con la campagna Io non rischio che abbiamo ideato e che poi abbiamo condiviso con il Dipartimento della protezione civile, con la campagna multirischio Io non rischio e i campi scuola Anch’io sono la protezione civile dove ogni anno facciamo partecipare migliaia di ragazzi e con loro facciamo attività di protezione civile”.

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