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Quando Giovanni Paolo II metteva in guardia la Romania dai pericoli del post comunismo

Giovanni Paolo II alla Cattedrale di San Giuseppe a Bucarest |  | www.papalabucuresti.ro Giovanni Paolo II alla Cattedrale di San Giuseppe a Bucarest | | www.papalabucuresti.ro

“Voi che vi siete liberati dall'incubo della dittatura comunista, non lasciatevi ingannare dai sogni fallaci e pericolosi del consumismo. Anch'essi uccidono il futuro. Gesù vi fa sognare una Romania nuova, una terra ove l'Oriente e l'Occidente possano incontrarsi con fraternità. Questa Romania è affidata alle vostre mani. Costruitela assieme, con audacia!”.

Questo era il mandato di Giovanni Paolo II esattamente 20 anni fa quando il 9 maggio lasciava la Romania alla fine di un viaggio storico, il primo di un Pontefice, avvenuto grazie alla fine del regime comunista.

Ma Giovanni Paolo II aveva capito bene quali fossero i rischi che il Paese correva.

Nel suo discorso al Presidente della Romania Giovanni Paolo II spiegava:

“Quarant'anni di comunismo ateo hanno lasciato conseguenze e cicatrici nella carne e nella memoria del vostro popolo e hanno instaurato un clima di diffidenza; tutto ciò non può scomparire senza un reale sforzo di conversione dei cittadini nella loro vita personale e nei rapporti con l'insieme della comunità nazionale. Ognuno deve tendere la mano ai propri fratelli, affinché la promozione e lo sviluppo siano a beneficio di tutti, in particolare di coloro che hanno subito gli effetti nefasti delle diverse crisi del passato.

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Il vostro popolo è ricco di risorse insospettate, di fiducia in sé e di solidarietà. Forte di questi valori, è chiamato a sviluppare un' arte di vivere insieme che è un supplemento d'anima e d'umanità. La solidarietà e la fiducia esigono da tutti i protagonisti della vita sociale la concertazione e il rispetto dei diversi livelli d'intervento, così come un impegno perseverante e un atteggiamento di onestà da parte di tutti coloro che devono gestire le realtà sociali. A partire da ciò si crea realmente una comunanza di destino. Incoraggio gli abitanti della Romania a lavorare per edificare una società al servizio di tutti e a lasciarsi raggiungere dal messaggio di Cristo, come i loro antenati hanno fatto fin dai tempi apostolici, mostrando quanto i valori cristiani, spirituali, morali e umani occupino un importante posto nella vita della nazione”.

A Bucarest il Papa ha celebrato la Divina liturgia nel rito greco cattolici, ringraziato il clero che ha subito la persecuzione, e poi dice: “ Da questa Cattedrale il mio pensiero non può non correre a Blaj. Spiritualmente bacio quella terra di martirio e faccio mie le commosse parole del grande poeta Mihai Eminescu, che ad essa si riferiscono: "Ti ringrazio, o Dio, per avermi aiutato affinché la potessi vedere”.

Uno dei temi forti del viaggio è stato ovviamente l’ ecumenismo, un impegno suggellato dall’incontro con il Patriarca Teoctist e il Santo Sinodo ortodosso: “sono venuto a contemplare il Volto di Cristo scolpito nella vostra Chiesa- dice Giovanni Paolo II-  sono venuto a venerare questo Volto sofferente, pegno di una rinnovata speranza. La vostra Chiesa, consapevole di avere «trovato il Messia», si sforza di condurre i propri figli e tutti gli uomini che cercano Dio con cuore sincero a incontrarlo; lo fa mediante la celebrazione solenne della divina Liturgia e l'azione pastorale quotidiana.

Questo impegno coincide con la vostra tradizione, tanto ricca di figure che hanno saputo unire una profonda vita in Cristo a un generoso servizio ai bisognosi, un impegno appassionato nello studio a un'instancabile sollecitudine pastorale”. E aggiunge: “ I suoi figli hanno sofferto molto, alcuni fino alla testimonianza suprema del sangue. La fine della persecuzione ha ripristinato la libertà, ma il problema delle strutture ecclesiali attende ancora una soluzione definitiva. Che il dialogo sia la via per curare le ferite ancora aperte e per superare le difficoltà che tuttora sussistono! La vittoria della carità sarà un esempio non solo per le Chiese, ma per l'intera società. Prego Dio, Padre di misericordia e fonte della pace, affinché l'amore, ricevuto e donato, sia il segno attraverso il quale i cristiani vengano riconosciuti come fedeli al loro Signore”.

Tanti i temi del viaggio tutti legati alla fine della dittatura e alla necessaria rinascita con l’attenzione ai rischi di derive consumiste e illegali.

“Con gli storici eventi del 1989- diceva Giovanni Paolo II al suo arrivo- anche la Romania ha avviato un processo di ripristino dello stato di diritto nel rispetto delle libertà, tra cui quella religiosa. Si tratta, certo, d'un processo non privo di ostacoli che, giorno dopo giorno, va proseguito salvaguardando la legalità e consolidando le istitutioni democratiche. Auspico che, in questo sforzo di rinnovamento sociale, non manchi alla vostra nazione il sostegno politico e finanziario dell'Unione Europea, a cui la Romania appartiene per storia e per cultura”.

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