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Sandri, venga un tempo in cui i figli di uno stesso battesimo non si chiamino "nemici"

Il cardinale Prefetto delle Chiese Orientali apre l'anno accademico al Pontificio Istituto Orientale

Il Cardinale Sandri al PIO |  | PIO
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"Mai avremmo pensato di vivere una pandemia all’inizio del terzo millennio, mai avremmo immaginato di attraversare un conflitto che in modo sempre più preoccupante sembra unire i pezzi di quello che Papa Francesco aveva da tempo chiamato come guerra mondiale".

Il cardinale Leonardo Sandri lo dice ai giovani che studiano a Roma. Sono gli studenti del Pontificio Istituto orientale che, come ricorda lui stesso, cento anni fa è stato affidato alla Compagnia di Gesù. Il 27 ottobre si è aperto il nuovo anno accademico con una prolusione del cardinale Prefetto della Congregazione (oggi dicastero) delle Chiese Orientali e la santa messa.

Nella prolusione il cardinale, con lo sguardo all'Ucraina, ha esortato gli studenti ad "approfondire la storia, curando che la sua ricostruzione brilli per rigore scientifico senza preconcetti a favore di una lettura o dell’altra: questo lo diciamo dinanzi al mistero che i figli di uno stesso Battesimo ora siano in guerra gli uni con gli altri, e nuovi Caino si scaglino contro nuovi Abele. In questo senso andranno rilette, accanto alle parole di lunedì del Pontefice sull’esigenza anche di pregare per l’aggressore “Non si vedono le ferite che hanno nell’anima, ma pregate, pregate perché il Signore li converta e voglia venire la pace”, le riflessioni sviluppate nel Convegno “Violenza ove antico dolore” che impegnò il Pontificio Istituto Orientale a partire dal dramma della guerra in Siria".

Anche nella omelia Sandri ha pregato per l' Ucraina: "alcuni di voi provengono dalle terre insanguinate dal conflitto in Ucraina e per questo vogliamo chiedere insieme che cessino i bombardamenti e i combattimenti, si possa dare degna sepoltura ai defunti, curare le ferite dei cuori e dei corpi, e venga un tempo in cui i figli di uno stesso battesimo non debbano più usare la parola “nemico” per chiamarsi l’un l’altro, ma tornare a pronunciare e a vivere in autenticità quella di “fratello”".

Il cardinale ha ricordato anche le celebrazioni per gli 850 anni della morte di San Nerses Shornali, grande santo venerato dalla Chiesa Armena, oltre al centenario della decisione pontificia che affidò, il 14 settembre 1922, il Pontificio Istituto Orientale alla Compagnia di Gesù: "Siamo tutti a conoscenza che un Papa discepolo di Sant’Ignazio, Papa Francesco, il 17 dicembre 2019 ha firmato il Chirografo Una maggiore collaborazione che prevede una unificazione del Pontificio Istituto Orientale e del Pontificio Istituto Biblico nella Università Gregoriana, senza che sia persa la missione di ogni Istituzione e nel caso dell’Orientale il legame speciale con il Dicastero e con il suo Prefetto che ne diventerà Patrono, essendo uno solo il Gran Cancelliere".

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E il cardinale ha ricordato che "il Pontificio Istituto Orientale ha una missione affidata dai Sommi Pontefici, i docenti anzitutto i Gesuiti sono qui avendo ricevuto una missione, gli studenti sono qui inviati per prepararsi alla missione: tutte questi aspetti si riconducono all’annuncio del Vangelo. Se la nostra Istituzione non vive della dinamica, cioè del movimento dello Spirito che ci chiama e ci manda, essa diventa sterile e fine a sé stessa".

Del resto "lo scudo della fede rappresenta la capacità di guardare, leggere, giudicare la realtà a partire del Vangelo come unico metro di misura: molti vorrebbero che la comunità cristiana si esprimesse secondo una logica mondana di una parte o dell’altra, ed è molto subdolo il modo in cui si cerca di farci diventare alleati di uno schieramento o dell’altro. L’esperienza dello studio accademico, l’esercizio dell’intelletto della fede che si esprime in tutte le discipline che le due Facoltà del PIO approfondiscono sono un modo perché questo scudo e il tesoro della fede si rafforzi in noi e ci renda pastori capaci di discernimento sul tempo presente perché saldamente ancorati nell’ascolto del progetto di Dio e nel cercare i segni che Egli pone sul nostro cammino".