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Santa Sede, la scienza non deve occuparsi solo di pandemie, ma del futuro dell'uomo

La Pontificia Accademia delle scienze ha concluso la Sessione Plenaria dedicata alla sopravvivenza

Joachim von Braun Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze |  | PAS Joachim von Braun Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze | | PAS

Scienza e società nella situazione attuale di Pandemia si incontrano con realtà e devono guardare oltre il momento presente. La Pontificia Accademia delle scienze ha diffuso la Dichiarazione finale della sua sessione plenaria, che si è conclusa il 28 ottobre scorso. I lavori sono stati dedicati al tema “Scienza e sopravvivenza. Il Sars-CovV-2 e il rapporto tra i rischi su larga scala per la vita del nostro pianeta e le opportunità che la scienza ci offre per affrontarli”.

Oltre la pandemia quindi guardando ad esempio al fatto che il ruolo dell’intelligenza artificiale “(ia) nel processo decisionale per contrastare il coronavirus è sempre più importante. L’ia ha già dato un contributo importante alla prevenzione, nella diagnosi precoce e nel controllo del trattamento, nel tracciamento dei contatti, nella previsione dei trend della pandemia, nello sviluppo di farmaci e vaccini e, infine, nella distribuzione e nel monitoraggio a lungo termine. Le soluzioni più attendibili derivanti dall’ia sono quelle che cercano un allineamento con gli obiettivi etici. Questioni quali correttezza, trasparenza, riservatezza, istruzione e sicurezza sono ora più chiare. La collaborazione sugli strumenti dell’ia, gli standard qualitativi e la condivisione richiedono attenzione proprio a causa del rapido aumento del volume dei dati in questo campo”.

Ovviamente la ricerca scientifica “dev’essere attendibile e spiegata a parole chiare” e  quindi gli uomini di scienza non devono “dare false speranze né dichiarare che, in termini scientifici, esista qualcosa di simile alla verità assoluta”.

Il ruolo delle Accademie è quello di mediare e “filtrare le notizie scientifiche, promuovendo quelle che dureranno e distinguendole da informazioni che lasciano il tempo che trovano”.

Una riflessione anche sulla politica, perché “la pandemia di covid-19 ha portato a un’inversione del rapporto tra scienza e politica. Ora, infatti, a parte poche riprovevoli eccezioni, sono i politici stessi a chiedere direttamente il parere della scienza prima di adottare un provvedimento e questo accade in tutto il mondo e in tutte le culture, probabilmente perché la crisi attuale non è percepita come provocata dall’uomo, ma come un’epidemia di origine ancora ignota, che genera forte incertezza, insicurezza e impotenza”.

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E lo studio contro le pandemie può portare lontano: “Potrebbe infatti essere necessario rivedere i sistemi di produzione del cibo di origine animale al fine di ridurne i rischi di trasmissione”.

C’è poi il valore significativo della comunicazione: “I governi, gli enti pubblici, le comunità scientifiche e i mezzi di comunicazione (inclusi i social media) spesso non riescono a garantire una comunicazione responsabile, trasparente e tempestiva, che è fondamentale per fornire risposte adeguate”.

Ma la scienza da sola non basta all’uomo, senza solidarietà, libertà e uguaglianza sono solo parole vuote e occorre “recuperare la spiritualità”. L’invito ai  è invocare “Dio affinché illumini le persone di scienza nel trovare soluzioni pertinenti ai problemi che ci affliggono. È fondamentale infatti che scienziati, responsabili politici e istituzioni religiose collaborino da vicino in tali pesanti circostanze con l’obiettivo di contribuire a superare le divisioni che sono in aumento nelle nostre società”.