Advertisement

Sinodo 2023, verso la fase 2. “Le Conferenze episcopali non sono la tomba della profezia”

Dopo la prima fase, il documento della Segreteria generale del Sinodo sarà restituito ad una tappa continentale. Ecco cosa accadrà

Sinodo 2023 | La conferenza stampa di introduzione alla seconda fase del Sinodo 2023 | AG / ACI Group Sinodo 2023 | La conferenza stampa di introduzione alla seconda fase del Sinodo 2023 | AG / ACI Group

Di fronte alla preoccupazione riguardo ai rapporti della prima fase del Sinodo sulla sinodalità, il Cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, ci tiene a sottolineare che le conferenze episcopali non sono “la tomba della profezia”, ma che piuttosto sono il luogo dove i vescovi saranno chiamati a discernere le proposte arrivate dalla grande consultazione sinodale. Nessun annacquamento delle proposte, nessuna normalizzazione, ma piuttosto un ascolto che porta però un necessario discernimento.

Lo scorso 15 agosto, si è chiusa la prima fase della consultazione del popolo di Dio per il Sinodo dei vescovi. I contributi stanno ancora arrivando, molte sintesi in realtà sono già al vaglio, e il Cardinale Grech sottolinea che no, non ci si deve aspettare che tutti i contributi siano della stessa qualità, né che il principio della consultazione sia stato applicato allo stesso modo da ogni Chiesa particolare.

Il percorso sinodale, però, prevede anche questo, in un percorso circolare che vedrà ora la segreteria generale, con una serie di esperti, elaborare a partire dalle sintesi un documento di sintesi, una sorta di instrumentum laboris che farà un ulteriore passaggio nelle assemblee continentali, per quello che sarà la seconda tappa di questa consultazione sinodale di tre anni voluta da Papa Francesco.

Il Cardinale Grech sottolinea che si tratta di un processo “circolare”, e che dunque il documento di lavoro sarà “restituito alle Chiese”, dopo il documento di sintesi di tutte le sintesi elaborato dalla Segreteria Generale del Sinodo. Una seconda tappa che serve “per evitare che i vari passaggi possano impoverire ciò che lo Spirito ha detto alle Chiese nella consultazione”.

Il Cardinale Jean-Claude Hollerich, relatore generale del Sinodo, sottolinea che la sintesi richiesta alle Conferenze Episcopali va intesa “come il culmine del discernimento spirituale comunitario” e a “raccogliere ed esprimere i frutti del processo sinodale in modo che siano comprensibili anche a chi non vi ha partecipato”.

Advertisement

Nel processo sinodale, è stato coinvolto anche il Dicastero per la Comunicazione, sia per un percorso interno di discernimento, sia sia per un progetto pilota, “La Chiesa ti ascolta”, una sorta di monitoraggio delle reti sociali realizzata da alcuni influencers che ha visto l’arrivo di circa 110 mila risposte.

Suor Nathalie Becquart, sottosegretario del Sinodo dei vescovi, sottolinea che “questa prima tappa del Sinodo ha costituito una vera scuola pratica di sinodalità”, mentre l’altro sottosegretario, Luis Marin de San Martin, afferma che “non si deve avere ansia sul risultato immediato, ma è importante assumere un nuovo modo di essere Chiesa”, più coerente, che avanza “con serenità nel sentiero del rinnovamento e della speranza”.

Padre Giacomo Costa, consultore della Segreteria generale del Sinodo, spiega che "il Sinodo non è l'occasione per fare la lista dei problemi della Chiesa", ma piuttosto la necessità di ascolto, con, nella tappa continentale, di cercare di "valorizzare l'apporto locale", ma anche "percorsi che possono essere condivisi" da territori vicini. E aggiunge: la tappa continentale "allarga la dinamica, investendo sulle relazioni sulle Conferenze Episcopali vicine in quello che abbiamo chiamato continenti, ma che non rispondono alla definizione geografica".