"Per evitare che una sentenza della Corte Costituzionale provochi lo smantellamento del reato di aiuto al suicidio, il Parlamento dovrebbe in breve tempo avviare un iter di discussione della legge che potrebbe indurre la Corte stessa a concedere un tempo supplementare". Lo ha detto ieri il Presidente della Cei, Cardinale Gualtiero Bassetti, intervenendo ieri all’incontro di riflessione “Eutanasia e suicidio assistito. Quale dignità della morte e del morire?”. Il pronunciamento della Consulta è atteso per il 24 settembre prossimo.

Secondo il presule "la via più percorribile sarebbe quella di un’attenuazione e differenziazione delle sanzioni dell’aiuto al suicidio, nel caso particolare in cui ad agire siano i familiari o coloro che si prendono cura del paziente. Questo scenario, tutt’altro che ideale, sarebbe comunque altra cosa rispetto all’eventualità di una depenalizzazione del reato stesso". Approvare il suicidio assistito provocherebbe "un’autentica voragine dal punto di vista legislativo, ponendosi in contrasto con la stessa Costituzione italiana, secondo la quale la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, il primo dei quali è quello alla vita. Tale contrasto segnerebbe dal punto di vista giuridico un passaggio irreversibile".

"Non esiste - ha poi ribadito Bassetti - un diritto a darsi la morte. Svegliamoci dal cinismo economicista che genera una mentalità che guarda solo all’efficienza. Circondiamo i malati e tutti i più deboli dell’amore del quale, come ogni essere umano, hanno bisogno per vivere".

"La vita umana, dal concepimento fino alla sua fine naturale - ha concluso il presidente della Cei citando il Papa - possiede una dignità che la rende intangibile".