Al termine della visita ad limina i Vescovi dell’Emilia Romagna hanno preso posizione sulla proposta della Regione che legittima – si legge nella nota diffusa dalla Conferenza episcopale emiliano-romagnola - “con un decreto amministrativo il suicidio medicalmente assistito, con una tempistica precisa per la sua realizzazione, presumendo di attuare la sentenza della Corte Costituzionale 242/2019”.
“Il suicidio assistito, come ogni forma di eutanasia, si rivela una scorciatoia: il malato è indotto a percepirsi come un peso a causa della sua malattia e la collettività finisce per giustificare il disinvestimento e il disimpegno nell’accompagnare il malato terminale. Primo compito della comunità civile e del sistema sanitario è assistere e curare, non anticipare la morte”. Lo scrivono i Vescovi del Triveneto in una nota dal titolo “Suicidio assistito o malati assistiti?”.
"Monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ribadisce il suo ‘no’ nei confronti dell’eutanasia e del suicidio assistito, in piena adesione al Magistero". E' questo il chiarimento inviato subito, tramite la Sala Stampa della Santa Sede, dalla Pontificia Accademia per la Vita in relazione all’intervento di Monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, tenuto mercoledì 19 aprile al Festival Internazionale del Giornalismo a Perugia.
I vescovi italiani sono in Assemblea plenaria e non rilasciano per ora dichiarazioni sulla vicenda del via libera al “suicidio assistito” di un tetraplegico delle Marche
Il 22 ottobre è il giorno della memoria di San Giovanni Paolo II. Ed è stata a lui consacrata una novena proclamata dai vescovi di Inghilterra e Galles per pregare contro l’approvazione della legge dell’eutanasia, che andava in seconda lettura alla Camera dei Lord proprio il 22 ottobre. La legge è poi passata in quella seconda lettura, anche se ci sono anche altri passaggi da fare perché diventi ufficiale. E anche i vescovi continuano a combattere per non trascinare il Regno Unito sul piano inclinato delle leggi pro-morte, come è successo in altri Paesi Europei.
Lo chiamano “morire con dignità”, ma è piuttosto un suicidio assistito, una possibilità data ai malati terminali di decidere tempi e modi della propria morte. Succede in Irlanda, dove la nuova legge ha suscitato il parere contrario dei vescovi. I quali, in un “Parere” inviato al Parlamento, hanno sottolineato: “Il suicidio assistito riflette un fallimento della compassione da parte della società. È un fallimento nel rispondere alla sfida di prendersi cura dei malati terminale mentre si avvicinano alla fine della propria vita”.
“La cura della vita è la prima responsabilità che il medico sperimenta nell’incontro con il malato. Il Buon Samaritano, infatti, non solo si fa prossimo, ma si fa carico di quell’uomo che vede mezzo morto sul ciglio della strada: è più che mai necessario fare uno sforzo, anche spirituale, per lasciare spazio ad una relazione costruita a partire dal riconoscimento della fragilità e vulnerabilità della persona malata. La debolezza, infatti, ci ricorda la nostra dipendenza da Dio e invita a rispondere nel rispetto dovuto al prossimo”. Lo ribadisce la Congregazione per la Dottrina della Fede nella Lettera Samaritanus Bonus, pubblicata oggi, sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita.
È una Chiesa che “non deve stancarsi di annunciare l’ordine naturale delle cose” e che deve sempre sottolineare come “corpo ed anima siano fondamentali e non scissi”, quella delineata dal Cardinale Wilhelm Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht. Il Cardinale entra nel dibattito sul tema dell’eutanasia e del suicidio assistito. Lo fa da ex medico che ha dedicato una tesi di dottorato al tema dell’eutanasia già negli anni Ottanta, e da una nazione, l’Olanda, con una legge sull’eutanasia tra le più liberali del mondo.
Che il tema del fine vita sia difficile e spinoso non è un novità. Ed è altrettanto certa la posizione della Chiesa cattolica sul no ad ogni forma di suicidio assistito o eutanasia.
"Non comprendo come si possa parlare di libertà: qui si creano i presupposti per una cultura della morte in cui la società perde il lume della ragione. Saremo attenti e vigilanti a tutela della vita delle persone, soprattutto di chi si trova in situazioni di disagio, di difficoltà, di malattia”. Così il segretario generale della CEI Monsignor Stefano Russo - al termine dei lavori del Consiglio episcopale permanente - è tornato sulla sentenza della Corte Costituzionale sul suicidio assistito.
“Si può e si deve respingere la tentazione, indotta anche da mutamenti legislativi, di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l’eutanasia”. E' il commento della Conferenza Episcopale Italiana - che usa una frase recente del Papa - alla sentenza della Corte Costituzionale sul suicidio assistito
"Per evitare che una sentenza della Corte Costituzionale provochi lo smantellamento del reato di aiuto al suicidio, il Parlamento dovrebbe in breve tempo avviare un iter di discussione della legge che potrebbe indurre la Corte stessa a concedere un tempo supplementare". Lo ha detto ieri il Presidente della Cei, Cardinale Gualtiero Bassetti, intervenendo ieri all’incontro di riflessione “Eutanasia e suicidio assistito. Quale dignità della morte e del morire?”. Il pronunciamento della Consulta è atteso per il 24 settembre prossimo.