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Un anno di misericordia e ora pensiamo alla Divina Misericordia

Papa Francesco prega davanti alla tomba di santa Faustina Kowalska a Cracovia |  | OR -Aci Group Papa Francesco prega davanti alla tomba di santa Faustina Kowalska a Cracovia | | OR -Aci Group

Dodici mesi di misericordia. Preghiere, gesti, interviste, convegni, pellegrinaggi. Ma ora che la porta si chiude, che la piazza ritorna ad essere cuore della città e non solo posto di passaggio, c’è una cosa importante da fare per mettere a frutto questo anno: rileggere i testi e farli diventare vita.

Il Papa oggi ci darà una lettera per la chiusura dell’evento. Ma c’è un testo che in questi 12 mesi è stato dimenticato: Dives in misericordia di Giovanni Paolo II.  Lo ha ricordato Papa Francesco in qualche breve passaggio, ma tra incontri riunioni e convegni sembra che gli altri lo abbiano dimenticato.

Eppure è da lì che nasce anche l’idea di un anno dedicato alla misericordia. E’ da li che il cattolico moderno può trarre il grande insegnamento esistenziale, teologico ed ecclesiologico sulla divina misericordia. Da non confondere con quella parola comune e abusata e spesso confusa con un generico sentimento di pietà o tolleranza.

La Divina Misericordia è ben altra cosa. Lo ha insegnato la santa della misericordia Faustina Kowalska, e poi San Giovanni Paolo II. E non solo con le encicliche, ma anche con i libri. In Memoria e identità c’è un concetto che illumina tutta la storia contemporanea: la misericordia è il limite posto da Dio al male. Senza questo non si potrebbe sopportare il male assoluto delle guerre dello sfruttamento di donne e bambini, degli omicidi dei bambini nel grembo della madre, dello sfruttamento dei poveri, della distruzione della famiglia con quelle “colonizzazioni ideologiche” di cui parla spesso Papa Francesco.

Si faranno bilanci e valutazioni di questi dodici mesi di preghiera e fede, ma quello che i cattolici e i cristiani e magari anche i credenti di altre religioni dovrebbero fare è prendere in mano quel testo di Giovanni Paolo II insieme alla lettera di Papa Francesco e ritrovare la continuità della strada della Chiesa nel mondo che alcuni vorrebbero interrotta. Allora il Giubileo avrà avuto un senso e uno scopo e non sarà stato solo una manifestazione.

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