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Vaticano all’ONU: “La famiglia sradica la povertà”

La bandiera dell'ONU fuori dal Palazzo di Vetro |  | UN Photo/Mark Garten La bandiera dell'ONU fuori dal Palazzo di Vetro | | UN Photo/Mark Garten

Il ruolo della donna si gioca in famiglia. Perché è solo a partire della famiglia che si può lavorare per sradicare la povertà. In un breve discorso di fronte alla 59esima Sessione della Commissione ONU sulla condizione delle donne, l’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanetne della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York, sottolinea che numerose relazioni della Segreteria Generale hanno sottolineato la centralità della famiglia per lo sradicamento della povertà e lo sviluppo sostenibile.” E poi annuncia la disponibilità di Papa Francesco a “a lavorare con tutti coloro che cercano ogni giorno di costruire un mondo che tratti concretamente le donne come uguali, nella diversità dei doni e delle forze, per il bene comune più grande di tutti”.

L'intervento di Auza ha avuto luogo il 13 marzo scorso, ed ha toccato temi come la povertà delle donne, la necessità di garantire maggiore accesso all’istruzione, ma ha anche lodato l’impegno delle donne nello sradicare la povertà. Ma l’intervento della Santa Sede non si è fermato qui. Nel corso della sessione (che è durata dal 9 al 20 marzo) la Santa Sede ha organizzato uno dei cosiddetti “side events” (eventi laterali) tutto dedicato al genio femminile. Un modo tacito di sottolineare che l’emancipazione della donna non passa per i cosiddetti diritti alla salute sessuale riproduttiva (un eufemismo per nascondere il diritto all’aborto), ma attraverso la valorizzazione delle sue differenze e qualità.

Non a caso, la famiglia diventa centrale. Dice l’Ossevatore: “Diversi studi hanno dimostrato che strutture familiari fragili e il declino del matrimonio tra i poveri sono collegati in modo molto stretto alla povertà tra le donne. Le madri single vengono lasciate sole a crescere i bambini. Molte madri in situazioni di difficoltà non riescono a mandare i figli a scuola, facendoli così entrare nel circolo vizioso della povertà e dell’emarginazione. Sebbene i governi e la società non creino famiglie, hanno però ruoli fondamentali da svolgere nel sostenere famiglie sane e favorire il ruolo genitoriale.”

Il discorso dell’arcivescovo Auza prende le mosse dall’idea di una agenda di sviluppo post-2015, mette in luce che “ci sono stati progressi notevoli a favore della causa delle donne in molti Paesi, specialmente negli ambiti dell’educazione, della rappresentanza politica e della partecipazione economica,” e che “le donne, sempre più, stanno anche guidando importanti sforzi pubblici e privati per portare rimedio alla discriminazione, alleviare la povertà e affrontare una miriade di altre sfide con le quali oggi si confrontano le donne.”

Eppure – sottolinea l’Osservatore Permanente della Santa Sede – “ancora troppe donne continuano a doversi confrontare con la discriminazione e con molte forme di violenza per il solo fatto di essere donne.”

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Tra gli obiettivi dell’agenda c’è quello di sradicare la povertà, e in questo la Chiesa ha una esperienza “bi millenaria,” portata avanti da Papa Francesco che “non si stanca mai di esortare i leader mondiali e tutti noi a dare la priorità alla piaga della povertà e a usare la ricchezza per servire l’umanità, e non il contrario.”

E il superamento della povertà – con tutta probabilità uno dei temi che Papa Francesco affronterà nel suo discorso di fronte alle Nazioni Unite il prossimo 25 settembre – ha anche un impatto sul miglioramento dello status delle donne. “Di fatto – sottolinea l’arcivescovo Auza - le donne vivono disagi economici unici legati a politiche d’impiego ingiuste, stipendi diversi per lo stesso lavoro, negazione dell’accesso a crediti e a proprietà, vittimizzazione nelle situazioni di conflitto e migrazione.”

Il nunzio sottolinea che le donne sono “regolarmente in prima linea per sradicare la povertà estrema,” e per questo “la lotta per l’avanzamento delle donne deve anche significare che si assicuri loro uguale accesso alle risorse, ai capitali e alla tecnologia.”

A partire da questi svantaggi, occorre “formulare le risposte alla povertà con obiettivi coraggiosi e attuarle con mezzi sufficienti, di modo che possano avere un impatto concreto sulla promozione delle donne.”