Advertisement

Verso una data unica per la Pasqua, l’apertura del Cardinale Koch

In un articolo per l’Osservatore Romano lo scorso 30 aprile, il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani apre alla possibilità. Ma c’è molto lavoro da fare

Cardinale Kurt Koch | Il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani | Daniel Ibanez / ACI Group Cardinale Kurt Koch | Il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani | Daniel Ibanez / ACI Group

La data limite è quella del 2025. È l’anno in cui si celebra il 1700esimo anniversario dal Concilio di Nicea, il primo concilio ecumenico cristiano, e sono previste grandi iniziative. Ma è anche l’anno in cui la data della Pasqua dei cristiani di rito latino coincide con la Pasqua dei cristiani di rito orientale, ortodossi o cattolici: sarà il 20 aprile. La Pasqua, infatti, viene celebrata in date diverse, a seconda se viene seguito il calendario gregoriano (come fa la Chiesa di rito latino) o il calendario di rito giuliano (come fanno le Chiese di rito orientale). Da tempo, nell’ambito ecumenico, si parla di una unificazione delle date, per celebrare tutti insieme e dare un segno di unità. Il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, è aperto all’idea. Anche se, ammette, c’è ancora del lavoro da fare.

Il Cardinale Koch ha preso posizione l’ultima volta in un articolo sull’Osservatore Romano dello scorso 30 aprile. L’articolo era allo stesso tempo una risposta a quanto auspicato dal Patriarca greco ortodosso di Gerusalemme Teofilo III in una intervista al giornale del Papa, e un messaggio di auguri in vista della Pasqua delle Chiese orientali, che si è celebrata il 2 maggio – anche Papa Francesco non ha mancato di fare gli auguri al termine della preghiera del Regina Coeli.

“Parlando di Pasqua nel cristianesimo orientale – scrive il Cardinale Koch - emerge naturalmente anche la questione della differenza temporale tra la celebrazione della Pasqua in Oriente e in Occidente”. Una differenza, spiega ancora il cardinale, “dovuta al fatto che le Chiese cristiane in Occidente, dal XVI secolo in poi, calcolano la data della Pasqua secondo il calendario gregoriano, introdotto da Papa Gregorio XIII tramite una fondamentale riforma; di conseguenza la Pasqua viene celebrata sempre la domenica che segue il primo plenilunio primaverile. Al contrario, le Chiese in Oriente seguono il calendario giuliano, che era in uso in tutta la Chiesa prima della riforma gregoriana e che fu utilizzato anche dal Concilio di Nicea nel 325”.

Proprio al tempo del Concilio di Nicea “la data di Pasqua era controversa”, e i cristiani, soprattutto in Asia Minore, la celebravano il 14 del mese di Nisan, come gli Ebrei, mentre in Siria e Mesopotamia la Pasqua era celebrata la domenica successiva alla Pascha ebriaca.

Fu proprio al Concilio di Nicea, ricorda il presidente del dicastero ecumenico della Santa Sede, che si regolamentò in maniera uniforme la data della Pasqua, decidendo che tutti quelli che “fino ad ora avevano celebrato la Pasqua con gli ebrei, d’ora in poi celebreranno la Pasqua in accordo con i Romani”, e fu fissata la data della Pasqua nella domenica dopo la prima luna piena in primavera.

Advertisement

Il cardinale Koch sottolinea dunque che “è facilmente comprensibile” che l’anniversario del Concili di Nicea venga visto come una opportunità per “portare avanti gli sforzi verso il raggiungimento di una data comune della Pasqua cristiana nel futuro”, un impegno che sia Papa Francesco che il patriarca copto egiziano Tawadros hanno reiterato più volte, ma anche promosso dall’arcivescovo greco-ortodosso Job Getcha, copresidente della Commissione internazionale mista per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, così come dal Patriarca Teofilo III. E il Cardinale Koch si dice “grato” al Patriarca, anche per la prospettiva ecumenica in cui inquadra la possibile decisione di stabilire una data unica per la Pasqua.

È una apertura da non sottovalutare. Ma richiede molto lavoro, soprattutto nel dialogo tra cattolici e ortodossi. Sinodalità e primato sono ancora nodi cruciali nei dialoghi teologici (e un secondo documento sul tema è allo studio), ma anche la riforma dei calendari della Chiesa ortodossa potrebbe essere un tema di discussione. Già al Congresso pan-ortodosso di Costantinopoli nel 1923, l’astronomo serbo Milutin Milankovic propose un calendario giuliano rivisto, che fu accettato però solo da alcune chiese ortodosse locali. Nel 1997, il Consiglio Ecumenico delle Chiese ha proposto una riforma del metodo di determinazione della data della Pasqua in un vertice ad Aleppo (Siria), che avrebbe permesso di eliminare la differenze di date tra le Chiese. 

Non esiste, in realtà, una “migliore” proposta di accordo; dipende dalla definizione delle priorità. La data della Pasqua gregoriana è la più “astronomicamente precisa” tra le varianti stabilite. La data della Pasqua giuliana è invece considerata storicamente la più “ecumenica”.