Dopo il viaggio di Papa Francesco in Bulgaria e Macedonia del Nord, settimana diplomatica più “lenta” dal punto di vista ufficiale: un solo intervento della Santa Sede alle Nazioni Unite, mentre c’è stata notizia di due incontri del Cardinale Pietro Parolin. È stato annunciato anche che l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, sarà in Polonia il 20 maggio.
Alla luce del Sinodo, “appare necessario «un rinnovamento e rilancio delle scuole e delle università»
La priorità diplomatica della Santa Sede è quella di essere nelle zone più conflittuali del mondo, e in particolare oggi attenzione speciale va data alla situazione dei cristiani in Medio Oriente. La riforma della Curia rispecchia la chiamata di Papa Francesco all’uscita missionaria, ma non per questo un nuovo dicastero dell’evangelizzazione renderà meno importante la Congregazione della Dottrina della Fede. Lo spiega ad ACI Stampa il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, al termine di una conferenza tenuta al Festival della Religioni il 27 aprile.
Nonostante gli sforzi per difendere il diritto alla libertà religiosa, si assiste oggi “ad un deterioramento, e si potrebbe persino dire ad un attacco, a questo diritto inalienabile in molte parti del mondo”. Il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, comincia da questo assunto il suo intervento al simposio “Stand together to Defend International Religious Freedom”, organizzato dall’ambasciata USA presso la Santa Sede.
Non è un appuntamento realmente diplomatico, ma ha allo stesso tempo un forte peso diplomatico: i vescovi europei della COMECE (la Commissione delle Conferenze Episcopali in Europa) hanno incontrato lo scorso 14 marzo il presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker. L’incontro è avvenuto in vista delle prossime elezioni europee, in occasione della plenaria della commissione.
La visita del ministro degli Esteri croato in Vaticano dello scorso 6 marzo ha toccato anche la questione del Beato Aloizje Stepinac, sul quale Papa Francesco aveva convocato una commissione mista croato-serba per fare luce sulla situazione storica, i cui lavori si sono già conclusi.
Il centenario della Conferenza episcopale polacca, il centenario della Nunziatura apostolica in Polonia, la protezione dei minori nella Chiesa e la pastorale giovanile -
Il tema degli abusi, in discussione in questi giorni in Vaticano, ha anche una ricaduta diplomatica. Più e più volte si è cercato, infatti, di far passare i vescovi come dipendenti del Papa, e quindi considerare la Santa Sede come un’azienda, non come uno Stato sovrano con un capo. Ma non c’è solo il tema della sovranità. L’attacco alla Chiesa e alla sua dottrina viene mosso anche dal punto di vista legale, in qualche modo per minare l’autorevolezza della Santa Sede, considerata da sempre e da tutti un Paese terzo cui affidarsi per le mediazioni. E così è successo nel dibattito su due Convenzioni ONU nel 2014.
Portare vicinanza alla minoranza cristiana, sostenerla e incoraggiarla, aiutarla a reagire pacatamente alle accuse sapendo illustrare con efficacia la loro scelta di vita. Ed essere “luminoso esempio di dialogo”, promuovendo e intensificando canali di conoscenza. Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, dà questo mandato a Christophe el Kassis, nominato da Papa Francesco nunzio in Pakistan.
Quattro giorni in Iraq per il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano. In attesa di Papa Francesco, invitato più volte e ancora impossibilitato ad andare per ragioni di sicurezza, l’Iraq accoglie il numero due vaticano, che trascorre il Natale tra Baghdad, Erbil e Qaraqosh, tra incontri istituzionali e visite nei campi rifugiati, lì dove ci sono ancora coloro che non hanno potuto fare ritorno nelle loro case dopo la guerra mossa dall’ISIS e dove ci sono quelli che ancora non hanno fiducia a tornare.
La Messa della vigilia di Natale a Baghdad. Il passaggio in Kurdistan. La messa a Qaraqosh, liberata dall’Isis. Sono questi gli appuntamenti principali di una densa quattro giorni che il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, avrà in Iraq. E forse, come è successo altre volte durante questo pontificato, il viaggio del Segretario di Stato vaticano sarà una sorta di prova generale per una possibile visita di Papa Francesco, per il quale c’è già un invito, e persino un itinerario.
Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha guidato la delegazione della Santa Sede all’incontro intergovernativo di Marrakech del 10 – 11 dicembre, che ha definito il “global compact” per le migrazioni. Dagli interventi del Cardinale Parolin si può comprendere la posizione della Santa Sede, che ha sostenuto l’accordo, espresso alcune riserve e difeso prima di tutto il diritto di ciascuno a rimanere nella propria terra, un principio della Dottrina Sociale della Chiesa.
“Il percorso verso la santità di Papa Giovanni XXIII fu attraversato dall’esperienza militare. L’essere cappellano, che per lui ha rappresentato un tempo della vita, per voi è vocazione da vivere nel tempo, che vi chiama a servire al meglio la missione di evangelizzazione del mondo militare, anche grazie all’esempio di Angelo Roncalli”. Nel ventennale di fondazione, il seminario maggiore dell’ordinariato militare per l’Italia è stato intitolato a san Giovanni XXIII, il Pontefice patrono dell’Esercito italiano, nel corso della celebrazione eucaristica presieduta dal Cardinale Segretario di stato Pietro Parolin, venerdì 7 dicembre.
Comprendere i diritti umani, conoscerli a fondo, promuoverli nella loro interezza fino a proporne una riscrittura per rimettere al centro i valori, consultando tutto il popolo di Dio in un grande processo di rinnovata consapevolezza. Il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, delinea così la sfida futura in un intervento alla conferenza su “Diritti umani nel mondo contemporaneo: Conquiste, Omissioni, Negazioni”, organizzato dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.
Quella che va dal 3 all’11 dicembre è una settimana particolarmente intensa per la diplomazia pontificia. Il 3 dicembre, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha parlato a Katowice, in Polonia, dove si teneva il COP24, il 24esimo incontro sul cambiamento climatico. L’11 dicembre, si concluderanno le consultazioni di Marrakech sul Global Compact sulle migrazioni, un tema cui la Santa Sede tiene molto. Sarà proprio il Segretario di Stato Vaticano a guidare la delegazione della Santa Sede a Marrakech.
È l’episodio della conversione del vescovo Teognide, riportato all’ortodossia da San Nicola dopo che questi aveva abbracciato l’arianesimo, al centro dell’omelia del Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, per la festa di San Nicola.
Con un messaggio indirizzato ai giovani coreani, Papa Francesco ha ancora una volta reiterato il suo appello per la pace nella penisola coreana. Il prossimo 3 dicembre, invece, Papa Francesco incontrerà i membri dell’associazione “Rondine, Città della Pace”, che hanno incontrato il Cardinale Pietro Parolin e il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede lo scorso 28 novembre.
I cattolici “non possono sottrarsi all’impegno sociale e politico”, se “vogliono essere fedeli al Vangelo”. Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha rinnovato l’appello per un maggiore impegno dei cattolici in politica in un messaggio indirizzato all’arcivescovo Mario Delpini di Milano in occasione del convegno per il centenario della morte del Beato Giuseppe Toniolo.
La celebrazione dei 130 anni della Chiesa in Mali si colora di significati diplomatici, perché Papa Francesco ha deciso di inviare come suo legato il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano. Nella settimana, sono state diverse le celebrazioni dei 100 anni dalla fine della Grande Guerra, che per molti Stati di Europa ha rappresentato anche l’inizio dell’indipendenza. Se ne è parlato in un convegno organizzato dalla Ambasciata di Polonia presso la Santa Sede.
Il Cardinale Pietro Parolin lo sottolinea con forza: fu il concetto di equità ad ispirare la diplomazia pontificia subito dopo la Grande Guerra. Divisa tra le grandi sfide createsi con il dissolvimento dell’impero asburgico e la rivoluzione bolscevica.