Il 4 dicembre 1916 Benedetto XV annunciava al Collegio Cardinalizio la decisione di promulgare il nuovo Codice di Diritto Canonico. Con la Bolla Providentissima Mater - firmata nel giorno di Pentecoste del 1917 – il Papa promulgava il nuovo testo, la cui entrata in vigore veniva prevista per il 19 maggio 1918.
Con un “Motu proprio” Papa Francesco oggi ha confermato la modifica del testo del can. 695 §1a seguito della Costituzione Apostolica Pascite gregem Dei del 1 giugno del 2021 con la quale aveva promulgato il nuovo Libro VI del Codice di Diritto Canonico,
“Siamo lietissimi di portare a vostra conoscenza un avvenimento di tale importanza e di tale utilità per la Chiesa che, possiamo dirlo, farà epoca nella storia”. Con queste parole solenni il 4 dicembre 1916 Benedetto XV annunciava ai Cardinali riuniti in concistoro la promulgazione del Codice di Diritto Canonico.
Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nel 1983, con la costituzione Sacrae disciplinae leges promulgava per la Chiesa universale il nuovo codice di diritto canonico.
Una riforma attesa e necessaria che rinvigorisce il diritto canonico, mezzo pastorale che negli ultimi anni “ha subito, talvolta, un'erronea interpretazione, che ha alimentato un clima di eccessiva rilassatezza nell'applicazione della legge penale, in nome di una infondata contrapposizione tra pastorale e diritto, e diritto penale in particolare”.
“I fedeli hanno il diritto di essere avvertiti dai Pastori sull’autenticità dei carismi e sull’affidabilità di coloro che si presentano come fondatori. Il discernimento sulla ecclesialità e affidabilità dei carismi è una responsabilità ecclesiale dei Pastori delle Chiese particolari. Essa si esprime nella cura premurosa verso tutte le forme di vita consacrata e, in particolare, nel decisivo compito di valutazione sull'opportunità dell'erezione di nuovi Istituti di vita consacrata e nuove Società di vita apostolica. É doveroso corrispondere ai doni che lo Spirito suscita nella Chiesa particolare, accogliendoli generosamente con rendimento di grazie; al contempo, si deve evitare che sorgano imprudentemente istituti inutili o sprovvisti di sufficiente vigore”. Lo ricorda Papa Francesco nel Motu Proprio pubblicato oggi con cui modifica il canone 579 del Codice di Diritto Canonico.
Per Giovanni Paolo II era uno dei lati del triangolo che compongono la struttura della Chiesa. Il Codice di Diritto Canonico che nel 1983 veniva promulgato sostituiva quello del 1917 e ci erano voluti quasi venti anni per metterlo a punto.
“La codificazione attrezzò la Chiesa per affrontare la navigazione nelle acque agitate dell’età contemporanea, mantenendo unito e solidale il popolo di Dio e sostenendo il grande sforzo di evangelizzazione, che con l’ultima espansione missionaria ha reso la Chiesa davvero presente in ogni parte del mondo”. E’ il pensiero di Papa Francesco in merito al centenario del Codex Iuris Canonici del 1917.
Con un motu proprio intitolato “De Concordia intra Codices”, Papa Francesco armonizza i Codici di Diritto Canonico e il Codice Canonico delle Chiese Orientali, per dare maggiore certezza su come definire a quale Chiesa appartengano i battezzati e per definire anche come avvengono i passaggi dalla Chiesa cattolica latina a quelle cosiddette sui iuris.
Papa Francesco modifica il Diritto Canonico in tema di istituti di vita consacrata diocesani. Secondo un rescritto del canone 579 a firma del Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, il Pontefice ha deciso che per erigerne di nuovi a livello di diocesano occorrerà "la previa consultazione della Santa Sede come necessaria ad validitatem". In caso contrario si incorrerà nella "la nullità del decreto di erezione dell’istituto stesso". La nuova norma entrerà in vifore dal prossimo 1 giugno.