Sei membri delle Serve della Casa della Madre sono state ritrovate morte dai soccorritori a circa 200 chilometri di Guayaquil: ci sono anche loro nel terribile conto delle vittime del terremoto che ha squassato l’Ecuador lo scorso sabato notte.
Tre giorni per parlare di guerra giusta, e di un nuovo sviluppo del suo concetto. Con l’idea finale di proporre a Papa Francesco la stesura di una enciclica sulla non violenza. Sono questi i temi che si sono sviluppati durante una conferenza di tre giorni, che si è tenuta dall’11 al 13 aprile organizzata dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e da Pax Christi.
Nel cuore del Papa la gente di Lesbo, greci e migranti, e martiri, ma anche l’ Ecuador e il Giappone colpiti da violenti terremoti e ovviamente i nuovi sacerdoti appena ordinati nella domenica del Buon Pastore.
Nella domenica del Buon Pastore, la IV di Pasqua e la 53ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, il Papa ha celebrato la messa e ordinato undici sacerdoti per la Diocesi di Roma. Nella basilica vaticana con il Papa il cardinale vicario Agostino Vallini, il vicegerente della diocesi l’arcivescovo Filippo Iannone, i vescovi ausiliari di Roma con il vescovo eletto monsignor Gianrico Ruzza.
L'itinerario giubilare questa domenica ci porta in Umbria. Acistampa ha intervistato Monsignor Domenico Sorrentino, Vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino per scoprire le iniziative diocesane giubilari della Diocesi.
Mezz’ora per parlare del dramma umanitario dei profughi e la lettura del comunicato che spiega la presenza a bordo di 12 rifugiati.
La Santa Sede come corridoio umanitario. Portando con sé in aereo dodici rifugiati siriani, Papa Francesco si è prestato al “ponte areo” messo in atto da anni per trasportare i rifugiati in maniera sicura dai Paesi di origine a Paesi in cui possano essere appunto definiti rifugiati. Si chiama “corridoio umanitario”, ed è un progetto fortemente sponsorizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, che infatti si farà inizialmente carico di queste 12 persone. Un progetto che da poco è diventato un “progetto pilota” del governo italiano, prendendo così un riconoscimento anche a livello internazionale.
Padre Lombardi ha detto che "Il Papa ha voluto fare un gesto di accoglienza nei confronti dei rifugiati accompagnando a Roma con il suo stesso aereo tre famiglie di rifugiati dalla Siria, 12 persone in tutto, di cui 6 minori. Si tratta di persone che erano già presenti nei campi di accoglienza di Lesvos prima dell’accordo fra Unione Europea e Turchia.
“Dio non è indifferente, non è distante” di fronte “alle tragedie che feriscono l’umanità. Papa Francesco si rivolge alla cittadinanza di Lesbo, plaude al suo impegno nell’accoglienza. Ma lancia anche un appello fortissimo alla comunità internazionale: stop alla proliferazione e al traffico delle armi, sì a politiche di ampio respiro, che mettano al primo posto le vite umane. Lo fa dal porto, alla memoria per le vittime delle migrazioni.
È padre Ruben Tierrablanca il nuovo vicario apostolico di Istanbul. E la scelta del francescano, da anni ormai in Turchia, dove ha servito come parroco della parrocchia Santa Maria Draperis a Istanbul, è una scelta nel segno della continuità. Ma anche del dialogo interreligioso, dato che padre Tierrablanca ha costituito a Istanbul la Fraternità Internazionale di Istanbul per la promozione del dialogo ecumenico e religioso.
"We want freedom", noi vogliamo la libertà. Questi i cartelloni e il grido unanime del Moria refugee camp, che ospita circa 2.500 profughi richiedenti asilo che sbarcano nell'isola greca di Lesbo in cerca di una nuova vita, lontana dalla guerra e dalle sofferenze più crudeli.
“L’Europa oggi si trova di fronte a una delle più serie crisi umanitarie dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
“Voglio dirvi che non siete soli”. Le parole del Papa si intrecciano con quelle dei due vescovi ortodossi.Tre vescovi, i cristiani uniti almeno di fronte al dramma della disperazione.
Il saluto di Papa Francesco atterrato a Lesbo per rimanere cinque ore sull’isola che accoglie i migranti e i profughi che fuggono dalla guerra, è semplice. Al suo arrivo Francesco è stato accolto dal Primo ministro Tsipras e dai due leader ortodossi Bartolomeo e Geronimo di Atene.
Un breve saluto del Papa nel volo tra Roma e Lesbo, con un augurio a Papa Benedetto che oggi compie 89 anni.
Il Papa è arrivato a Lesbo e sono appena le dieci in quella parte di Europa. In volo ha mandato il suo saluto al governo Italiano e Greco e il presidente Mattarella ha risposto: «Santità, desidero farle pervenire il mio più sincero ringraziamento per il messaggio che ha voluto indirizzarmi nel momento in cui ella si accinge a partire per l'isola di Lesbo.
"Chi crede non è mai solo". Sono parole, indelebili, pronunciate da Papa Benedetto XVI il 24 aprile 2005, nell'omelia della Messa di inaugurazione del pontificato. Nella sua lunga ed intensa vita, Papa Benedetto ha sempre creduto vivendo e testimoniando la sua fede con la parola e con le opere. E per tutta la sua vita non è mai, quindi, rimasto solo.
Papa Francesco il 16 Aprile volerà nell'isola greca di Lesbo per esprimere vicinanza e solidarietà, sia ai profughi sia ai cittadini greci.
“Polonia semper fidelis”, recitava uno degli striscioni portato dai giovani polacchi in piazza San Pietro durante l’agonia di San Giovanni Paolo II nel 2005. Ed è rimasta fedele, la Polonia, al suo Battesimo, avvenuto 1050 anni fa. Tanto che oggi il Paese ex sovietico si può proporre come un modello di nuova evangelizzazione, come ha quasi suggerito il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, inviato speciale per le celebrazioni di questo anniversario specialissimo. Perché per la prima volta in tanti anni la Polonia può celebrare uno degli anniversari speciali del suo Battesimo da Paese libero.
Venticinque anni fa, Giovanni Paolo II aveva riorganizzato la Chiesa Cattolica di rito latino nelle Repubbliche sovietiche di Bielorussia, Russia e Kazakistan. E il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee invia un messaggio, per ricordare il momento in cui l’Europa cominciò a respirare con due polmoni, secondo una felice espressione di Giovanni Paolo II.