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Francia, il Consiglio di Stato ordina al governo di rivedere le restrizioni sulle Chiese

Il decreto limitava a 30 persone il numero di fedeli ammessi a partecipare alle cerimonie religiose

Consiglio di Stato | La sede del Consiglio di Stato a Parigi, massimo tribunale amministrativo francese | paris.tribunaladministratif.fr Consiglio di Stato | La sede del Consiglio di Stato a Parigi, massimo tribunale amministrativo francese | paris.tribunaladministratif.fr

Questa volta il Consiglio di Stato ha dato ragione ai vescovi di Francia. Dopo la decisione del governo di limitare a 30 il numero massimo di partecipanti alle celebrazioni religiose, non importa quanto il luogo di culto fosse grande, i vescovi avevano protestato con il governo e si erano appellati al Consiglio di Stato Questo il 29 novembre ha dato ragione ai vescovi. Ora il governo ha 3 giorni per modificare il decreto.

“Al presidente del Consiglio – si legge nella sentenza del più alto tribunale amministrativo francese – è ordinato di modificare entro tre giorni le disposizioni del decreto che limita il numero di fedeli a 30, adottando misure strettamente proporzionate per vigilare sui raduni e sugli incontri delle istituzioni religiose”.

La protesta dei vescovi era anche motivata dal fatto che lo scorso 28 novembre era stato permesso ai negozi “non essenziali” di riaprire, mentre il governo aveva mantenuto la misura della limitazione alle partecipazioni religiose, nonostante fosse la prima domenica di Avvento. C’è da dire che i vescovi francesi, seppur fermi nella protesta, hanno celebrato questa prima domenica di Avvento rispettando le norme del governo, per quanto considerate inique.

Il Consiglio di Stato ha fatto notare nella sentenza che il limite a 30 persone “renderà in molti luoghi impossibile ai fedeli partecipare alle celebrazioni. Nonostante l’aumento della partecipazione dei fedeli”.

Poche ore dopo la decisione, nella serata del 29 novembre, Jean Castex, primo ministro francese, ha incontrato a Matignon l’arcivescovo Eric de Moulins-Beaufort, presidente della Conferenza Episcopale Francese, accompagnato da una delegazione, in quello che è stato poi definito “un incontro costruttivo”.

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“Il presidente del Consiglio – si legge in una dichiarazione a seguito dell’incontro – ha voluto ricordare che l’attuale situazione sanitaria è rimasta preoccupante e ha portato a non poter applicare immediatamente le stesse regole attuate dopo il lockdown dallo scorso maggio”.

C’è da notare che anche lo scorso maggio i vescovi dovettero fare ricorso al Consiglio di Stato, perché si proponeva di lasciare il divieto per celebrazioni di culto pubbliche mentre venivano riaperte tutte le attività, secondo una disproporzione che si è verificata anche in altri Paesi e che ha visto i vescovi particolarmente battaglieri sulla questione.

Il portavoce del primo ministro ha fatto sapere che Castex vuole comunque “conciliare, nel rigoroso rispetto della decisione del Consiglio di Stato, il principio costituzionale della libertà di culto con la tutela della salute dei nostri concittadini”.

Ci saranno altre consultazioni tra i rappresentanti di altre religioni e del ministero dell’Interno, per definire un nuovo protocollo entro mercoledì.

La protesta dei vescovi si basava sul fatto che il limite di 30 persone non era proporzionato alla dimensione di alcune chiese. Guillaume Valdelievre, avvocato dei vescovi francesi presso il Consiglio di Stato, ha fatto notare che “la libertà di commercio e industria e la libertà di culto non sono garantite allo stesso modo”. Antoine Delolvé, che difende la diocesi di Parigi di fronte al Consiglio di Stato, ha invece notato che il limite di 30 persone non rispetta alcun tipo di proporzione riguardo le dimensioni degli edifici religiosi.

“La Fnac des Ternes, a Parigi, ha stabilito un limite di 604 persone nel negozio. Ma questo negozio è più piccolo di St. Sulpice. È una discriminazione. Se St.Sulpice, con i suoi 6170 metri quadri, può ospitare 30 persone, significa che ogni persona deve avere uno spazio di 205 metri quadri. Ai commercianti è invece applicato uno spazio di 8 metri quadri”, ha sottolineato Franck Bouscau, che rappresentava l’associazione Civitas.

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Dopo la decisione, la Conferenza Episcopale Francese in un comunicato ha sottolineato che, con la decisione del Consiglio di Stato, “la legge è stata ripristinata e la ragione riconosciuta”. Tuttavia, i vescovi hanno fatto sapere di sperare che il ricorso giudiziario “rimanga l’eccezione nel dialogo con le autorità del nostro Paese”.