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Esercizi spirituali in Curia, una prassi interrotta solo dal Concilio fin dal 1925

Da Pio XI a Papa Francesco, dai padri gesuiti ai teologi e ai cardinali un appuntamento che quest'anno non sarà vissuto in comunità

Gli esercizi spirituali quando si svolgevano in Vaticano nella cappella Redemptoris Mater |  | Vatican Media Gli esercizi spirituali quando si svolgevano in Vaticano nella cappella Redemptoris Mater | | Vatican Media

“Questa stessa Sede Apostolica, dopo aver tante volte raccomandato gli Esercizi spirituali con la parola, ha voluto precedere i fedeli anche con l’esempio, e già da parecchio tempo, di quando in quando suole per alcuni giorni convertire in Cenacolo di meditazione e di preghiera le auguste aule Vaticane; consuetudine, che Noi ben volentieri abbiamo seguito con grande gioia e conforto.

E per procurare in più larga misura questa gioia e questo conforto a Noi ed a quanti più da vicino Ci assistono, soddisfacendo ai loro pii desiderii, abbiamo dato le opportune disposizioni affinché un corso di santi spirituali Esercizi abbia luogo ogni anno in questa Nostra Sede Vaticana”.

Sono Parole di Papa Pio XI nella “Mens nostra” sull’importanza degli esercizi spirituali. In effetti dal 1925 Padre Giovanni Oldrà gesuita e Padre Alessio Magni, anche lui gesuita, hanno iniziato a predicare gli esercizi ingnaziani al Papa e alla Curia. Lo si faceva a novembre e per molti anni furono sempre i padri gesuiti ad occuparsene. Pio XI aveva sempre partecipato, prima di essere Papa, al corso annuale degli Oblati Diocesani nel Santuario di Rho, perché come prefetto della Bibiloteca Ambrosiana era anche lui un oblato. 

Il suo biografo e segretario Carlo Confalonieri, scrive: “ su di un foglio tante volte ripiegato fino a diventare un piccolo involto di pochi centimetri, racchiuso a sua volta in un piccolo astuccetto di seta, Pio XI appuntò, in data 3 dicembre 1932, al chiudersi degli esercizi spirituali di quell’anno, i suoi propositi di riforma, scritti così con semplicità, come insegnano i padri di spirito”.

Il foglietto era almeno del 1927 rivela il biografo che ne riproduce il testo, rigorosamente in latino. Si tratta di versetti delle Scritture, riflessioni di una frase sulla gioventù, le speranze, la sua confidenza in Dio. 

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Anche Pio XII riprese la consuetudine ed ebbe come predicatori dei gesuiti, tra cui nel 1942, padre Paolo Dezza, che fu poi anche confessore di Paolo VI e che Giovanni Paolo II nel 1991 creò cardinale. 

Anche Papa Giovanni iniziò la pratica degli esercizi in Curia con un gesuita, ma l’anno successivo volle il vescovo di Casale Monferrato e nel 1960 scelse don Pirro Scavizzi, che fu suo confessore, e che è stato dichiarato venerabile nel 2020, era stato cappellano militare nella Grande Guerra come Roncalli, e aveva poi dedicato tutta la sua vita ai fedeli di Roma. Don Scavizzi, accompagnava a Lourdes gli ammalati con l’Unitalsi, ed era parroco di Sant’Eustachio, la chiesa del centro storico di Roma dove è sepolto. “Qui il “pretarello del Vangelo” attuò in breve tempo una rivoluzione conciliare “ante litteram””.

Nel 1962 Papa Giovanni fece un ritiro strettamente personale nella Torre di San Giovanni nei Giardini Vaticani in preparazione al Concilio  a settembre e nel 1963 gli esercizi furono sospesi proprio a causa del Concilio. 

Fu Paolo VI a spostarli in Quaresima, il primo predicatore fu Padre Bernhard Häring, redentorista, e forse il più noto teologo morale del XX secolo. 

Da allora, ogni anno la scelta del predicatore cadeva su un personaggio diverso. Paolo VI scelse di nuovo padre Dezza, e Don Divo Barsotti, l’allora vescovo di Rio della Plata Eduardo Pironio, e nel 1976 l’arcivescovo di Cracovia Karol Wojtyła, per la prima volta un cardinale. Gli ultimi esercizi nel 1978 li predicò l’allora Padre Carlo Maria Martini Rettore del Pontificio Istituto Biblico. 

Con Papa Giovanni Paolo II si spazia in ogni parte del mondo. Vescovi, gesuiti, teologi si alternano con uomini di Curia come Joseph Ratzinger che predicò gli esercizi del 1983. 

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Giovanni Paolo II chiama anche il Rettore maggiore dei salesiani, il Preposito dei Gesuiti, l’arcivescovo di Ravenna Ersilio Tonini, il cardinale Roger Etchegaray, e l’allora monsignor François- Xavier van Thuân, martire del comunismo vietnamita, nel 2000.

Benedetto XVI segue la tradizione con il cardinale Giacome Biffi di Bologna che aveva predicato anche gli esercizi del 1989, e con teologi e biblisti come il cardinale Albert Vanhoye. Spazio particolare il Papa lo da al pensiero africano scegliendo i cardinali Francis Arinze e nel 2012 il cardinale congolese Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa.

Nell’ultimo anno di pontificato Benedetto XVI sceglie il cardinale Gianfranco Ravasi. 

Papa Francesco sceglie un sacerdote romano per gli esercizi del 2014 che si svolgono per la prima volta in una casa per ritiri ad Ariccia. E’ Angelo De Donatis, oggi cardinale vicario di Roma. 

Nel 2015 arriva padre Bruno Secondin, nel 2016 è stata la volta di Padre Ermes Ronchi, nel 2017 è stato Padre Giulio Michelini, e nel 2018 è la volta di don José Tolentino de Mendonça,  letterato portoghese che poi il Papa creerà cardinale e sceglierà come Prefetto della Biblioteca apostolica vaticana.  Nel 2019 è la volta dell’abate di San Miniato al Monte di Firenze, Bernardo Francesco Maria Gianni. Infine nel 2020 è stato padre Pietro Bovati, segretario della Pontificia commissione biblica a predicare al Papa e alla Curia.