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1979 a Gniezno il primo Papa polacco grida "a gran voce" la strada per l'Europa: Cristo

Alcune immagini della visita di Giovanni Paolo II a Gniezno nel 1979 |  | http://www.archidiecezja.pl/galeria_/jan_pawel_ii_w_gnieznie_.html
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Alcune immagini della visita di Giovanni Paolo II a Gniezno nel 1979 | | http://www.archidiecezja.pl/galeria_/jan_pawel_ii_w_gnieznie_.html

 Il 2  giugno del 1979  Giovanni Paolo II, eletto da poco al soglio di Pietro, ritorna in Polonia per la prima volta. E così saluta la sua patria adottiva, l’Italia: “Al momento di lasciare l’amato suolo d’Italia per dirigermi verso l’amato suolo di Polonia, ho la viva impressione che il viaggio si svolga come tra due patrie, e quasi per un contatto fisico serva a congiungerle ancor di più nel mio cuore. E questo io dico per la mia consolazione”.

Il suo sarà un viaggio storico. In particolare alcune sue omelie come quella a Piazza della Vittoria e a Gniezno sono un programma e un grazie a Dio.

Lo stesso Giovanni Paolo II nel 1992 in Angola, nel pranzo con i vescovi dopo la messa di Pentecoste spiega il senso di qual discorso nella cattedrale di Gniezno.

Il Papa polacco ricorda che, come in quell’occasione, anche nel suo primo anno di pontificato, nel 79, ha celebrato la festa di Pentecoste lontano dalla sede di Pietro. Un piccolo peccato, come dice lui stesso, necessario allora come oggi. “Non si poteva fare altrimenti, perchè se una volta ho potuto entrare in questo paese, in questa patria, allora si doveva mantenere il programma previsto e stabilito. Era previsto e stabilito appunto Pentecoste. E mi ricordo la celebrazione di questa giornata, mi ricordavo specialmente oggi, davanti a questa folla a Lwanda mi ricordavo la prima Pentecoste che ho celebrato a Gniezno, la sede primaziale in Polonia, la culla della Chiesa nel mio paese. Perche questo ricordo? Questo ricorda anche perché celebrando qui, ho visto sempre di più un legame. Era la prima volta ho celebrato la festività di Pentecoste a Gniezno in un periodo quando tutto era ancora fissato dai due blocchi, muro di Berlino, trattato di Yalta”.

Ecco, tutto era ancora fermo in blocchi, ma nella cattedrale di Gniezno il 3 giugno Wojtyla traccia la linea di una vera teologia della storia.

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Lui, primo Papa slavo della storia sente chiaro il compito di ridare alla Polonia la dignità e la libertà del suo Battesimo, dei suoi santi.

“Non vuole forse Cristo,- dice il Papa-  non dispone forse lo Spirito Santo, che questo Papa polacco, Papa slavo, proprio ora manifesti l’unità spirituale dell’Europa cristiana? Sappiamo che questa unità cristiana dell’Europa è composta da due grandi tradizioni: dell’Occidente e dell’Oriente. Noi Polacchi, che abbiamo scelto durante tutto il millennio la partecipazione alla Tradizione Occidentale, così come i nostri fratelli Lituani, abbiamo sempre rispettato durante il nostro millennio le tradizioni cristiane dell’Oriente. Le nostre terre erano ospitali per queste meravigliose tradizioni che hanno origine nella nuova Roma, a Costantinopoli, ma anche desideriamo chiedere clamorosamente ai nostri fratelli, che esprimono la tradizione del Cristianesimo Orientale, che si ricordino le parole dell’Apostolo: “una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio Padre di tutti, Padre del nostro Signore Gesù Cristo”, che si ricordino di tutto ciò e che adesso, nell’epoca della ricerca della nuova unità dei cristiani, nell’epoca del nuovo ecumenismo, con noi cooperino a questa grande opera nella quale è presente lo Spirito Santo. Sì, Cristo vuole, lo Spirito Santo dispone, che quanto io dico sia detto proprio qui, ora, a Gniezno, nella terra dei Piast, in Polonia, presso le reliquie di Sant’Adalberto e di San Stanislao, dinanzi all’immagine della Vergine-Madre di Dio, nostra Signora di Chiaromonte e Madre della Chiesa”.

Ripercorre le tappe della cristianizzazione dell’Europa orientale e aggiunge: “Questo Papa, testimone di Cristo, amante della Croce e della Risurrezione, viene oggi in questo luogo per rendere testimonianza a Cristo vivente nell’anima della propria nazione, a Cristo vivente nelle anime delle nazioni che da tempo l’hanno accolto come “la via, la verità e la vita” (Gv 14,6). Egli viene per parlare davanti a tutta la Chiesa, all’Europa e al mondo, di quelle nazioni e popolazioni spesso dimenticate. Viene per gridare “a gran voce”. Viene per indicare le strade che in vari modi riportano verso il cenacolo della Pentecoste, verso la Croce e la Risurrezione. Viene per abbracciare tutti questi popoli , insieme alla propria Nazione, e per stringerli al cuore della Chiesa, al cuore della Madre della Chiesa, nella quale pone una fiducia illimitata”. 

A rileggerle oggi queste parole alla fine del viaggio di Papa Francesco in Romania, si comprende la grandezza di Giovanni Paolo II e la svolta che ha impresso nella storia europea. Una svolta che ancora oggi deve essere compiuta nella Chiesa cattolica.

Tanto che durante la conferenza stampa che annunciava le celebrazioni del Giubileo, il Centro per il Pensiero di Giovanni Paolo II,  ha presentato ampi frammenti del discorso del Papa inedito pronunciato in un incontro a porte chiuse con il Consiglio Generale della Conferenza Episcopale Polacca del 1979. Questo è un testo straordinario che ci consente di comprendere il fenomeno dei cambiamenti che si sono verificati in Polonia e nell'Europa centrale e orientale.

Nel suo discorso ai vescovi del 1979, il Papa ha detto: " La Chiesa polacca ha una posizione globale, che voglia o non voglia. Il fatto che il Papa sia stato scelto dalla Polonia è solo la prova di ciò. Nel pensiero della Chiesa in Polonia, questo problema deve essere costantemente presente: perché le esperienze della Chiesa in Polonia sono diventate necessarie per tutta la Chiesa? La Chiesa in Polonia è diventata ed è ancora necessaria, e in dimensioni universali - a sud, a nord - dappertutto ".

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