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Leone XII, la satira prima, durante e dopo il conclave del 1823

Prosa e poesia del tutto contro tutti

Il diario del Conclave de 1823 |  | Quaderni del Consiglio regionale delle Marche Il diario del Conclave de 1823 | | Quaderni del Consiglio regionale delle Marche

Dunque a settembre del 1823 si celebra il conclave da cui esce papa Annibale della Genga, nobile marchigiano. Abbiamo visto i riti e i cerimoniali che hanno portato alla elezione. Ma a Roma e non solo, non può mancare anche la vena satirica. Nei Quaderni del Consiglio Reagionale delle Marche, Ilaria Fiumi Sermattei ripercorre presenta alcuni testi. Si tratta sia di composizioni poetiche, di auspicio per l’elezione di un buon soggetto, sia satiriche, che attaccano praticamente tutti i cardinali del Sacro Collegio, soprattutto Ercole Consalvi, Antonio Gabriele Severoli, Bartolomeo Pacca, Antonio Pallotta, Giuseppe Spina e Francesco Guidobono Cavalchini, ma anche alcuni potenti della Curia romana come l’archiatra pontificio Giovanni Battista Bomba.

La satira ripercorre gli schieramenti noti. Scrive Fiume Sermattei: “Pacca, ad esempio, figura di spicco del Sacro Collegio, colui che si era contrapposto a Napoleone durante la prigionia di Pio VII, colui che promuove la più moderna legislazione di tutela dei beni culturali negli Stati preunitari italiani, sarebbe un ‘sempliciotto, che non capisce un acca., con il titolo ‘di debole, inetto e pio.. . frequente il riferimento all’incursione di un barbagianni nel conclave, un fatto che colpisce molto l’opinione pubblica dell’epoca, quasi che il ‘sinistro augello notturno’ pretenda di sostituirsi alla colomba dello Spirito Santo.

diverse le varianti, come le “litanie” contro alcuni cardinali. Ci sono anche le note per spiegare alcuni riferimenti e qualche aggiunta posteriore che indicano un cambiamento della scena politica ma che sono a volte incoerenti perchè citano nomi di cardinali che saranno presenti solo nel conclave del 1829.

Il Conclave del 1823 sembra essere particolarmente caro ai satirici e ai polemisti con una produzione più ricca di quella dei conclavi successivi. “Un segno della grande partecipazione dell’opinione pubblica all’evento, e della facilità con la quale le notizie di quanto avveniva nel conclave trapelassero all’esterno. Un fenomeno imbarazzante al quale si riparerà nel successivo conclave del 1829” scrive la Fiumi Sermattei.

A raccogliere il materiale è Vincenzo Maria Conti, caudatario del cardinale Annibale della Genga e suo cappellano una volta eletto pontefice, e anche da stranieri. E del resto le satire hanno risonanza oltre i confini dello Stato pontificio.

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Ne è un esempio  il pamphlet “Parallelo, ossia abbozzo comparativo di tre cardinali ministri celebratissimi di sovrani esteri Ximenez, Wolsey e Richelieu col cardinale segretario di Stato Ercole Consalvi”, datato 22 agosto 1823 e firmato da un sedicente “Eremita della via Laterana” contro l’ormai decaduto segretario di Stato”. 

Autore forse l’abate Felice Mariottini, distribuisce ben 18 copie ai cardinali in procinto di riunirsi in conclave. 

Una vera vendetta per la censura dello “Zibaldone”, rivista da lui fondata.

Infine ricorda la Fiumi Sermattei: “Non manca uno scherzo giocato ai cardinali in conclave: una lettera anonima di un tale che afferma di essere perseguitato in sogno dal defunto Pio VII, che toccandogli la fronte con un anello grosso come una ‘ciambella’ gli avrebbe raccomandato di avvertire i cardinali che il migliore tra essi Consalvi, e che lui deve essere eletto, minacciando di reiterare l’incubo fino a che egli non avesse avvertito il SacroCollegio”.

Il tutto contro tutti però rende questi testi inutili per gli storici e senza fondamento e risponde più che altro ad un auspicio di equità. Conclude la Fiumi Sermattei: “ La satira è necessaria e opportuna, perché  colpendo tutti, senza preferenze, suggerisce al futuro papa un comportamento equo nei confronti dei suoi sudditi. Per questo ha tanto successo nel pubblico, come avverte una composizione: La satira pungente, la critica mordace, / sia falsa, sia veridica, al volgo non dispiace”.