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Leone XII, il conclave del 1823 e i suoi riti e cerimoniali

Dalle processioni, alle varie vesti e alle obbedienze al Quirinale e in Vaticano

Leone XII in sedia Gestatoria |  | pd Leone XII in sedia Gestatoria | | pd

Per il primo conclave al Quirinale doveva anche essere rivista la ritualità e tutta la organizzazione che lo rende valido e religioso. 

Nel Quaderno del Consiglio Regionale delle Marche dedicato alla elezione di Leone XII, monsignor Stefano Sanchirico ci accompagna nella comprensione di questi cambiamenti. 

Nel 1823 la più recente struttura del conclave era stata realizzata da Gregorio X e da Agostino Patrizi Piccolomini che nella seconda metà del Quattrocento definì in maniera organica la sequenza e gli elementi rituali divenuti essenziali dei conclavi successivi. Scrive Sanchirico: “luogo abituale diventa il Palazzo Vaticano e precisamente l’area della Cappella Sistina, della Sala Regia e della Sala Ducale e della Cappella di San Nicola, ove avvengono le operazioni di voto. Le finestre di questi ambienti vengono murate, le provviste sono introdotte per mezzo delle ruote vigilate all’interno dai cerimonieri, all’esterno da guardie e dai prelati della camera apostolica e degli altri collegi prelatizi. Tutti i partecipanti al conclave giurano di attenersi a quanto previsto dalle costituzioni”.

Dieci giorni dopo i funerali del Papa si celebra la messa dello Spirito Santo, c’è poi la predica, il corteo per l’ingresso in conclave preceduto dalla croce al canto del Veni Creator. Con l’extra omnes, arriva la chiusura del conclave nel quale, oltre ai cardinali, devono rimanere i cerimonieri e del personale di servizio e due servienti per cardinale. Il cerimoniale accenna poi agli abiti, alla celebrazione delle messe e agli scrutini e ai modi di elezione. Le indicazioni si concludono con l’elezione del papa, il cambio del nome, l’immantatio con il piviale rosso e la consegna dell’anello del pescatore, la prima ubbidienza dei cardinali e l’annuncio al popolo del nuovo pontefice”.

Tutto questo rimane invariato sino a Leone XII.  Pio VII muore nel palazzo del Quirinale che di fatto non aveva mai sostituito il Vaticano per le cerimonie ufficiali. 

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Ma il Quirinale aveva un’aria più salubre di quella dal Vaticano e nei secoli precedenti non era raro che qualche anziano cardinale morisse per il miasmi del vicino Tevere. 

Si decise così di rivedere il rito, ma intanto vennero rispettati i cerimoniale della Sede Vacante: “la consegna dell’anello del pescatore, la rottura del sigillo di piombo, la presa in custodia della “capsella” della dataria apostolica, il registro dei memoriali, tutto avvenne secondo consuetudine su intimazione del prefetto delle cerimonie nel Palazzo Vaticano, all’ora stabilita, con le formalità giuridiche previste e con gli abiti prescritti”.

Il conclave si aprì il 2 settembre 1823. Il cardinale vicario, Annibale della Genga, indisse messe in tutte le parrocchie della città, e il clero regolare e secolare doveva organizzare processioni, partendo ogni giorno da una chiesa diversa, cantando le litanie dei santi fino al luogo del conclave.

Fu il cardinale Giulio Maria Della Somaglia, decano del Sacro Collegio, a celebrare la messa dello Spirito Santo nella basilica di San Pietro. Ed poi ecco le prime novità: l’ingresso in conclave al Palazzo di Monte Cavallo nel pomeriggio. 

Iniziano le interessanti note dei cerimonieri dell’epoca dall’inizio

del conclave dal momento del raduno dei cardinali nella Casa dei sacerdoti della Missione in San Silvestro in Capite fino all’extra omnes nella Cappella Paolina, del Quirinale. “Prima di iniziare la processione - scrive Sanchirico- i cerimonieri distribuirono ai cardinali l’apposito libretto Preces tempore sedis vacantis in conclavi recitandae, contenente le preghiere da recitarsi nei vari momenti del conclave”.

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Giuramenti e indicazioni, poi i cardinale vanno nelle loro celle “dove avrebbero dovuto, secondo il cerimoniale, deporre la cappa e riprendere la mozzetta per ricevere le visite degli ambasciatori e delle varie personalità. Dopo un certo tempo lasciato a queste visite di cortesia, l’ultimo dei maestri delle cerimonie in zimarra nera passando davanti alle celle dei cardinali intima per tre volte con il suono di una campanella il termine delle visite, alla terza volta viene intimato l’extra omnes”. 

Il ritmo delle giornate vede al mattino le messe, una votazione e poi un’ altra nel pomeriggio. E fu così fino al 28 settembre. Della Genga venne eletto al ventiseiesimo giorno di conclave, e oltre alla fumata bianca furono sparati centouno colpi di artiglieria di Castel Sant’Angelo per dare l’annuncio alla città. 

Inizia il cerimoniale delle “obbedienze” che sono tre e si svolgono nella Cappella Paolina al Quirinale e poi in Vaticano nella Sistina e San Pietro. Il cardinale eletto sceglie il nome e riveste gli abiti papali, viene smurata la loggia sovrastante l’ingresso principale del palazzo ed il cardinale Ruffo vi si reca a dare l’annuncio al popolo.

Gli abiti sono importanti ed hanno un significato. Ecco come spiega Sanchirico: 

“Il papa ricevette la prima adorazione rivestito di veste bianca, scarpe rosse con croce d’oro, rocchetto e mozzetta rossa, seduto su una sedia appositamente preparata. In quella circostanza il camerlengo Pacca gli consegnò l’anello piscatorio, affidato, poi, al prefetto delle cerimonie per l’incisione del nome. La seconda adorazione si ebbe nel pomeriggio,

questa volta in Sistina, con il tradizionale rito dell’immantatio. Questa cerimonia accompagnava nel medioevo l’atto formale di accettazione e la scelta del nome e consisteva nell’ammantare con la “cappa purpurea”, il manto papale rosso, il neo eletto e coprirlo con la mitra di lama dorata.

Il papa, trasferito in treno seminobile al Palazzo Vaticano, entrato in Sistina fu rivestito del manto rosso con in capo la mitra di lama d’oro e posto a sedere sull’altare della cappella. Terminata la seconda adorazione il papa si accomodò in sedia gestatoria per discendere nella basilica vaticana. Il corteo, preceduto dalla croce papale sostenuta da un uditore di Rota, con il collegio dei cardinali in cappa paonazza secondo l’ordine consueto e seguito dalla prelatura, discese nella basilica vaticana dalla Scala Regia, e per la navata centrale raggiunse

la Cappella del SS. Sacramento per un momento di preghiera, dopo di ciò il cardinale decano Della Somaglia intona il Te Deum, mentre il pontefice viene fatto sedere su un cuscino rosso posto sull’altare della Confessione, dove riceve la terza adorazione, terminata la quale impartisce la sua prima solenne benedizione. Con questi riti si conclude il conclave, ma non i riti d’avvento del nuovo pontefice”.

L’inizio del pontificato avviene con l’incoronazione, il 5 ottobre a San Pietro. La mattina arrivano i poveri della città al Cortile del Belvedere, dove l’elemosiniere del papa distribuisce  larghe elemosine. Leone XII decide di ripristinare le tavole dei pellegrini, il pranzo che il pontefice offriva in circostanze solenni a dodici poveri della città. 

Nel lungo e complesso cerimoniale della incoronazione c’è un dettaglio significativo nel tragitto verso l’altare della Confessione: la triplice bruciatura della stoppa con le parole “Sancte Pater sic transit gloria mundi”.