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Papa Francesco, “la schiavitù non è purtroppo un ricordo del passato”

Continua il ciclo delle catechesi sugli evangelizzatori. Papa Francesco dedica questa udienza generale a San Daniele Comboni, apostolo dell’Africa. E ne ricorda l’impegno contro la schiavitù

Papa Francesco, udienza generale | Papa Francesco durante l'udienza generale | Vatican Media / You Tube Papa Francesco, udienza generale | Papa Francesco durante l'udienza generale | Vatican Media / You Tube

I padri comboniani sono nei posti più impervi del mondo, dall’Africa ai Paesi arabi, mossi da una grande voglia evangelizzatrice. È la stessa voglia che ispirò Daniele Comboni, loro fondatore, missionario instancabile, innamorato dell’Africa, per cui coniò il motto “Salvare l’Africa con l’Africa”, spinto da uno zelo missionario che lo portò a combattere la schiavitù nel continente. È a lui che Papa Francesco dedica l’udienza generale di oggi.

C’è quasi pioggia a Roma, in una giornata uggiosa. Piazza San Pietro, però, vede la consueta partecipazione dei fedeli, nonostante il traffico e le scomodità causate dai lavori per il Giubileo 2025.

Papa Francesco ricorda l’amore di San Daniele Comboni per l’Africa. Diceva alle popolazioni africane: “Il più felice dei miei giorni sarà quello in cui potrò dare la vita per voi”. E lo affermava, nota Papa Francesco, “in un contesto caratterizzato dall’orrore della schiavitù, di cui era testimone. La schiavitù ‘cosifica’ l’uomo, il cui valore si riduce all’essere utile a qualcuno o a qualcosa”.

Il Papa ricorda che “Comboni, alla luce di Cristo, prese consapevolezza del male della schiavitù; capì, inoltre, che la schiavitù sociale si radica in una schiavitù più profonda, quella del cuore, quella del peccato, dalla quale il Signore ci libera”.

Papa Francesco esorta “da cristiani” a combattere contro ogni forma di schiavitù, lamenta che “la schiavitù, così come il colonialismo, non è un ricordo del passato”, e tuttora in Africa ci sono “molti conflitti”, il colonialismo economico che si è diffuso dopo quello politico, e il mondo sviluppato “chiude gli occhi” su questo dramma.

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Ripercorrendo la vita di San Daniele Comboni, Papa Francesco ricorda che, dopo un primo periodo, dovette lasciare la missione per motivi di salute, ma tornò, ispirato dall’intuizione di “salvare l’Africa con l’Africa”, rinnovando “l’impegno missionario”, facendo delle persone evangelizzate “soggetti e non oggetti” della missione”.

“San Daniele – chiosa Papa Francesco - desiderava rendere tutti i cristiani protagonisti dell’azione evangelizzatrice. Con quest’animo pensò e agì in modo integrale, coinvolgendo il clero locale e promuovendo il servizio laicale dei catechisti. Concepì così anche lo sviluppo umano, curando le arti e le professioni, favorendo il ruolo della famiglia e della donna nella trasformazione della cultura e della società”.

Il Papa sottolinea l’importanza di “far progredire la fede e lo sviluppo umano dall’interno dei contesti di missione”, piuttosto che trapiantarvi modelli esterni. Ma San Daniele ebbe questa intuizione, nota Papa Francesco, non solo spinto dal coraggio o “motivato solo da valori importanti, come la libertà, la giustizia e la pace”, perché “il suo zelo è nato dalla gioia del Vangelo, attingeva all’amore di Cristo e portava all’amore per Cristo!

Comboni desiderava “missionari ardenti, gioiosi, impegnati”, perché per lui la fonte della campacità missionaria è “la carità, in particolare lo zelo nel fare proprie le sofferenze altrui, nel sentirle sulla propria pelle e nel saperle alleviarle, come buoni cirenei dell’umanità”.

Papa Francesco ricorda che Comboni non agì mai da solista, ma “sempre in comunione, nella Chiesa”.

Il Papa allora chiede: “Chi siamo noi da soli con la nostra breve vita, se non è la Chiesa tutta a fare missione? Cos’è lo zelo della nostra opera – sembra chiederci Comboni – se non è ecclesiale?” E pone ad esempio San Daniele Comboni, il cui “zelo è stato energico e profetico nell’opporsi all’indifferenza e all’esclusione”, e che “nelle lettere richiamava accoratamente la sua amata Chiesa, che per troppo tempo aveva dimenticato l’Africa”.

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“Il sogno di Comboni – conclude Papa Francesco - è una Chiesa che fa causa comune con i crocifissi della storia, per sperimentare con loro la risurrezione. Pensate ai crocifissi della storia di oggi, che sono crocifissi nella storia di ingiustizia. Pensiamo a loro e preghiamo. La sua testimonianza sembra ripetere a tutti noi, uomini e donne di Chiesa: ‘Non dimenticate i poveri, amateli, perché in loro è presente Gesù crocifisso, in attesa di risorgere’.”

Aggiunge il Papa: "Non dimenticate i poveri. Prima di venire qui ho avuto una riunione con dei legislatori brasiliani che cercano di promuovere i poveri con la giustizia e l'assistenza sociale. Loro non dimenticano i poveri. Lavorano per i poveri. A voi dico: non dimenticatevi dei poveri, perché saranno loro ad aprirvi la porta del cielo".