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Terrasanta, la Santa Sede condanna gli attacchi terroristici di Hamas

Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, affronta la situazione in Terrasanta. "Totale e ferma condanna" degli attacchi terroristici di HamasLa disponibilità alla mediazione. La condanna degli attacchi di Hamas

Cardinale Pietro Parolin | Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano | AG / ACI Group Cardinale Pietro Parolin | Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano | AG / ACI Group

La Santa Sede “esprime totale e ferma condanna” per l’attacco terroristico “disumano” compiuto da Hamas lo scorso 7 ottobre, si dice “pronta a qualsiasi mediazione necessaria”, ribadisce la necessità oggi più che mai di arrivare alla soluzione dei “due popoli, due Stati” che “permetterebbe a palestinesi e israeliani di vivere fianco a fianco, in pace e sicurezza”. Lo dice il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, in una intervista concessa ai media vaticani. E, nell’intervista, il Cardinale non fa sconti, guarda anche al problema degli insediamenti israeliani, ferma restando la necessità di una “pace giusta” che parta dalla restituzione degli ostaggi, anche quelli che Hamas deteneva da prima di questo attacco.

Dopo le parole di patriarchi e capi delle Chiese a Gerusalemme e l’appello di Papa Francesco per la liberazione degli ostaggi al termine dell’udienza generale del 12 ottobre, dunque, per la prima volta la Santa Sede prende la parola sul conflitto con una intervista del capo della sua diplomazia, che oggi ha fatto visita anche all'ambasciata di Israele presso la Santa Sede per - ha comunicato l'ambasciatore di Israele presso la Santa Sede Rafael Schutz - "esprimere i suoi profondi sentimenti di dolore e solidarietà sullo sfondo del terribile attacco contro Israele".

L’attacco terroristico compiuto da Hamas e da altre milizie sabato scorso contro migliaia di israeliani che stavano per celebrare il giorno della Simchat Torah, a conclusione della settimana della festa di Sukkot, è disumano. La Santa Sede esprime totale e ferma condanna”.

Il cardinale sottolinea anche che la Santa Sede è “in ansia per gli uomini, donne, bambini e anziani che sono tenuti in ostaggio a Gaza. Esprimiamo vicinanza alle famiglie colpite, la cui stragrande maggioranza sono ebree, preghiamo per loro, per quanti sono ancora sotto shock, per i feriti. È necessario recuperare il senso della ragione, abbandonare la logica cieca dell’odio e rifiutare la violenza come soluzione”.

Il segretario di Stato vaticano nota che “è diritto di chi è attaccato difendersi, ma anche la legittima difesa deve rispettare il parametro della proporzionalità. Non so che margine di dialogo ci possa essere tra Israele e la milizia di Hamas, ma, se ci fosse e speriamo che ci sia, lo si dovrebbe percorrere subito e senza indugio”.

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L’obiettivo è quello di “evitare altro spargimento di sangue, come sta avvenendo a Gaza, dove ci sono molte vittime civili innocenti a seguito degli attacchi dell’esercito israeliano”.

Il Segretario di Stato sottolinea anche che “non c’è pace senza giustizia”, e ribadisce che, secondo la Santa Sede, “la maggiore giustizia possibile in Terrasanta sia la soluzione di due Stati, che permetterebbe a Palestinesi ed Israeliani di vivere fianco a fianco, in pace e sicurezza, venendo incontro alle aspirazioni di gran parte di essi”, e la Santa Sede ne è convinta nonostante molti pensino che non sia più realizzabile e per altri “non lo sia mai stata”.

Ma oggi è prima di tutto giusto, aggiunge il Cardinale Parolin, “che gli ostaggi vengano riconsegnati subito, anche quelli che Hamas detiene dagli scorsi conflitti: in questo senso rinnovo con forza il vibrante appello lanciato e ripetuto dal Santo Padre Francesco in questi giorni”.

Quindi, aggiunge, “è giusto che nella legittima difesa Israele non metta in pericolo i civili palestinesi che vivono a Gaza”. E infine “è giusto, indispensabile direi, che in questo conflitto – come in ogni altro – il diritto umanitario sia pienamente rispettato”.

Sulla liberazione degli ostaggi, il Cardinale Parolin vede la possibilità di una iniziativa diplomatica della Santa Sede, perché “la liberazione degli ostaggi israeliani e la protezione della vita degli innocenti a Gaza sono il cuore del problema creatosi con l’attacco di Hamas e la risposta dell’esercito israeliano”.

Al momento, la Santa Sede “cerca di parlare con le istanze i cui canali sono già aperti”, sebbene – aggiunge il Cardinale – “qualsiasi mediazione per far cessare il conflitto deve tuttavia tener conto di una serie di elementi che rendono la questione molto complessa ed articolata, come la questione degli insediamenti israeliani, della sicurezza e il nodo della città di Gerusalemme”.

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Ci vuole, secondo il Cardinale Parolin, un “dialogo diretto fra Palestinesi ed Israeliani, incoraggiato e sostenuto dalla Comunità internazionale, anche se ora sarà tutto più difficile”.

Infine, il Cardinale spiega che i cristiani di Terrasanta possono essere prima di tutto aiutati “con la preghiera e la vicinanza spirituale e materiale”, ed il motivo dell’intervista è anche una “attestazione della affettuosa prossimità del Papa e della Santa Sede”.

“Nessuno – afferma il Segretario di Stato vaticano -  può pensare né la Palestina né Israele senza la presenza cristiana, che è lì fin dagli inizi e sarà lì per sempre. È vero, ora la piccola comunità cattolica di Gaza – circa 150 famiglie – soffre tantissimo. E quando un membro soffre, tutta la Chiesa soffre, e quindi tutti soffriamo”.  Sono famiglie che sono radunate in parrocchia, mentre il parrco è rimasto a Betlemme. Conclude Parolin: “Tutto è fermo, paralizzato, come in una morsa di paura e rabbia. Preghiamo per gli israeliani, preghiamo per i palestinesi, preghiamo per i cristiani, gli ebrei e i musulmani: ‘Chiedete pace per Gerusalemme … Per i miei fratelli e i miei amici io dirò: Su di te sia pace! Per la casa del Signore nostro Dio chiederò per te il bene’ (Salmo 122)”.