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Papa Francesco: “Non c’è conflitto oggi che non colpisca anche la popolazione civile”

Il Papa focalizza sulla pace il tradizionale discorso di auguri di inizio anno al corpo diplomatico. La situazione a Gaza e in Ucraina. La persecuzione contro i cristiani. Il no alla maternità surrogata e al gender

Papa Francesco, corpo diplomatico | Papa Francesco durante il discorso di auguri al Corpo diplomatico, 8 gennaio 2024 | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco, corpo diplomatico | Papa Francesco durante il discorso di auguri al Corpo diplomatico, 8 gennaio 2024 | Vatican Media / ACI Group

Un discorso tutto dedicato alla pace, con l’ammonimento che ormai non ci sono guerre al mondo che riescano ad evitare vittime civili, e che quelle “non sono danni collaterali. Sono bambini che rimangono orfani e privati del futuro. Sono persone che soffrono la fame, la sete e il freddo o che rimangono mutilate a causa della potenza degli ordigni moderni”. Ma, nel tradizionale incontro con il corpo diplomatico, Papa Francesco guarda oltre. Dice un “no” netto e deciso alla maternità surrogata, chiedendo un bando internazionale della pratica. Chiede il rispetto dei trattati internazionali e dei diritti umani. Tratteggia una pace possibile, contro l’inutile strage della guerra.

Di fronte agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, Papa Francesco tratteggia le sue priorità diplomatiche, ma soprattutto delinea quella che è “una via per la pace”, che passi da disarmo integrale, educazione, economia, anche cura del creato, e, appunto, rispetto della vita. Il Papa fa anche una panoramica delle situazioni mondiali, si sofferma a lungo sulla situazione in Terrasanta, non dimentica la Siria, tocca l’Ucraina, ma guarda anche al Centro e Sud America, denunciando ciò che accade in Nicaragua, ma senza trascurare le tensioni in Venezuela e Guyana.

È il momento in cui la diplomazia della Santa Sede sembra essere marginalizzata, eppure è quello in cui il Papa sta rivendicando maggiormente una azione e una presenza. In effetti, al termine dello scorso anno – lo ricorda Papa Francesco – si è finalmente giunti alla nomina di un rappresentante della Santa Sede residente in Vietnam e si sono aperte relazioni diplomatiche con l’Oman, c’è un nuovo accordo con il Kazakhstan (e si sta negoziando quello con la Mongolia, che il Papa non menziona) e si sono celebrati quattro anniversari importanti: il centenario delle relazioni con Panama, il settantesimo delle relazioni con l’Iran, il sessantesimo delle relazioni con la Corea, il cinquantesimo delle relazioni con l’Australia.

L’anelito alla pace

Papa Francesco decide subito di centrare il suo discorso sulla questione della pace. Lo fa ricordando Pio XII e il suo radiomessaggio del 1944, quando, mentre la guerra volgeva verso la conclusione, Papa Pacelli chiedeva di “fare di questa guerra mondiale, di questo universale sconvolgimento, il punto da cui prenda le mosse un’era novella per il rinnovamento profondo”. Ma, lamenta Papa Francesco, ottanta anni dopo quella spinta ad un rinnovamento profondo “sembra essersi esaurita e il mondo è attraversato da un crescente numero di conflitti che lentamente trasformano quella che ho più volte definito la guerra mondiale a pezzi in un vero conflitto globale”.

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Gli scenari

Papa Francesco comincia la sua panoramica mondiale da Israele e Palestina. Il Papa si dice “preoccupato” dalla situazione, nota che “tutti siamo rimasti scioccati dall'attacco terroristico contro la popolazione in Israele del 7 ottobre scorso, dove sono stati feriti, torturati e uccisi in maniera atroce tanti innocenti e molti sono stati presi in ostaggio”, e ribadisce la sua condanna “ad ogni forma di estremismo e terrorismo”.

E infatti, nota, “le questioni non si risolvono così”, tanto che l’attacco dell’8 ottobre “ha provocato una forte risposta militare israeliana a Gaza che ha portato la morte di decine di migliaia di palestinesi, di cui tanti innocenti, e ha provocato una situazione umanitaria gravissima e sofferenze inimmaginabili”.

Papa Francesco ribadisce l’appello per un cessate il fuoco su tutti i fronti, incluso il Libano, per la liberazione degli ostaggi e per la ricezione di aiuti umanitari, e reitera la necessità di perseguire la soluzione di due Stati (Palestina e Israele) e uno statuto internazionale per Gerusalemme.

Il conflitto di Gaza, aggiunge Papa Francesco, destabilizza l’area mediorientale: dalla Siria (Papa Francesco chiede anche di arrivare ad un dialogo per sollevare le sanzioni internazionali, ricordando anche i rifugiati siriani nei Paesi vicini) al Libano (con la richiesta che si superi lo stallo istituzionale).

Ma il Papa non dimentica il Myanmardove tra l’altro continuano gli attacchi contro la Chiesa, nel silenzio internazionale – e chiede che “vengano messi in campo tutti gli sforzi per donare speranza a quella terra e un futuro degno alle giovani generazioni, senza dimenticare l’emergenza umanitaria che ancora colpisce i Rohingya”.

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Quindi, l’Europa, che vive da due anni nel suo cuore il conflitto causato dall’aggressione su larga scala della Russia all’Ucraina. “Non si può – dice Papa Francesco - lasciare protrarre un conflitto che va incancrenendosi sempre di più, a detrimento di milioni di persone, ma occorre che si ponga fine alla tragedia in atto attraverso il negoziato, nel rispetto del diritto internazionale”.

Dal centro dell’Europa, lo sguardo del Papa va verso il Caucaso meridionale: Papa Francesco chiede la firma di un trattato di pace tra Armenia e Azerbaijan, ricordando che “è urgente trovare una soluzione alla drammatica situazione umanitaria degli abitanti di quella regione, favorire il ritorno degli sfollati alle proprie case in legalità e sicurezza e rispettare i luoghi di culto delle diverse confessioni religiose ivi presenti”, perché così si potrà arrivare “ad un clima di fiducia tra i due Paesi in vista della tanto desiderata pace”.

Capitolo Africa: Papa Francesco non dimentica i problemi della regione sub-sahariana, colpita dal terrorismo internazionale, ma anche da problemi socioeconomici, dal cambiamento climatico e soprattutto “da colpi di Stato militari occorsi in alcuni Paesi e di alcuni processi elettorali caratterizzati da corruzione, intimidazioni e violenza”. Il Papa chiede anche l’applicazione dell’accordo di Pretoria del novembre 2022, che ha messo fine ai combattimenti nel Tigray, e ricorda le tensioni in Etiopia e nel Corno d’Africa. E poi, “i drammatici eventi in Sudan dove, purtroppo, dopo mesi di guerra civile, non si vede ancora una via di uscita, nonché le situazioni degli sfollati in Camerun, Mozambico, Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan”.

Quindi, la situazione nelle Americhe, dove non ci sono guerre, ma tensioni in luoghi come Venezuela e Guyana, polarizzazione in Perù, e una preoccupante situazione in Nicaragua, laddove si vive “una crisi che si protrae nel tempo con dolorose conseguenze per tutta la società nicaraguense, in particolare per la Chiesa Cattolica. La Santa Sede non cessa di invitare ad un dialogo diplomatico rispettoso per il bene dei cattolici e dell’intera popolazione”.

Le guerre oggi

Papa Francesco sottolinea che dietro questo quadro “non esaustivo” si trovano soprattutto “milioni di persone i cui volti sono per lo più sconosciuti e che spesso dimentichiamo”, perché tra l’altro le guerre odierne “non si svolgono su campi di battaglia delimitati, né riguardano solamente i soldati”. Anzi, “in un contesto in cui sembra non essere osservato più il discernimento tra obiettivi militari e civili, non c’è conflitto che non finisca in qualche modo per colpire indiscriminatamente la popolazione civile. Gli avvenimenti in Ucraina e a Gaza ne sono la prova evidente”.

Papa Francesco ricorda che “le violazioni gravi del diritto internazionale umanitario sono crimini di guerra, che non è necessario rilevare, ma è necessario prevenire”, richiama ad un maggiore impegno della comunità internazionale, mette in luce che già la Gaudium et Spes chiedeva di osservare le convenzioni internazionali che puntavano a rendere meno inumane le azioni militari.

Denuncia Papa Francesco: le vittime civili “non sono danni collaterali”, e anzi se riuscissimo a guardare “ciascuno di loro negli occhi, a chiamarlo per nome e ad evocarne la storia personale, guarderemmo alla guerra per quello che è: nient’altro che un’immane tragedia e un’inutile strage che colpisce la dignità di ogni persona di questa terra”.

Papa Francesco reitera la sua richiesta di “una politica di disarmo, poiché è illusorio pensare che gli armamenti abbiano un valore deterrente”, ma piuttosto “le armi creano sfiducia e distolgono risorse”, che sarebbe meglio “investire in vera politiche di sicurezza”, di fronte a sfide che “travalicano i confini” e crisi “alimentare, ambientale, economica e sanitaria” che stanno caratterizzando l’inizio del secolo. Per questo, il Papa propone ancora una volta la costituzione di un Fondo Mondiale per eliminare la fame nel mondo e promuovere uno sviluppo sostenibile dell’intero pianeta.

Il tema del nucleare rientra anche nel discorso del Papa, che ha già ribadito che è immorale fabbricare e detenere armi nucleari, e che chiede di riprendere i negoziati per l’Accordo del Nucleare Iraniano.

Lotta alla fame, cura del creato via della pace

Papa Francesco poi chiede di “estirpare alla radice le cause della guerra”, dalla fame allo sfruttamento delle risorse naturali, fino alle catastrofi naturali e ambientali – considerando comunque che “vi sono disastri che la mano dell’uomo non può controllare” come i recenti terremoti in Marocco, Cina, Turchia e Siria, ma anche l’alluvione che ha colpito Derna in Libia.

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Ma ci sono anche disastri imputabili all’uomo, dice Papa Francesco, come “la deforestazione dell’Amazzonia”, e da qui viene il collegamento con la COP 28 di Dubai, cui il Papa non ha potuto partecipare per una bronchite. Il Papa ha scritto una esortazione apostolica, la Laudate Deum, per prepararlo, e sottolinea anche di fronte agli ambasciatori che “la crisi climatica esige una risposta sempre più urgente e richiede il pieno coinvolgimento di tutti quanti, così come dell’intera comunità internazionale”.

Papa Francesco apprezza anche il documento finale della Conferenza, lo definisce “un passo incoraggiante” che rivela che si può “rivitalizzare il multilateralismo attraverso la gestione climatica globale”.

Le migrazioni

Papa Francesco poi guarda alla questione delle migrazioni, anche questo un tema costante del suo pontificato – tanto che aveva creato una apposita sezione “Migranti e Rifugiati” sotto la sua responsabilità. Il Papa ne ricorda i percorsi più comuni (dal Sahara al confine tra Colombia e Panama, al confine tra Messico e Stati Uniti al “grande cimitero” del Mediterraneo).

La questione migrazioni è l’occasione per il Papa di ricordare il suo viaggio a Marsiglia per gli Incontri Mediterranei, laddove il Papa ha chiesto che il Mar Mediterraneo sia piuttosto “un laboratorio di pace”,  ricordando che la vocazione del Mare Nostrum non è “quella di essere una tomba, ma un luogo di incontro e di arricchimento reciproco fra persone, popoli e culture”.

Papa Francesco ammette comunque che la regolamentazione sia “regolamentata”, ricorda che il primo diritto è quello di “rimanere nella propria patria”, sottolinea che “nessun Paese può essere lasciato solo, né alcuno può pensare di affrontare isolatamente la questione attraverso legislazioni più restrittive e repressive” – in questo, il Papa plaude al Patto per la Migrazione e l’Asilo dell’Unione Europea, che pure ha dei limiti.

La politica della vita come via per la pace

Via per la pace è anche il rispetto della vita, “di ogni vita umana, a partire da quella del nascituro nel grembo della madre, che non può essere soppressa, né diventare oggetto di mercimonio”. Papa Francesco denuncia quindi come “deprecabile” la pratica della cosiddetta “maternità surrogata, che lede gravemente la dignità della donna e del figlio. Essa è fondata sullo sfruttamento di una situazione di necessità materiale della madre. Un bambino è sempre un dono e mai l’oggetto di un contratto”. Per questo, il Papa chiede un bando universale della maternità surrogata.

Papa Francesco ribadisce che “in ogni momento della sua esistenza, la vita umana deve essere preservata e tutelata, mentre constato con rammarico, specialmente in Occidente, il persistente diffondersi di una cultura della morte, che, in nome di una finta pietà, scarta bambini, anziani e malati”.

I diritti umani via della pace

Papa Francesco chiede poi di rispettare i diritti umani – la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ha appena compiuto 75 anni – e denuncia “i tentativi occorsi negli ultimi decenni di introdurre nuovi diritti, non pienamente consistenti con quelli originalmente definiti e non sempre accettabili”, cosa che “ha posto in atto fenomeni di colonizzazioni ideologiche, tra le quali ha un ruolo centrale la teoria del gender, che è pericolosissima perché cancella le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali”.

Sono “colonizzazioni ideologiche” che “provocano ferite e divisioni tra gli Stati, anziché favorire l’edificazione della pace. Il dialogo, invece, deve essere l’anima della Comunità internazionale. L’attuale congiuntura è anche causata dall’indebolimento di quelle strutture di diplomazia multilaterale che hanno visto la luce dopo il secondo conflitto mondiale. Organismi creati per favorire la sicurezza, la pace e la cooperazione non riescono più a unire tutti i loro membri intorno a un tavolo”.

Il Papa mette in luce il rischio di una “monadologia” e la frammentazione in club che lasciano entrare solo Stati ritenuti ideologicamente affini, mentre le polarizzazioni ideologiche rischiano di mettere in crisi anche quegli organismi finora efficienti. Ci vuole dialogo, e questo “richiede pazienza, perseveranza e capacità di ascolto, ma quando ci si adopera nel tentativo sincero di porre fine alle discordie, si possono raggiungere risultati significativi” – il Papa fa l’esempio dell’Accordo di Belfast, meglio noto come Accordo del Venerdì Santo, firmato dai Governi britannico e irlandese, di cui, lo scorso anno, si è ricordato il 25° anniversario.

Le elezioni del 2024

Sono molti gli Stati, in Europa e fuori Europa, che sono chiamati ad elezioni, “momento fondamentale della vita di un Paese, perché consentono a tutti i cittadini di scegliere responsabilmente i propri governanti”. Papa Francesco chiede a quanti sono chiamati alle urne di avvertire “come loro precipua responsabilità quella di contribuire all’edificazione del bene comune, attraverso una partecipazione libera e consapevole alle votazioni”.

Dialogo interreligioso via della pace

Papa Francesco sottolinea che anche il dialogo interreligioso è via per la pace, e che questo richiede prima di tutto “la tutela della libertà religiosa e il rispetto delle minoranze”. Il Papa nota con colore che cresce il numero di Paesi “che adottano modelli di controllo centralizzato sulla libertà di religione, con l’uso massiccio di tecnologia”, mentre in alcuni luoghi “le comunità religiose minoritarie si trovano sovente in una situazione sempre più drammatica”, e persino “in alcuni casi sono a rischio di estinzione, a causa di una combinazione di azioni terroristiche, attacchi al patrimonio culturale e misure più subdole come la proliferazione delle leggi anti-conversione, la manipolazione delle regole elettorali e le restrizioni finanziarie”.

Papa Francesco si dice preoccupato della crescita di atti di antisemitismo, una piaga che "va sradicata dalla società", nota il proliferare delle leggi anti-conversione, e mette in luce la “crescita della persecuzione e della discriminazione nei confronti dei cristiani, soprattutto negli ultimi dieci anni”, notando che “nel complesso sono oltre 360 milioni i cristiani nel mondo che sperimentano almeno un livello alto di persecuzione e discriminazione a causa della propria fede, con sempre più cristiani costretti a fuggire dalle proprie terre d’origine”.

Educazione via per la pace

Il progetto del Global Compact sull’Educazione sembra ormai passato in secondo piano, ma il Papa continua a sottolineare che l’educazione è “il principale investimento sul futuro e sulle giovani generazioni”. E una delle sfide è “l’uso etico delle nuove tecnologie” che possono sia essere strumenti di divisione e di menzogna con le fake news, ma possono anche essere “mezzo di incontro, di scambi reciproci e un importante veicolo di pace”.

Per questo, l’intelligenza artificiale è al centro del tema della Giornata Mondiale della Pace di quest’anno “È indispensabile – afferma il Papa - che lo sviluppo tecnologico avvenga in modo etico e responsabile, preservando la centralità della persona umana, il cui apporto non può, né potrà mai essere rimpiazzato da un algoritmo o da una macchina”. È il motivo per cui “occorre dunque una riflessione attenta ad ogni livello, nazionale ed internazionale, politico e sociale, perché lo sviluppo dell’intelligenza artificiale si mantenga al servizio dell’uomo, favorendo e non ostacolando, specialmente nelle giovani generazioni, le relazioni interpersonali, un sano spirito di fraternità e un pensiero critico capace di adeguato discernimento”.

Sono importanti, in questo senso, le due Conferenze Diplomatiche dell’Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale, che avranno luogo nel 2024 e dove la Santa Sede parteciperà come Stato membro, perché – dice Papa Francesco – “per la Santa Sede, la proprietà intellettuale è basicamente orientata alla promozione del bene comune e non può svincolarsi da limitazioni di natura etica, dando vita a situazioni di ingiustizia e indebito sfruttamento”.

Infine, il Papa chiede di prestare “speciale attenzione” alla “tutela del patrimonio genetico umano, impedendo che si realizzino pratiche contrarie alla dignità dell’uomo, quali la brevettabilità del materiale biologico umano e la clonazione di esseri umani”.

Il Giubileo

L’accenno finale è per il Giubileo che ci si appresta a celebrare nel 2025, e che viene preceduto da un anno di preparazione. “Forse oggi più che mai – afferma Papa Francesco - abbiamo bisogno dell’anno giubilare. Di fronte alle numerose sofferenze elencate che provocano una grande disperazione non soltanto nelle persone direttamente colpite, ma in tutte le nostre società, di fronte ai nostri giovani, che invece di sognare un futuro migliore si sentono spesso impotenti e frustrati, e di fronte all'oscurità di questo mondo, che sembra diffondersi anziché allontanarsi, il giubileo è l’annuncio che Dio non abbandona mai il suo popolo e tiene sempre aperte le porte del suo Regno”.