“Cento stagioni di attività artistica di altissimo livello, che hanno raccolto e mantenuto viva una preziosa eredità del passato, per consegnarla ancora più ricca alle generazioni future. E questo è molto bello: è una forma intelligente, creativa e concreta di gratitudine e di carità”. Lo ha detto il Papa, stamane, ricevendo in udienza una Delegazione della Fondazione Arena di Verona.

Il pensiero di Francesco va all’edificio dell’Arena: “quanto lavoro in tutto questo, quanta dedizione e quanta fatica: da quella di chi ha costruito e ricostruito le strutture, a quella di autori ed artisti, a quella degli organizzatori dei vari eventi e a quella di tutti coloro, moltissimi, forse i più, che hanno lavorato, come si suol dire, dietro le quinte”.

Qui il Papa propone un parallelismo con le parole di San Paolo sulla Chiesa quando “la paragona a un corpo che ha molte membra: ciascuna parte è complementare alle altre nella sua funzione specifica. Cento anni di arte, infatti, non può produrli una persona sola, e neanche un gruppetto di eletti: richiedono il concorso di una grande comunità, la cui opera va oltre l’esistenza stessa dei singoli e in cui chi lavora sa di costruire qualcosa non solo per sé, ma anche per chi verrà dopo”.

Nell’arte come nella vita” – ha concluso il Pontefice – bisogna “essere umili e generosi. Due virtù del vero artista di cui ci parla la vostra storia! Vi incoraggio dunque a continuare quest’opera, e a farlo con amore, non tanto per il successo personale, quanto per la gioia di donare qualcosa di bello agli altri. Donare felicità con l’arte, diffondere serenità, comunicare armonia! Ne abbiamo tutti tanto bisogno”.