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Papa Francesco: "La tradizione intellettuale non è chiusura ma apertura"

Il Pontefice: "Non possiamo rimanere chiusi entro le mura o i confini delle nostre istituzioni, ma dobbiamo sforzarci di uscire verso le periferie"

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"Questo è il segreto dell’educazione: che si pensi quello che si sente e si fa, che si senta quello che si pensa e si fa, che si faccia quello che si sente e si pensa. Questo è il nocciolo, non dimenticare". Lo ha detto Papa Francesco, stamane, incontrando il Presidente e il Board of Trustees della “University of Notre Dame”.

Come spesso accade il Papa ha invitato a soffermarsi su tre aspetti: i linguaggi della testa, del cuore e delle mani.

In primis la testa. "Le università cattoliche - ha spiegato - si impegnano a perseguire lo sviluppo della conoscenza attraverso lo studio accademico e la ricerca. Nel mondo globalizzato, questo comporta la necessità di un approccio collaborativo e interdisciplinare, che unisca vari campi di studio e di indagine. Gli sforzi educativi intrapresi dalle istituzioni cattoliche si fondano sulla ferma convinzione dell’intrinseca armonia tra fede e ragione, da cui scaturisce la rilevanza del messaggio cristiano per tutti gli ambiti della vita, personale e sociale. Ne consegue che sia gli educatori sia gli studenti sono chiamati ad apprezzare sempre più, oltre al valore dell’apprendimento in generale, la ricchezza della tradizione intellettuale cattolica in particolare. C’è una tradizione intellettuale, questo non vuol dire chiusura, è apertura! C’è una tradizione intellettuale che noi dobbiamo conservare e far crescere sempre".

Il Papa è poi passato al linguaggio del cuore. "Se si pensa e non si sente - ha ammonito - non siamo umani. L’intera comunità universitaria è chiamata perciò ad accompagnare le persone, soprattutto i giovani, con saggezza e rispetto, nei sentieri della vita e ad aiutarle a coltivare un’apertura verso tutto quello che è vero, buono e bello. Ciò richiede di stabilire relazioni genuine tra educatori e studenti, perché possano camminare insieme e comprendere le domande, i bisogni e i sogni più profondi della vita".

Terzo ed ultimo, il linguaggio delle mani. "L’educazione cattolica ci impegna - ha ricordato il Papa - a costruire un mondo migliore, insegnando la mutua convivenza, la solidarietà fraterna e la pace. Non possiamo rimanere chiusi entro le mura o i confini delle nostre istituzioni, ma dobbiamo sforzarci di uscire verso le periferie, per incontrare e servire Cristo nel nostro prossimo".

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