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Le sedi cardinalizie in Italia: la rivoluzione di Papa Francesco

Ad eccezione di Bologna e in attesa della nomina – non all’ordine del giorno – del nuovo Vicario Generale di Roma, le diocesi tradizionalmente cardinalizie in Italia – almeno negli ultimi 120 anni – sono tutte senza arcivescovi porporati

Il Papa ed il Cardinale Zuppi |  | Daniel Ibanez CNA Il Papa ed il Cardinale Zuppi | | Daniel Ibanez CNA

Ad eccezione di Bologna e in attesa della nomina – non all’ordine del giorno – del nuovo Vicario Generale di Roma, le diocesi tradizionalmente cardinalizie in Italia – almeno negli ultimi 120 anni – sono tutte senza arcivescovi porporati.

Ovviamente si tratta di tradizione, non vi è nessuna legge canonica in materia e anche se vi fosse il Papa può tranquillamente derogarvi. Ma è oltremodo interessante sottolineare come, in poco più di 10 anni, Papa Francesco abbia cambiato la tradizione con le sue scelte – almeno nel primo periodo di pontificato – inaspettate.

Prendendo in esame dai primi del Novecento del secolo scorso, le diocesi tradizionalmente cardinalizie in Italia sono state Torino, Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Roma (con il Vicario Generale di Sua Santità), Napoli e Palermo.

Al momento dell’elezione di Papa Francesco, nel marzo 2013, Torino e Venezia erano in attesa di porpora, con l’Arcivescovo Nosiglia e il Patriarca Moraglia. E la porpora non è mai arrivata. Nel 2022 Monsignor Nosiglia ha lasciato Torino per raggiunti limiti di età e gli è succeduto Monsignor Roberto Repole, il cui nome non è stato inserito nei concistori del 2022 e del 2023. L’ultimo Arcivescovo di Torino a non essere cardinale fu Davide Riccardi tra il 1891 e il 1897. A Venezia – che peraltro ha dato alla Chiesa tre papi fra il 1903 e il 1978 – l’ultimo Patriarca non cardinale prima di Monsignor Francesco Moraglia fu Angelo Ramazzotti tra il 1858 e il 1861. Il presule morì tre giorni prima di ricevere la berretta rossa da parte di Pio IX.

Anche l’Arcidiocesi di Milano nel XX Secolo ha donato alla Chiesa dei papi, due: Pio XI nel 1922 e Paolo VI nel 1963. Ed ora Milano non ha un Arcivescovo cardinale, sebbene il Vescovo di Como – diocesi suffraganea di Milano – abbia ricevuto la porpora nel concistoro dell’agosto 2022L’ultimo Arcivescovo di Milano non cardinale prima di Monsignor Mario Delpini – in carica dal 2017 al posto del Cardinale Angelo Scola – fu Luigi Nazari di Calabiana, tra il 1867 ed il 1893.

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A Bologna Papa Francesco ha mantenuto la “tradizione cardinalizia”: con la rinuncia del Cardinale Carlo Caffarra nel 2015 ha chiamato a succedergli Monsignor Matteo Maria Zuppi, che quattro anni dopo ha ricevuto la berretta rossa.

Dal prossimo 24 giugno anche Firenze non sarà guidata da un Cardinale. Almeno fino a quando il Papa non deciderà di assegnare la porpora all’Arcivescovo eletto Gherardo Gambelli. Con l’uscita di scena del Cardinale Giuseppe Betori l’ultimo Arcivescovo di Firenze non porporato fu Eugenio Cecconi, tra il 1874 e il 1888.

Roma attende – dopo il trasferimento del Cardinale Angelo De Donatis alla Penitenzieria Apostolica – il nuovo Vicario Generale. Secondo la Costituzione Apostolica In Ecclesiarum Communione, firmata da Papa Francesco, il Vicario deve essere un Cardinale pertanto quando lo riterrà opportuno il Pontefice o sceglierà un porporato o nominerà un vescovo a cui successivamente assegnerà la berretta rossa. Sempre che il Papa non decida di derogare alla Costituzione Apostolica da lui stesso firmata.

Alla fine del 2020 Monsignor Domenico Battaglia è succeduto al Cardinale Crescenzio Sepe quale Arcivescovo di Napoli. Era dal 1923 che l’Arcivescovo di Napoli non era cardinale, con la brevissima esperienza di Monsignor Michele Zezza.

Infine l’Arcidiocesi di Palermo, guidata da ormai quasi nove anni dall’Arcivescovo Corrado Lorefice, succeduto al dimissionario Cardinale Paolo Romeo. Per ritrovare un Arcivescovo di Palermo non porporato bisognare tornare a Monsignor Giovanni Battista Naselli, che guidò l’Arcidiocesi siciliana tra il 1853 e il 1870.

Ad oggi Papa Francesco ha invece assegnato la berretta cardinalizia ai vescovi residenziali italiani Gualtiero Bassetti, ora Arcivescovo emerito di Perugia-Città della Pieve, ultraottantenne; Edoardo Menichelli, ora Arcivescovo emerito di Ancona-Osimo, ultraottantenne; Francesco Montenegro, ora Arcivescovo emerito di Agrigento; Angelo De Donatis, ora Penitenziere Maggiore e già Vicario Generale di Roma; Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna; Augusto Paolo Lojudice, Arcivescovo di Siena-Colle Val d’Elsa-Montalcino; Oscar Cantoni, Vescovo di Como. Erano già ultraottantenni e quindi non elettori in un futuro conclave al momento della loro creazione cardinalizia Loris Francesco Capovilla, Prelato emerito di Loreto; Renato Corti, Vescovo emerito di Novara; Arrigo Miglio, Arcivescovo emerito di Cagliari.

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