Il re di Spagna Felipe VI, canonico onorario di Santa Maria Maggiore e (forse) il benefattore che ha pagato la tomba del Papa, ha partecipato al funerale di Francesco insieme alla Regina Letizia. Il presidente della Repubblica francese è canonico di San Giovanni in Laterano, e ha dunque un legame particolare con Roma. Emmanuel Macron, infatti, ha subito annunciato che avrebbe partecipato al funerale.
Dalla Germania è arrivato il cancelliere uscente Olaf Scholz, ma non quello entrante Friedrich Merz, menre ci sarà il presidente Frank-Walter Steinmeier.
Detto di Zelensky, non c’è stato il presidente russo Vladimir Putin, ma ci sarà il ministro della Cultura Olga Lyubinova. Dalla Polonia arriverà il presidente Andrzej Duda con sua moglie, dal Belgio il re Filippo e la Regina Matilde con il primo ministro Barte de Wever.
Non c’erano invece i reali d’Olanda, il Willem-Alexander e la regina Maxima, la quali ha origini argentine, a causa delle celebrazioni per compleanno del re. Il Paese dei Tulipani sarà rappresentato dal primo ministro Dick Schoof e dal ministro degli Esteri Caspar Veldkamp. Dalla Norvegia è arrivato il principe Haakon con la sua consorte Mette Marit.
Il Portogallo che aveva ospitato il Papa per la Giornata Mondiale della Gioventù è stato rappresentato ai massimi livelli dal presidente Marcelo Rebelo de Sousa e dal primo ministro Luis Montenegro. Dall’Ungheria è arrivato il presidente Tamas Sulyok, dall’Austria il Cancelliere Christian Stocker, dalla Slovenia il presidente Natasa Pirc Musar e il primo ministro Robert Golob.
Hanno partecipato al funerale del Papa anche i tre presidenti degli Stati Baltici: Gitanas Nauseda di Lituania, Edgars Rinkevics dalla Lettonia (che ha visitato il Papa da ministro degli Esteri e poi da presidente) e Alar Karis dall’Estonia, che ha dato alla vice postulatrice della causa di beatificazione di Eduard Profittlich la più alta onorificenza.
Da Monaco è arrivata la famiglia reale – il re Alberto e la principessa Charlene – e ci sono state delegazioni dalla Repubblica Ceca con il primo ministro Peter Fiala, la Romania con il presidente ad interim Bolojan, la Slovacchia (con il presidente Peter Pellegrini e lo speaker del Parlamento), la Moldovia e il Kosovo, che ha recentemente aperto un ufficio di liaison con la Santa Sede, e che ha inviato il primo ministro Albin Kurth e consorte. Presente anche una delegazione del Vietnam, rappresentato dall’ambasciatore Duong Hai Hung;
Interessante la decisione di Taiwan, che non ha voluto creare problemi diplomatici e che dunque ha deciso di non proporre il presidente. La Santa Sede è l’unico Stato europeo ad avere relazioni diplomatiche con Taiwan, ma in generale si cerca di non creare sbilanciamenti che possano infastidire a Cina. E così il presidente Lai Qingde non verrà per il funerale, ma ha nominato l'ex vicepresidente Chen Jianren come Presidente inviato speciale presso la Santa Sede per partecipare ai funerali di Papa Francesco il 26.
Il vicepresidente Chen Qian ha detto che il Presidente gli ha chiesto di rendere un omaggio speciale a Francis davanti allo spirito, e anche di aiutarli a pregare, sperare di riposare tra le braccia del Signore e, soprattutto, sperare che lo spirito di Francesco in cielo protegga il rapporto Taiwan-Vanico per sempre, promuovi la pace nel mondo e la sostenibilità della terra.
FOCUS UCRAINA
Sua Beatitudine Shevchuk reagisce all’attacco contro l’Ucraina del 24 aprile
Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, ha diffuso il 24 aprile un comunicato a seguito dell’attacco massiccio contro il Paese operato dalla Russia, che ha causato diversi morti.
Nella dichiarazione, il capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina ha ricordato “la notte di terrore” vissuta dall’Ucraina e stigmatizzato le conseguenze dell’aggressione come tragiche “per i residenti del distretto di Sviatoshyn a Kyiv, dove proseguono le operazioni di ricerca e soccorso sotto le macerie di un edificio distrutto, da cui ancora risuonano gli squilli di telefono, e dove non sono ancora stati ritrovati due bambini…”
L’arcivescovo maggiore ha espresso “profondo cordoglio alle famiglie delle vittime” e ha invitato a pregare “per tutti gli innocenti uccisi questa notte — almeno otto civili che sono diventati vittime di un attacco criminale. È stato trovato anche un frammento del corpo umano. Si sa inoltre di oltre 70 feriti, tra cui - bambini e una donna incinta. Che il Signore, risorto dai morti, accolga nel Suo Regno le anime degli innocenti uccisi e conceda guarigione e forza ai feriti”.
infine, Shevchuk esorta “i leader religiosi di tutto il mondo a unire le loro voci, a fare un appello comune, ad agire insieme per porre fine all’aggressione russa in Ucraina. Aiutiamo affinché sulla nostra terra tanto martoriata tacciano le armi, affinché cessino i combattimenti, affinché venga instaurata una pace giusta e duratura. Perché oggi il Cristo Risorto — la nostra pace — è tra di noi e ci infonde il Suo respiro di pace. Permettiamogli di agire attraverso di noi. Aiutiamo a fermare la guerra. Aiutiamo l’Ucraina a resistere e a vivere”.
FOCUS MULTILATERALE
L’arcivescovo Caccia invia un messaggio per la morte di Papa Francesco
Il 21 aprile, appreso della morte di Papa Francesco, l’arcivescovo Gabriele Caccia, osservatore della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York , ha rilasciato una dichiarazione in cui ha ricordato come “nel corso del suo pontificato, Papa Francesco ha proclamato instancabilmente il messaggio evangelico di misericordia, pace, riconciliazione e cura per tutti, con particolare attenzione per i dimenticati e quanti sono ai margini della società”.
Papa Francesco – ha proseguito Caccia – è stato “un incrollabile campione dei poveri, dei migranti, de rifugiati e di quanti soffrono in zone di conflitto, nonché essendo un difensore della nostra casa comune, che ci ha ricordato della nostra responsabilità condivisa di prendercene cura”.
La Santa Sede a New York, l’incontro al Consiglio Economico e Soci
Continua, comunque, l’attività della Santa Sede nel multilaterale. Il 24 aprile, si è tenuto un incontro speciale del Consiglio Economico Sociale sullo Sfollamento Forzato e la protezione dei rifugiati.
L’intervento della Santa Sede è stato letto da monsignor Robert Murphy, vice osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite.
L’intervento ha enfatizzato l’importanza di riconoscere la dignità inerente e donate da Dio di tutte le persone, inclusi i rifugiati. Tra le buone pratiche, l’intervento ha messo in luce il bisogno di proteggere I diritti umani dei rifugiati, “questione di principio che dovrebbe essere al centro di ogni strategia nazionale sullo sfollamento forzato e la protezione dei rifugiati”.
Il secondo punto è riconoscere che “salvaguardare i diritti dei rifugiati dà beneficio anche alle comunità ospite”.
FOCUS CINA
Morte di Papa Francesco, i cinesi non possono parlare
L’unica delegazione ai funerali del Papa proveniente dalla Cina, nome ufficiale che lo Stato si dà, è quella proveniente da Taiwan. Dalla Cina continentale, invece, non è arrivato nessuno. Non solo. I capi di Stato e i vescovi sono rimasti in silenzio. AsiaNews ha riferito martedì che ai funzionari cinesi non è permesso esprimersi pubblicamente sulla morte di Papa Francesco a causa del controllo esercitato dal Partito Comunista Cinese (Pcc) sulla Chiesa locale.
Il governo cinese ha rilasciato una breve dichiarazione quasi 24 ore dopo la scomparsa del Santo Padre, solo dopo che i giornalisti avevano chiesto informazioni al portavoce del Ministero degli Esteri Guo Jiakun martedì.
"La Cina esprime le sue condoglianze per la morte di Papa Francesco", ha affermato, aggiungendo che "negli ultimi anni, la Cina e il Vaticano hanno mantenuto contatti costruttivi e si sono impegnati in scambi proficui. La Cina è pronta a collaborare con il Vaticano per promuovere il continuo miglioramento delle relazioni Cina-Vaticano".
In particolare, il PCC ha pubblicato un omaggio a Papa Benedetto XVI dopo la sua scomparsa due anni fa, affermando: "Affidiamo Benedetto XVI alla misericordia di Dio e gli chiediamo di concedergli il riposo eterno in cielo". Sono trascorsi diversi giorni dalla morte di Papa Francesco senza alcuna dichiarazione simile da parte del PCC.
"Voglio dire, è davvero sorprendente perché hanno un accordo con il Vaticano", ha dichiarato Nina Shea, membro dell'Hudson Institute. "È un riflesso del loro rifiuto di riconoscere la supremazia dell'autorità papale sulla Chiesa cattolica e del fatto che vedono il Papa solo in termini laici, come un capo di Stato, la Santa Sede".
L'accordo tra Vaticano e Cina per consentire la presenza di vescovi nominati dalla Cina nella Chiesa cattolica è stato rinnovato lo scorso anno e dovrebbe rimanere in vigore fino all'ottobre 2028, nonostante le numerose segnalazioni di violazioni dell'accordo da parte della Cina e la continua persecuzione contro i vescovi cattolici.
Shea ha inoltre descritto la decisione dell'Associazione Patriottica di rimanere in silenzio sulla morte di Papa Francesco come "un inasprimento del messaggio", che, a suo dire, "è un processo continuo nella Cina comunista".
In effetti, questo cambiamento arriva mentre le nuove normative sulle attività religiose in Cina sono pronte a entrare in vigore in tutto il Paese il 1° maggio.
Secondo le nuove norme, "le attività religiose collettive organizzate da stranieri in Cina sono riservate ai soli partecipanti stranieri", con poche eccezioni. Inoltre, al clero straniero è vietato presiedere attività religiose per i cinesi senza l'invito del governo cinese, limitando fortemente l'attività missionaria straniera nel Paese.
Alla luce di queste normative più severe, ha sottolineato Shea, il rischio è elevato per i vescovi o le diocesi che potrebbero dichiarare fedeltà al Vaticano.
Con la Cina che sembra allontanarsi dalle sue tese relazioni diplomatiche con il Vaticano dopo la morte di Papa Francesco, il futuro dell'accordo Vaticano-Cina è incerto. "
Shea ha notato che “i cinesi hanno paura di reprimere apertamente la Chiesa, quindi vogliono mascherarla e coprirla con gesti diplomatici. Hanno abbandonato le pratiche più sanguinarie del periodo di Mao perché vogliono il commercio e gli investimenti occidentali. Ed è questo che determina la differenza tra il loro trattamento degli uiguri e quello dei vescovi cattolici". “La persecuzione della Chiesa [in Cina] è chirurgica”.
Attualmente, dieci vescovi sono stati messi in carcere, alcuni per più di un decennio, mentre veniva sistematicamente impedita la nomina di nuovi vescovi in cooperazione con Roma.