Città del Vaticano , giovedì, 8. maggio, 2025 18:00 (ACI Stampa).
Il nome di ciascuno di noi segna un po' quello che sarà il nostro destino o comunque ne lascia per sempre una traccia. "Nomen omen", dicevano gli antichi, che significa "il nome è un presagio". E questo è quello che accade anche per tutti i pontefici. Parliamo del nome pontificale (in latino Nomen pontificale) che è quello che viene scelto dai papi e in esso si può rintracciare il loro destino o un’indicazione del loro futuro.
Così è successo anche a Papa Francesco. Scegliendo il nome del poverello di Assisi ha disegnato il suo cammino e manifestato i suoi temi più cari: l’amore per il Creato, per tutte le sue Creature, l’amore per i poveri e gli emarginati, l’attenzione per l’ambiente, la dedizione verso “Madonna Povertà”.
Ma come deciderà di chiamarsi il nuovo Papa? Sui giornali nelle interviste, nei colloqui dei più esperti in questi giorni se ne sentono di tutti i colori. L’unica cosa certa è che se qualcuno vorrà continuare l’operato di Bergoglio sicuramente sceglierà “Francesco II”.
Ma vediamo come è nata la tradizione di scegliere un nome diverso da quello di battesimo. Tutto nasce nel 533, con Papa Mercurio di Protetto, che sceglie di chiamarsi Giovanni II perché il suo nome, Mercurio, richiamava una divinità romana. E proprio da quel momento ogni Papa eletto poi scelse un nome diverso che più lo rappresentasse.
Ci sono nomi più o meno usati. Il nome Giovanni venne usato per ben 23 volte, Gregorio 16, Benedetto 16, il nome Clemente venne utilizzato da 14 papi e Innocenzo da 13 papi. Per la prima volta nella storia, Albino Luciani, scelse Papa Giovanni Paolo I, dunque un doppio nome. Ad oggi il nome che è stato portato dai pontefici in carica per più tempo è stato Pio, con ben 158 anni.